Progressi nulli o modesti nei settori difficili da decarbonizzare

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Le valutazioni di Irena, Iea e Onu su quanto è stato fatto nel 2022 per facilitare la transizione verde dei settori elettrico, trasporto stradale, acciaio, idrogeno, agricoltura, edilizia e cemento.

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Nell’ultimo anno sono stati compiuti solo modesti progressi nel rafforzare la collaborazione internazionale nei settori chiave per la transizione energetica, e cioè: energia elettrica, trasporto stradale, acciaio, idrogeno, agricoltura, edilizia e cemento. Perarltro settori spesso identificati come “hard to abate“, dove cioè è più complesso tagliare le emissioni.

Sono stati compiuti dei progressi nell’espansione dell’assistenza finanziaria ai Paesi in via di sviluppo in alcuni settori e nell’ambito di iniziative congiunte di ricerca e sviluppo. Ma è necessario fare molto di più per allineare le politiche necessarie a creare una forte domanda di tecnologie pulite e per instaurare un dialogo proficuo sul commercio nei settori in cui cioò è cruciale per la transizione energetica.

Nella maggior parte dei settori, insomma, la partecipazione alle principali iniziative di cooperazione pratica è ancora carente.

Serve un maggiore impegno politico per passare da forme di collaborazione “morbide”, come la condivisione delle migliori pratiche, a forme più concrete, come l’allineamento degli standard e delle politiche, che sono più difficili da attuare, ma possono dare maggiori vantaggi nel mobilitare gli investimenti, creare maggiore certezza dei quadri regolatori e accelerare la diffusione delle tecnologie verdi.

Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni di un corposo rapporto composto a “sei mani” dall’Agenzia internazionale per le energie Rinnovabili (Irena), dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) e dai cosiddetti Campioni di Alto Livello delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico, un organismo creato l’anno scorso nell’ambito dell’ultima COP27 di Sharm El Sheikh.

Le tre organizzazioni hanno valutato i progressi fatti nel mondo nel 2022 per allineare i Paesi nel rendere le tecnologie pulite e le soluzioni sostenibili l’opzione più conveniente, accessibile e attraente in ciascuno dei settori chiave menzionati.

Più ombre che luci nei settori chiave per la transizione

Collettivamente, i sette settori citati sono responsabili di oltre il 60% delle emissioni globali di gas serra.

Il rapporto mostra come la transizione verso l’energia pulita e le soluzioni sostenibili stia accelerando in molti settori, con un’espansione senza precedenti di tecnologie come la mobilità elettrica e il fotovoltaico.

Il rapporto evidenzia che le auto elettriche rappresenteranno il 18% delle vendite totali nel 2023, mentre gli investimenti in tecnologie energetiche pulite stanno superando in modo significativo la spesa per i combustibili fossili.

Ma altri settori ad alte emissioni e difficili da decarbonizzare, come acciaio, idrogeno e agricoltura, non stanno procedendo nella transizione/decarbonizzaizone abbastanza rapidamente, nonostante i progressi incoraggianti compiuti in alcune aree, secondo il rapporto, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Il ritardo nella collaborazione internazionale come elemento abilitante e acceleratore della transizione energetica risulta evidente in questa tabella, tratta dal rapporto, in cui si mettono fianco a fianco la situazione del 2022 e gli obiettivi 2030 per i settori considerati.

Vediamo molto succintamente lo status di ciascun comparto rilevato nel rapporto The Breakthrough Agenda Report 2023 – Accelerating Sector Transitions Through Stronger International Collaboration, in cui si usa un sistema grossomodo a “semaforo” per indicare lo status di ciascun settore, come raffigurato nella tabella qui sotto.

La valutazione dell’andamento di ciascun settore è schematizzata nella tabella che segue, in cui il giallo più scuro indica un progresso minore rispetto al giallo più chiaro.

La stragrande maggioranza dei comparti è giudicata, quindi, come caratterizzata da nessun progresso o da progressi limitati, con nessun settore capace di far registrare forti progressi, e una serie di comparti di nuovo inserimento nella tabella, in celeste, che ancora non rilevano alcun confronto con gli anni precedenti.

Le raccomandazioni del rapporto puntano sull’assistenza finanziaria, la ricerca e lo sviluppo, la creazione di domanda, le infrastrutture, gli standard e il commercio, per accelerare la transizione in ogni settore.

Azioni coordinate in ciascuno dei 7 settori aiuteranno a mobilitare gli investimenti e potranno creare le economie di scala necessarie per abbassare il prezzo delle tecnologie cruciali e delle soluzioni sostenibili, dicono gli autori del rapporto.

Vediamo qui di seguito la situazione in breve e le priorità identificate nel rapporto per ciascun settore.

Energia elettrica

Il settore dell’energia elettrica non è ancora sulla buona strada per arrivare a zero emissioni entro la metà del secolo, anche se la diffusione e la produzione di tecnologie chiave hanno accelerato notevolmente negli ultimi anni.

Se gli attuali tassi di crescita della generazione eolica e fotovoltaica continueranno allo stesso ritmo, si realizzerà solo più della metà di quello che è necessario entro il 2030 per raggiungere uno scenario di emissioni nette zero al 2050.

La diffusione delle rinnovabili nel settore energetico è aumentata fino a raggiungere l’83% della nuova capacità di impianti di produzione di elettricità, anche se il tasso di diffusione annuale deve ancora triplicare entro il 2030.

Sono stati fatti annunci significati per l’assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi in via di sviluppo, ma rimane la necessità di ampliarla, in particolare per ridurre il costo del capitale nei Paesi in via di sviluppo e sostenere la transizione nelle regioni più dipendenti dal carbone.

La collaborazione su progetti di ricerca e innovazione dovrebbe essere rafforzata, condividendo le conoscenze con un numero maggiore di Paesi.

Un’importante opportunità non ancora sfruttata è che i Paesi concordino standard minimi di prestazione energetica più elevati per gli apparecchi elettrici, per spostare i mercati globali verso prodotti più efficienti che riducano i costi e le emissioni.

Idrogeno

La diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni è significativamente al di sotto di quanto servirebbe per uno scenario a zero emissioni, nonostante continui a riscuotere un notevole interesse.

La produzione di idrogeno verde o con cattura del carbonio (idrogeno blu) è rimasta al di sotto di 1 milione di tonnellate nel 2022, rispetto ai 70-125 milioni di tonnellate all’anno necessari entro il 2030.

Sono previsti più di mille impianti a idrogeno, anche se è necessaria più certezza riguardo al sostegno politico e alla domanda per trasformare i piani e gli annunci in progetti reali.

Si sono registrati comunque alcuni progressi verso la convergenza degli standard e delle certificazioni per le emissioni e la sicurezza, oltre che verso l’aumento dell’assistenza tecnica e finanziaria per i Paesi in via di sviluppo in questo settore.

È urgente rafforzare i segnali di domanda collettiva di idrogeno rinnovabile da parte di acquirenti pubblici e privati, passando da impegni e promesse a contratti e politiche.

L’opportunità di creare rapidamente una domanda su larga scala è maggiore negli ambiti in cui l’idrogeno è già utilizzato, come per i fertilizzanti.

Nelle attività congiunte di ricerca e innovazione è necessario dare maggiore priorità ai settori in cui l’idrogeno può fornire il massimo valore, come l’industria e il trasporto marittimo, oltre a una più ampia distribuzione geografica dei progetti e al miglioramento della condivisione delle conoscenze.

Trasporto su strada

Mentre le emissioni del trasporto su strada continuano a risalire verso i livelli pre-pandemici, le vendite di auto elettriche, attualmente il 14% di quelle totali, sono raddoppiate ogni 1,2 anni.

Se questo ritmo continuerà, la diffusione delle auto elettriche supererà quella richiesta in uno scenario di zero netto, raggiungendo il 65% delle nuove vendite prima del 2030. Sarà necessaria anche l’elettrificazione di altri tipi di veicoli e specifiche politiche di riduzione dell’uso dell’automobile, secondo gli autori del rapporto.

Si sono registrati progressi nella eliminazione dei veicoli usati più inquinanti dal commercio internazionale, con accordi da parte di gruppi di Paesi africani su standard minimi per i veicoli importati e sono ampliati, anche qui, i programmi di assistenza tecnica nel settore.

Rimane la necessità che i Paesi con i mercati più grandi si accordino sul ritmo del passaggio verso l’emissione zero di tutti i nuovi veicoli con politiche efficaci in tutti i segmenti dei veicoli. Sono inoltre richiesti ulteriori progressi per concordare standard internazionali per la sostenibilità delle batterie.

Acciaio

Il settore siderurgico non è affatto sulla buona strada per azzerare le emissioni nette di CO2 entro metà del secolo.

Le emissioni totali, invece di scendere, stanno ancora aumentando e solo 1 milione di tonnellate di acciaio verde è attualmente in produzione. Sono previsti quasi 90 milioni di tonnellate di nuovi altiforni ad alte emissioni prima del 2025.

Gli annunci di nuovi impianti siderurgici a emissioni quasi zero sono saliti a 13 milioni di tonnellate, più che raddoppiati rispetto allo scorso anno, ma siamo ancora troppo lontani dagli oltre 100 milioni di tonnellate necessari entro il 2030.

Si sono registrati buoni progressi nell’allineamento delle metodologie e delle definizioni di contabilità delle emissioni per l’acciaio a emissioni quasi zero e modesti progressi nell’erogazione di assistenza tecnica e finanziaria ai Pvs, con il lancio di nuovi fondi.

Vanno intensificati subito gli sforzi collettivi per creare una domanda di acciaio a emissioni quasi zero: mentre la partecipazione alle iniziative del settore pubblico a questo scopo è aumentata (dal 9 al 20% del mercato globale), non sono ancora stati assunti impegni di acquisto tali da mobilitare investimenti industriali su vasta scala.

Altre priorità sono quelle di aumentare la condivisione degli insegnamenti tratti dai primi progetti dimostrativi con i Paesi in via di sviluppo e di ampliare le discussioni iniziali sul commercio e sulla transizione dell’acciaio per includere i maggiori produttori siderurgici delle economie emergenti.

Edifici

Anche il settore edilizio non è sulla buona strada per procedere verso l’azzeramento delle emissioni nette di CO2.

Qui, dal 2015, le emissioni sono cresciute in media dell’1% all’anno, con un aumento globale delle superfici che ha più che compensato i maggiori sforzi di efficienza e decarbonizzazione.

I codici obbligatori per l’efficienza energetica degli edifici rappresenterebbero una politica nazionale fondamentale, che richiede però un incremento nell’assistenza tecnica affinché tutti i Paesi li possano adottare. Gli accordi internazionali sulle definizioni e sugli standard che supportano la comparabilità e l’interoperabilità di questi codici possono contribuire a facilitare gli investimenti privati.

L’allineamento degli impegni in materia di appalti pubblici per gli edifici a zero emissioni può contribuire a far crescere i mercati per i nuovi metodi di costruzione, i materiali e le apparecchiature edilizie, anche se alcuni dei vantaggi del coordinamento possono essere limitati dalla natura altamente localizzata del settore.

È necessaria, anche in questo caso, un’assistenza tecnica più accessibile per i Pvs per sostenere la progettazione e l’attuazione delle politiche e per facilitare gli investimenti.

Cemento

Il settore del cemento non è in linea sull’obiettivo di azzerare le emissioni nette al 2050. Le emissioni totali del settore sono in aumento dal 2015, anche se di recente sono stati annunciati grandi progetti per la produzione di cemento a emissioni quasi zero.

La maggior parte delle tecnologie chiave necessarie non è ancora stata impiegata commercialmente su vasta scala.

La collaborazione del settore privato per ricerca, sviluppo e dimostrazione è stata particolarmente consistente, ma come nel settore siderurgico, è urgente integrare questa collaborazione con una forte azione collettiva per creare una domanda di prodotti a emissioni prossime allo zero.

Sarà inoltre importante garantire che le conoscenze acquisite con i primi progetti dimostrativi e su scala commerciale siano condivise rapidamente con un’ampia gamma di Paesi.

Agricoltura

Negli ultimi cinque anni sono stati compiuti pochissimi progressi in questo settore. Le rese globali dei raccolti e le metriche per il bestiame non hanno mostrato alcun cambiamento e si nota che l’espansione agricola continua a favorire la deforestazione.

Anche le emissioni dall’agricoltura (a livello di azienda agricola) non mostrano praticamente alcun movimento verso l’obiettivo del 2030.

Sebbene vi siano stati alcuni nuovi impegni internazionali per gli investimenti in ricerca e sviluppo, rimane la necessità di aumentare l’assistenza internazionale, di avere scambi politici sostenuti e sostanziali e di cooperare su standard e commercio.

Questa esigenza è più pressante in relazione alle soluzioni per l’agricoltura sostenibile di provata efficacia, che potrebbero essere diffuse più rapidamente, tra cui l’agroecologia e altri approcci sostenibili, i fertilizzanti a basse emissioni, le proteine alternative, l’allevamento di colture e bestiame, le misure per ridurre le emissioni di metano del bestiame, la riduzione delle perdite e dei rifiuti alimentari e l’agricoltura digitale e i servizi climatici per gli agricoltori.

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