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Revamping FV in Italia secondo Saem: opportunità, normativa ed esempi di intervento

Interventi di revamping e repowering in Italia. La video intervista con Antonio Cornacchia, Project Manager di Saem.

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In Italia circa l’80% della potenza fotovoltaica è entrata in esercizio prima del 2013.

Secondo i dati Gse sono 650mila gli impianti installati dal 2005 al 2013 e molti di questi con il tempo hanno perso parte della produttività a causa della naturale usura dei componenti o della scarsa attenzione alla qualità negli anni dei grandi incentivi. La conseguenza è che i proprietari perdono parte degli incentivi.

Chi possiede un impianto incentivato con il Conto Energia per non vedere ridotto il beneficio legato alla produzione di elettricità solare può intervenire sull’impianto con un intervento di revamping.

Per approfondire questa tipologia di intervento, i costi e i possibili risultati abbiamo intervistato l’ingegner Antonio Cornacchia, Project Manager di Saem.

 

Il potenziale che può scaturire dall’intervento è piuttosto ampio e può andare dalla revisione di alcuni componenti, fino alla riprogettazione dell’intero impianto.

In linea di massima, i motivi per i quali è necessario ricorrere al revamping fotovoltaico sono:

  • ammodernamento dell’impianto per sfruttare tecnologie più performanti ed efficienti rispetto a quelle utilizzate negli anni precedenti
  • degrado dei componenti, che negli anni hanno subito dei cali fisiologici di prestazioni
  • veri e propri guasti/malfunzionamenti.

I margini di miglioramento per un impianto

In base allo stato in cui si trova l’impianto – ci ha spiegato l’ing. Cornacchia – può variare l’impatto dell’intervento in termini di recupero delle prestazioni.

Ipotizzando, ad esempio, un impianto in buone condizioni, ma installato una decina di anni fa, grazie al revamping si potrebbe ottenere fino al 20% in più di produzione.

Un risultato che viene dall’effetto combinato di utilizzare moduli nuovi, inverter più efficienti e per le tolleranze degli interventi di revamping ammesse dal GSE (dall’1 al 5%, a seconda se l’impianto è maggiore o minore di 20 kW).

Il repowering

In genere in un intervento di revamping serviranno meno moduli rispetto a quelli iniziali per raggiungere la stessa potenza complessiva autorizzata, visto che oggi i pannelli sono più performanti. Si potrebbe così avere una parte del tetto o del terreno, dotata di strutture di sostegno, ma senza moduli.

Questo spazio può allora essere utilizzato per installare altri moduli (potenziamento non incentivato) e connetterli ad un nuovo POD per produrre energia aggiuntiva. Un intervento di repowering di questo tipo, applicato ad un impianto installato nel 2012 permetterebbe ad esempio di raggiungere un aumento della produzione superiore al 50-70%, a seconda delle condizioni dell’impianto preesistente a parità di superficie.

La case history

L’esperto racconta di un interessante intervento di revamping totale a Turi, in provincia di Bari, su due impianti fotovoltaici da 1 MWp realizzati nell’ambito del terzo Conto energia con rendimenti ridotti rispetto alle aspettative con il rischio concreto che gli incentivi si sarebbero ridotti sensibilmente.

Trattandosi di revamping totale, la società ha deciso di ottimizzare le prestazioni sostituendo la struttura fissa con una ad inseguimento. Si è preferito un mouver monoassiale est-ovest sia per la sua semplicità di installazione che per la manutenzione futura.

Il revamping si è concluso in soli 28 giorni e ha previsto, oltre la sostituzione della struttura, quella di tutti i moduli e degli inverter. Il rendimento dell’impianto è aumentato oltre le previsioni: la produzione annua sfiora oggi i due milioni kWh/anno, con un incremento del 40%.

Si stima che ci vorranno solo due o tre anni per recuperare l’investimento.

Intervista a cura di Giorgia Piantanida

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