Dalle Semplificazioni al mini-nucleare “concreto”, Cingolani sull’energia

Il ministro della Transizione ecologica a tutto campo in un'intervista sul Foglio di oggi.

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Installare più fonti rinnovabili, velocizzare le autorizzazioni agli impianti, combattere contro l’ambientalismo del “no” e la sindrome Nimby (not in my backyard, non nel mio cortile) per fare del Piano nazionale di ripresa e resilienza un piano di crescita economica sostenibile.

Queste le direttrici su cui intende lavorare il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che in una lunga intervista al Foglio uscita oggi ha spiegato quali sono i punti fondamentali della sua politica energetica e ambientale, senza tralasciare una nuova apertura, che lascia perplessi, alla possibilità di investire nel mini-nucleare di ultima generazione.

In generale, afferma Cingolani (neretti nostri nelle parti citate dell’intervista), il Pnrr “è stato costruito anche seguendo questo spirito: mettere la protezione dell’ambiente non al servizio dello status quo ma a servizio dell’innovazione e dunque della crescita”.

Quindi occorre riconoscere, sostiene il ministro, che il principio del Nimby “non è un motore dell’ambientalismo, ma è al contrario un problema, un danno, un guaio da risolvere e da estirpare“.

Difatti, si legge nell’intervista a Cingolani sul Foglio, “la transizione ecologica apparentemente piace a tutti. Ma la verità è che questo processo può essere anche traumatico, può costringere qualcuno a rinunciare a qualcosa […] Ambientalismo è crescita, è creazione di lavoro, è progresso, non è decrescita”.

Una misura essenziale, secondo Cingolani, è semplificare e velocizzare le autorizzazioni per costruire nuovi impianti.

Così il ministro afferma che “le perdite di tempo non saranno più ammissibili e non dovrà più essere accettabile che vi sia qualcuno che renda impossibile l’installazione di un impianto per le rinnovabili con giustificazioni arbitrarie. Lo stesso concetto vale per le verifiche di impatto ambientale. Non sono a favore di una deregulation spietata ma dobbiamo chiederci come sia possibile che vi siano alcune procedure per ottenere i permessi che durino anche 1.200 giorni”.

Per snellire i processi burocratici, spiega Cingolani, “mi auguro che molto venga accorpato e che molto venga ottimizzato quanto più possibile. Magari inserendo all’interno di un’unica commissione i processi autorizzativi, la valutazione di impatto ambientale, le autorizzazioni paesaggistiche. Si dovrebbe decidere una volta, tutto insieme, senza più perdite di tempo“.

Il ministro evidenzia poi che “uno dei grandi problemi del sistema burocratico italiano è la paura della firma. Io penso che questo problema vi sia anche nel mondo dell’ambiente e penso che parte di questo problema derivi dal fatto che nel passato la proliferazione della cultura Nimby abbia trovato, nell’ambito del mondo della giustizia, un alleato prezioso nella cultura del sospetto“.

Cingolani poi ricorda che negli ultimi anni l’Italia ha installato in media 800 MW di rinnovabili l’anno contro 6 GW previsti a livello nazionale, “e questo ha avuto anche un riflesso internazionale: in paesi come la Spagna, più efficienti di noi in questo campo, se apri una gara per tre miliardi di Watt rinnovabile, ricevi offerte per nove miliardi. In Italia, se apri una gara per due miliardi di Watt rinnovabile puoi ritrovarti con un quarto dell’offerta“.

Ma nel Pnrr, spiega Cingolani, “abbiamo programmato di installarne dieci volte il numero di oggi: 8 miliardi all’anno per dieci anni. Se non lo faremo, non raggiungeremo il target di energia rinnovabile necessario a decarbonizzare entro il 2030 il 55 per cento rispetto al 1990, e non riceveremo i soldi che dovremmo ricevere”.

C’è poi un ampio capitolo dell’intervista dedicato al nucleare.

“C’è un’opzione da sogno, ancora lontana, che è quella del nucleare a fusione, che mi auguro che un giorno possa diventare realtà. C’è invece un’opzione ben più concreta che è quella che riguarda l’utilizzo dei mini reattori nucleari a fissione che sono quelli che vengono generalmente usati all’interno delle grandi navi, che producono poche scorie e che arrivano a produrre qualcosa come 300 MegaWatt”, afferma Cingolani.

Sul tema della fusione segnaliamo l’articolo “Non aspettiamo la fusione nucleare“, dove un vero esperto di fusione ci spiega che il gioco non vale la candela.

La Francia, continua il ministro, “insieme con nove paesi dell’est Europa, ha presentato una richiesta alla Commissione europea per capire se questi microreattori possono essere riconosciuti come sorgenti di energia verde. […] Dovesse la Commissione europea considerarla una fonte di energia pulita, sarebbe nostro dovere fare una discussione e prendere in considerazione il mini nucleare. Anche qui occorrerebbe fare un’analisi accurata dell’impatto ambientale, dei costi e del rapporto vantaggi/svantaggi, senza nessuna ideologia“.

Solo due referendum che hanno detto che gli italiani il nucleare non lo vogliono. Non basta?

Sulle ondivaghe posizioni del neo ministro abbiamo scritto di recente alcune considerazioni che spiegano come spesso i nostri decisori politici siano prigionieri di un passato che non riescono a scollarsi di dosso.

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