La guerra di Putin in Ucraina allarga il fronte del “no” al gas nel Parlamento europeo.
Con una lettera inviata alla Commissione europea, 102 deputati dei cinque maggiori gruppi politici hanno chiesto a Bruxelles di eliminare il gas dalla nuova tassonomia degli investimenti sostenibili.
Facciamo un passo indietro: lo scorso 2 febbraio, la Commissione ha presentato la sua proposta di regolamento delegato che include gas e nucleare, a determinate condizioni, nella lista (la tassonomia) delle attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale e quindi finanziabili con fondi europei.
Questo regolamento è arrivato dopo mesi di negoziati e spaccature tra gli Stati membri, con la Francia capofila di chi voleva inserire il nucleare tra gli investimenti green, mentre Germania e Italia spingevano per dare più spazio al gas e ammorbidire i vincoli ai nuovi progetti nel settore.
Poi la crisi energetica e il conflitto in Ucraina hanno portato Bruxelles a presentare, il 9 marzo, il piano REPowerEU che intende raggiungere la piena indipendenza dalle forniture di combustibili fossili dalla Russia “ben prima del 2030”, a partire dal gas.
Lo farà con un mix di misure incentrate sulla diversificazione degli approvvigionamenti, maggiori investimenti nelle rinnovabili e nel biometano, riempimento degli stoccaggi e riduzione dei consumi.
Tuttavia, il piano REPowerEU secondo gli eurodeputati firmatari della lettera (neretti nostri) “è in netto contrasto con la proposta di incentivare gli investimenti nel gas fossile attraverso il regolamento sulla tassonomia […]. Dovremmo abbandonare il gas fossile ed evitare l’aumento del suo utilizzo attraverso la costruzione di nuovi impianti a gas. Questo atto delegato fa l’esatto contrario”.
Difatti, evidenzia la lettera, “il mantenimento dell’atto delegato […] non farà che aumentare ulteriormente la nostra dipendenza dal gas e dalle importazioni russe. Ciò minerebbe l’efficacia del piano REPowerEU […]”.
Ma per rifiutare il regolamento delegato, il Parlamento Ue deve ottenere una maggioranza semplice (353 deputati su un totale di 705) e al momento questi numeri sembrano lontani.
Anche perché la maggior parte dei 102 oppositori-firmatari proviene dal centrosinistra e sono pochi gli esponenti del centrodestra (Partito popolare e Renew Europe).
Non resta che vedere come si muoveranno le acque parlamentari: tra il regolamento delegato sulla tassonomia e il nuovo piano di indipendenza energetica, emerge chiaramente la contraddizione sul ruolo futuro da assegnare al gas.
- La lettera (pdf)