Tassonomia europea, ora che succede?

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Reazioni, commenti e possibili evoluzioni. Il punto dopo la proposta finale della Commissione europea di includere gas e nucleare tra gli investimenti sostenibili.

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Una decisione “imperfetta ma reale” che aiuterà i Paesi europei a raggiungere la neutralità climatica: questo, in estrema sintesi, il commento della commissaria Ue per i servizi finanziari, Mairead McGuinness, sulla nuova classificazione degli investimenti sostenibili.

Un commento che rispecchia le difficoltà e contraddizioni che hanno portato Bruxelles a includere gas e nucleare (a certe condizioni) nella tassonomia delle attività considerate “verdi” e, quindi, finanziabili con fondi comunitari, con la presentazione (ieri, mercoledì 2 febbraio) della versione definitiva del regolamento delegato in materia.

Il regolamento contiene pochi aggiustamenti rispetto alla bozza che è stata criticata dalla Piattaforma Ue sulla finanza sostenibile, gruppo di esperti voluto da Bruxelles per valutare i criteri tecnici degli investimenti a basso impatto ambientale. Secondo la Piattaforma, atomo e gas non possono stare nella tassonomia.

Questa imperfezione delle scelte fatte dalla Commissione deriva dalle spaccature che si sono formate tra gli Stati membri.

La Germania, ad esempio, è fermamente contraria alla presenza del nucleare nella tassonomia, ma del tutto favorevole alla possibilità di continuare a investire nel gas, una fonte energetica considerata indispensabile per chiudere i conti con atomo e carbone e intanto aumentare la quota di rinnovabili.

Escludere il nucleare sarebbe stato molto difficile, per usare un eufemismo, dato il forte peso politico della Francia, che guida anche la presidenza di turno Ue. La stessa Germania ha cercato di evitare uno scontro con Parigi su questo tema, e ha preferito mantenere un atteggiamento pragmatico, volto ad ammorbidire il più possibile i vincoli per le centrali a gas.

Il Governo italiano, da parte sua, ha chiesto senza successo di innalzare i limiti per le emissioni di CO2 dei nuovi impianti a gas da autorizzare entro il 2030 ed è sempre stato sul versante “pro-gas”.

Ma le reazioni delle diverse forze politiche alla proposta Ue sono contrastanti.

Lega e Forza Italia, da una parte, ritengono che gas e nucleare siano fonti “green” in grado di supportare la transizione energetica.

Paolo Arrigoni, senatore leghista, scrive su Facebook (neretti nostri in questa e nelle successive citazioni) che “Bruxelles conferma di aver intrapreso la via del pragmatismo dopo anni di ideologia ambientalista che ha indebolito il sistema energetico europeo”.

Mentre il Movimento 5 Stelle è tra chi pensa che la decisione europea sia viziata dal greenwashing e dalle pressioni lobbistiche delle industrie fossili e nucleari.

“Respingiamo con fermezza la decisione formale della Commissione europea sulla inclusione di nucleare e gas nella tassonomia verde delle fonti energetiche sostenibili. Questo significa che queste due fonti potranno beneficiare dei finanziamenti derivanti dall’emissione dei Green Bond europei”, si legge in una nota M5S.

Qualcuno promette già battaglia al Parlamento Ue, come Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi.

Classificare come investimenti sostenibili quelli nel gas e nucleare significa, ha dichiarato, “mettere in serio pericolo la credibilità della Unione europea come mercato leader per la finanza sostenibile, inviando un segnale sbagliato e confuso agli investitori e consentendo nuovi investimenti in fonti fossili fino al 2030″.

Come si chiuderà questa partita a livello Ue?

La proposta finale di regolamento delegato dovrà essere esaminata da Europarlamento e Consiglio Europeo, che avranno quattro mesi, estendibili su richiesta per altri due, per sollevare eventuali obiezioni o revocare la delega alla Commissione.

Il Consiglio potrà opporsi solo con una maggioranza qualificata rafforzata (almeno 20 Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue), mentre il Parlamento europeo potrà opporsi anche a maggioranza semplice (353 deputati su un totale di 705).

Ma nonostante obiezioni e spaccature tra Stati e forze politiche, sembra abbastanza improbabile una bocciatura del regolamento, soprattutto al Consiglio, mentre al Parlamento la partita potrebbe essere più aperta.

Ricordiamo poi che il Governo austriaco ha minacciato di portare il regolamento davanti alla Corte di giustizia Ue, se entrerà in vigore con dentro il nucleare, ma sembra poco probabile che un’eventuale azione legale possa avere successo.

Quello che succederà, e quanto impatto avrà il regolamento sugli investimenti, dipenderà molto dalle azioni dei singoli Paesi e delle singole istituzioni.

Il presidente della Banca europea per gli investimenti, il tedesco Werner Hoyer, parlando alla conferenza annuale della Bei lo scorso 27 gennaio, quindi alcuni giorni prima della presentazione del regolamento delegato, ha dato una chiave di lettura.

Hoyer, infatti, ha dichiarato (fonte Bloomberg): “Non voglio vedere la parola ‘tassonomia’ fraintesa o addirittura screditata”, precisando che “la tassonomia potrebbe permetterti di fare determinate cose, ma ciò non significa che ti richieda di farle“.

Il riferimento, evidente, era ai possibili investimenti in gas e nucleare.

“Dobbiamo essere cauti su questo fronte. Siamo necessari come qualcuno che organizzi e supporti le transizioni a lungo termine e non le soluzioni a breve termine”, ha sottolineato Hoyer.

In sostanza, banche e investitori potrebbero decidere di rinunciare a determinati elementi della tassonomia, concentrando i loro impegni su fonti rinnovabili, efficienza energetica, mobilità elettrica e altre soluzioni realmente sostenibili, allontanando il rischio di essere accusati di greenwashing.

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