Siderurgia, decarbonizzazione e stranded asset: 70 miliardi di dollari a rischio

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Gli altiforni a carbone in costruzione soprattutto in Cina potrebbero rivelarsi un cattivo affare.

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Il settore siderurgico mondiale potrebbe essere costretto a svalutare fino a 70 miliardi di dollari di attività nei prossimi anni,.

La causa è la scelta di continuare a costruire nuovi altiforni a carbone, una fonte destinata a diventare sempre più rapidamente obsoleta, via via che i paesi decidono di tagliare le emissioni di CO2.

È quanto emerge da una ricerca del centro studi americano Global Energy Monitor (GEM), secondo cui sono in fase di sviluppo circa 50 milioni di tonnellate di capacità siderurgica, la maggior parte basata sulla tecnologia degli altiforni a carbone, in gran parte in Cina e poi anche in India e Cambogia.

Nel grafico la capacità in costruzione per paese e tipo, dove “Blast furnace” sta per altoforno:

“Costruire nuovi altiforni a carbone è una cattiva scommessa per i produttori di acciaio e per il pianeta”, ha detto Christine Shearer, direttore del programma per il carbone del GEM, che intende così presentare la prima indagine completa su tutti gli impianti siderurgici del mondo con una capacità di almeno un milione di tonnellate l’anno, e i dati su come il settore deve adattarsi per soddisfare gli obiettivi climatici ed energetici di metà secolo.

Gli altiforni che usano carbone potrebbero diventare inutili o inutilizzabili, trasformandosi in “stranded asset“, (ossia asset “incagliati”), per un valore da 47 a 70 miliardi di dollari, di cui fino a 65,5 miliardi di dollari in Cina e fino a 4,5 miliardi in India, secondo il rapporto Pedal to the Metal 2021, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

“Sulla base delle proiezioni della Iea e di altri gruppi, potrebbero diventare incagliati molto probabilmente entro il 2030-2040. Potrebbe accadere anche prima se vengono applicate tasse, restrizioni sul carbonio più aggressive”, ha detto Caitlin Swalec, autrice principale del rapporto.

Le emissioni dirette totali del settore siderurgico globale devono diminuire di oltre il 50% entro il 2050 rispetto al 2019 per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea).

Si stanno costruendo nuovi impianti anche se c’è una grande quantità di capacità siderurgica globale in eccesso, che era del 25% superiore ai livelli di produzione nel 2019, ha fatto notare GEM, anche se la sovracapacità è scesa in una fascia compresa fra il 13,5% e il 20% nel 2020, come mostra il grafico tratto dallo studio, dove “BOF” indica la capacità degli altiforni a carbone e “EAF” quelli degli impianti ad arco elettrico.

Gran parte dell’industria siderurgica mondiale riconosce che dovrà ridurre le emissioni di CO2, poiché il settore genera circa il 7% delle emissioni di gas serra, ha indicato il centro studi.

Le aziende e i paesi produttori di acciaio, da parte loro, si sono impegnati a passare a emissioni nette di carbonio pari a zero o quasi per oltre tre quarti dell’attuale capacità siderurgica globale, ha aggiunto GEM, secondo cui i produttori di acciaio stanno cercando di espandere l’uso dei forni ad arco elettrico, sviluppando anche tecnologie legate all’idrogeno e di cattura del carbonio per ridurre le emissioni.

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