Taglio dei sussidi alle fossili nei Pniec: tutti bocciati, Italia compresa

Uno studio di Climate Action Network Europe evidenzia le lacune dei piani nazionali su energia e clima. Anche l’Italia deve fare di più. Il rapporto in sintesi.

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Altro che azzerare i sussidi a carbone, gas e petrolio: finora nessun paese europeo ha pianificato misure concrete per eliminare totalmente sovvenzioni e incentivi che riguardano l’utilizzo di carburanti fossili.

E ci sono perfino degli Stati membri Ue che prevedono di aumentare tali sussidi.

Secondo uno studio realizzato dagli esperti di varie organizzazioni, tra cui Climate Action Network (CAN) Europe, i Piani nazionali su energia e clima al 2030 (PNIEC), compreso quello italiano, sono molto lacunosi su un punto fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi ambientali di medio termine: ridurre le agevolazioni finanziarie per la produzione e l’uso di combustibili inquinanti.

Alcuni paesi, si legge nel documento, tra cui Francia e Gran Bretagna, nei loro PNIEC affermano di non elargire alcun sussidio alle fonti “sporche”, anche se precedenti analisi della Commissione Europea hanno evidenziato che in tutte le nazioni del nostro continente esistono alcune forme di supporto destinate alle risorse fossili, come sgravi fiscali e finanziamenti diretti.

E tra i paesi che pensano di varare nuove politiche per sostenere l’impiego di carburanti tradizionali, CAN Europe segnala Germania, Gran Bretagna, Grecia, Polonia e Slovenia; ad esempio, la Grecia nel suo piano nazionale include la possibilità d’introdurre un incentivo volto a sostituire i boiler a gasolio con boiler alimentati a gas, mentre la Polonia punta a definire dei sussidi per l’impiego di gas naturale liquefatto nei trasporti e per lo stoccaggio di gas nel sottosuolo.

Anche l’Italia è chiamata a fare di più, soprattutto dopo l’annuncio del nuovo governo Pd-M5S di voler attuare un “Green New Deal” per promuovere gli investimenti in tecnologie pulite (vedi anche l’editoriale di Gianni Silvestrini: Le strade per un New Green Deal tricolore).

L’Italia figura tra quei sei paesi che secondo le analisi di CAN Europe stanno valutando alcune azioni per eliminare determinate categorie di sussidi fossili, anche se continua a mancare un impegno organico su questo versante.

Inoltre, si legge nel rapporto, l’Italia sta considerando una riforma fiscale con cui ridurre i contributi ambientalmente dannosi inseriti nel catalogo redatto dal ministero dell’Ambiente; in particolare, chiarisce lo studio, il nostro governo intanto ha individuato 30 sussidi – con un valore economico cumulativo di circa 3,2 miliardi di euro nel 2017 – che presentano un impatto rilevante sotto il profilo ecologico.

In totale il catalogo elenca incentivi dannosi per oltre 19 miliardi di euro/anno, in linea con i calcoli diffusi da Legambiente (vedi qui).

Tuttavia, il PNIEC italiano, scrivono gli autori del documento che analizza i diversi piani nazionali, al momento non menziona in dettaglio come intende rimuovere dal sistema economico-industriale questi sussidi nocivi per l’ambiente.

Il quadro cambierà con le versioni finali dei PNIEC?

Ricordiamo che gli Stati membri hanno tempo fino al 24 dicembre per trasmettere a Bruxelles i loro piani definitivi, dopo aver accolto le osservazioni della Commissione Ue.

Tra le raccomandazioni all’Italia c’è proprio la necessità di definire gli strumenti con cui eliminare il sostegno ai combustibili fossili.

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