Storage per la rete, l’accumulo gravitazionale attira nuovi investimenti

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La società svizzera Energy Vault riceverà 100 milioni di dollari per l’implementazione di una torre, capace di trasformare energia potenziale in elettricità sfruttando la forza di gravità.

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Continuano a farsi strada le soluzioni per l’accumulo di rete basate su tecnologie alternative a quelle elettrochimiche agli ioni di litio.

Parliamo, in particolare, delle soluzioni che sfruttano la forza di gravità per immagazzinare elettricità prodotta da fonti rinnovabili, di cui vi abbiamo riferito in precedenti articoli.

Le ultime novità a emergere dal comparto riguardano Energy Vault, di cui vi avevamo parlato un paio di anni fa. Da allora, l’azienda, che ha sede a Lugano, ha perfezionato la sua EVx, una torre di accumulo di energia gravitazionale, che in questi giorni ha ricevuto 100 milioni di dollari di nuovi finanziamenti privati, guidati da Prime Movers Lab, con la partecipazione di SoftBank, Saudi Aramco, Helena e Idealab X.

Il capitale raccolto sosterrà i piani per accelerare l’implementazione della piattaforma EVx negli Stati Uniti, Medio Oriente, Europa e Australia, ha indicato l’azienda. Le prime applicazioni avverranno negli Usa nell’ultimo trimestre di quest’anno, per poi continuare negli altri continenti per tutto il 2022, ha indicato Energy Vault in un comunicato.

La piattaforma EVx è una torre-gru a sei bracci progettata per essere caricata con energia rinnovabile su grande scala. Utilizza motori elettrici per sollevare grandi mattoni compositi quando l’offerta istantanea di energia supera la domanda. Quando, viceversa, la domanda di energia supera l’offerta istantanea, la torre scarica a terra i mattoni, trasformando così l’energia gravitazionale in energia cinetica, capace di produrre elettricità e riequilibrare l’offerta con la domanda.

Non c’è degradazione nella capacità di stoccaggio dei blocchi, che possono rimanere in posizione sollevata per periodi di tempo illimitati, ha indicato Energy Vault, secondo cui i blocchi sono fatti con materiali locali, altrimenti destinati alle discariche o agli inceneritori, tra cui cenere di carbone riciclata, residui di operazioni minerarie e pale eoliche.

La torre EVx ha un’efficienza di andata e ritorno dell’80-85%, una vita tecnica di oltre 35 anni, e un design modulare scalabile fino a più GWh di capacità di stoccaggio.

La tecnologia è economicamente sostenibile sia per applicazioni di maggiore potenza e breve durata, con servizi ausiliari da 2 a 4 ore, sia per durate più lunghe, da 5 a 24 ore o anche più, ha indicato l’azienda.

La prima implementazione su scala commerciale del sistema di stoccaggio di Energy Vault risale al 2020, mentre il lancio della nuova piattaforma EVx è avvenuto lo scorso aprile.

A causa dei colli di bottiglia produttivi del litio, l’accesso al quale l’amministrazione Biden considera una questione di sicurezza nazionale, sta diventando sempre più importante trovare delle alternative per immagazzinare energia solare ed eolica.

Come raccontato in un altro precedente articolo, per esempio, Form Energy, una società del Massachusetts, ha ottenuto 240 milioni di dollari di finanziamenti privati per le sue batterie ferro-aria, che usano pellet di ferro esposti all’ossigeno per creare ruggine. L’ossigeno viene poi rimosso, trasformando di nuovo la ruggine in ferro. Questo processo in cui il ferro “respira” ed “espira” ossigeno in un ciclo reversibile di arrugginimento permette alle batterie di essere caricate e scaricate.

Queste tecnologie alternative per usi stazionari anche di grande scala dovrebbero permettere nel breve-medio periodo di limitare l’uso del litio soprattutto alla mobilità elettrica, alleggerendo almeno parzialmente le pressioni sulle forniture di quella che attualmente è la tecnologia elettrochimica di punta. Idealmente, la ricerca punta a trovare nuove tecnologie e materiali che offrano valide alternative al litio anche per la mobilità elettrica.

Immagini: Energy Vault

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