L’Ue vuole una Carta dell’Energia senza fonti fossili

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La Commissione europea propone di riformare l'Energy Charter Treaty eliminando le protezioni agli investimenti in carbone, gas (con eccezioni) e petrolio.

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Aggiornare il Trattato sulla Carta dell’energia (Energy Charter Treaty) per renderlo compatibile con le nuove priorità ambientali del Green Deal europeo.

Questa la volontà della Commissione Ue, che in sostanza propone di eliminare gradualmente le protezioni concesse dal Trattato agli investimenti in fonti fossili.

Ricordiamo che l’Italia è uscita dal Trattato nel 2016 (ma continuerà a subirne gli effetti per diversi anni per gli investimenti realizzati entro quella data); gli attuali 53 firmatari si riuniranno a marzo per negoziare una serie di riforme.

E molti paesi europei, tra cui Francia e Spagna, premono per allineare il Trattato agli obiettivi climatici 2030-2050: tagliare le emissioni di CO2 del 55% al 2030 e poi azzerarle a metà secolo.

Altrimenti, affermano Parigi e Madrid, l’Unione europea dovrebbe considerare di abbandonare il Trattato.

Come spiega l’agenzia EurActiv, le riforme vanno approvate all’unanimità, quindi l’Ue avrà bisogno anche dei voti di Giappone e Kazakhstan, che hanno già bloccato altri tentativi di Bruxelles di rivedere il Trattato. Anche i paesi europei dell’est sono riottosi all’ipotesi di escludere gli investimenti in combustibili fossili.

Più in dettaglio, la Commissione europea propone di togliere la protezione del Trattato agli investimenti in carbone, petrolio e gas naturale.

Con qualche eccezione: le condizioni del Trattato continuerebbero a essere applicate fino al 31 dicembre 2030 agli investimenti in centrali a gas che emettono meno di 380 grammi di CO2 per kWh (ricordiamo però che il limite fissato da Bruxelles nella tassonomia per la finanza verde è molto più basso: 100 grammi di CO2/kWh).

E se queste centrali a gas andranno a rimpiazzare impianti a carbone, la protezione sarà estesa di altri 10 anni dopo l’entrata in vigore delle modifiche al Trattato, ma non oltre il 31 dicembre 2040.

Allo stesso modo, il Trattato sarà valido per altri dieci anni e comunque non oltre il 2040 per gli investimenti in gasdotti che siano in grado di trasportare gas rinnovabili, incluso l’idrogeno.

Infine, anche per gli investimenti in fonti fossili realizzati prima delle modifiche al Trattato, la scadenza delle protezioni è fissata al 31 dicembre 2040.

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