Rinnovabili, come portarle in Italia al passo degli obiettivi europei

Nel 2022 sono aumentate le emissioni di gas serra ed è calata la quota delle Fer. La situazione è migliore nel 2023 ma siamo ancora lontani dai target Ue: le 11 proposte degli Stati generali della Green Economy, presentate a Rimini.

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Tra ritardi, difficoltà e incertezze normative, lo stato di salute della green economy in Italia non è dei migliori.

In particolare, le emissioni di gas serra sono aumentate dal 2019 al 2022 e nel 2022 la quota di energia rinnovabile è diminuita, con un ritmo di nuove installazioni di impianti Fer che non è al passo con gli obiettivi europei al 2030.

Sono alcune tendenze che emergono dalla Relazione sullo stato dell’economia verde italiana, presentata agli Stati Generali della Green Economy 2023 alla fiera di Rimini.

Il summit, organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 68 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Mase e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, si è chiuso ieri, mercoledì 8 novembre.

Dal 2015 al 2022, si legge in una nota di sintesi del rapporto, le emissioni nette di gas serra sono state ridotte solo del 4% e dal 2019 al 2022 sono aumentate del 2%. E la riduzione delle emissioni in atto nella prima parte del 2023 – per ragioni climatiche e di rallentamento dell’economia – non basta ad allineare l’Italia con l’accelerazione richiesta dai target europei.

Per quanto riguarda le rinnovabili elettriche, si osserva, nel 2022 la loro quota è calata al 35,6% della domanda (41% nel 2021). Nel 2022 sono stati installati 3 GW di nuovi impianti: in aumento rispetto alla media molto bassa  degli ultimi anni, ma l’Italia è ancora ben lontana dai 10/12 di GW annui di nuove installazioni richieste dagli obiettivi europei 2030.

Per il 2023, va detto, si sta andando verso almeno 6 GW di nuovo installato, come ha dichiarato sempre a Rimini il ministro Gilberto Pichetto.

Per accelerare sulle rinnovabili e, più in generale, puntare a un’economia a minore impatto ambientale riducendo le emissioni, gli Stati generali della Green Economy hanno presentato undici proposte prioritarie.

Eccole di seguito:

  • Semplificare, rendere brevi e certi i tempi per le autorizzazioni. La durata e la complessità delle procedure amministrative rappresentano fattori rilevanti di costo e ostacolo allo sviluppo degli investimenti per la realizzazione e l’esercizio degli impianti per la transizione ecologica.
  • Approvare anche in Italia una legge per il clima. In un cambiamento di vasta portata come la transizione climatica ed ecologica, serve un quadro legislativo – certo, stabile, pluriennale.
  • Approvare una legge per la tutela del suolo con misure di adattamento. L’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi (alluvioni e siccità) causato dalla crisi climatica, genera ingenti, e crescenti, danni con enormi costi economici e sociali.
  • Attuare una riforma della fiscalità in direzione ecologica. I prelievi e gli incentivi fiscali hanno un impatto rilevante sui costi delle misure e degli investimenti per la transizione ecologica.
  • Accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’elettrificazione nei trasporti, negli usi civili e nell’industria. È urgente arrivare almeno a 10 GW di nuovi impianti per rinnovabili elettriche.
  • Introdurre un sistema efficace di incentivazione per l’efficienza energetica degli edifici. Negli edifici (residenziali, del commercio e dei servizi) si consuma la quota maggiore di energia, circa il 45%.
  • Rafforzare la circolarità di produzioni e consumi. L’utilizzo più efficiente dei materiali, pilastro fondamentale di un’economia più circolare, non genera solo benefici ambientali, ma un rilevante vantaggio economico e competitivo per l’Italia.
  • Rafforzare le imprese nazionali con un Piano Nazionale di sviluppo delle filiere produttive per la transizione ecologica.
  • Aumentare la quantità e migliorare la qualità del lavoro e aggiornare le competenze.
  • Migliorare l’accesso ai finanziamenti e l’attrazione degli investimenti.
  • Potenziare la ricerca e l’innovazione. L’Italia investe troppo poco in ricerca e sviluppo, l’1,6% del Pil, molto meno delle grandi economie europee.

Relazione 2023 sullo stato della Green Economy (pdf)

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