La realizzazione di grandi parchi di produzione di energia da fonte rinnovabile, eolica o fotovoltaica, incontra spesso l’opposizione delle Comunità locali che, giustamente, sia a livello istituzionale che della cittadinanza, pretendono di essere coinvolte.
Pur di vitale importanza per la transizione energetica, infatti, questi progetti danno spesso limitati benefici diretti al territorio e a volte impatti ambientali e paesaggistici. La collaborazione delle comunità locali potrebbe migliorare entrambi gli aspetti.
Già ai tempi delle obsolete centrali elettriche – a olio combustibile, prima, a carbone poi, e infine a gas – i fautori della sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) hanno sostenuto che quelle avverse sono posizioni che non tengono conto dell’interesse generale concentrandosi unicamente, appunto, sul proprio giardino.
Diverse esperienze e studi hanno dimostrato che non solo in varie occasioni le preoccupazioni dei cittadini erano fondate (CNR: “Vivere vicino a una centrale a carbone aumenta il rischio di morte e malattia”), ma il loro coinvolgimento può contribuire a migliorare i progetti rendendoli al contempo più accettabili (vedi articoli in fondo).
Su questo aspetto si è focalizzato il progetto finanziato dal programma europeo Horizon Europe dal titolo “WIMBY-Wind In My BackYard: Using holistic modelling tools to advance social awareness and engagement on large wind power installations in the EU”.
Avviato all’inizio di quest’anno, si propone di sviluppare strumenti e modelli olistici per rafforzare la consapevolezza e la collaborazione di stakeholder e comunità locali nei processi di installazione di parchi eolici in Europa.
Il progetto punta a garantire che i nuovi parchi eolici siano progettati per essere più sostenibili e convenienti per le comunità locali, tenendo conto delle caratteristiche fisiche dei luoghi, delle preoccupazioni, delle preferenze e del benessere delle persone che vivono in una determinata area.
Sono 16 i partner europei che grazie al progetto raccoglieranno dati nei quattro siti pilota in Italia Austria, Norvegia e Portogallo.
Italia e Norvegia lavoreranno su progetti con impianti offshore, esistenti o potenziali, mentre l’Austria su un sito onshore come il Portogallo, che tuttavia userà come pilota la propria rete di parchi eolici (5,5 GW che contribuiscono al 24% della domanda di elettricità del Paese).
Sebbene WIMBY sia ancora nella sua fase iniziale, abbiamo chiesto a Giuseppe Giorgi e Claudio Moscoloni del MOREnergy Lab del Politecnico di Torino e a Salvatrice Vizzini e Giovanna Cilluffo del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Palermo, tra i partner italiani del progetto, di darci qualche informazione sugli obiettivi e qualche anticipazione sulla evoluzione del progetto che ha come sito pilota l’Isola di Pantelleria, riserva di biodiversità e Parco Nazionale.
Perché si è scelta Pantelleria?
(Giorgi-Moscoloni) MOREnergy Lab ha una lunga storia di supporto alla transizione energetica dell’isola di Pantelleria. Siamo partner regionale del Segretariato delle Isole europee nel cui ambito abbiamo coordinato la redazione dell’Agenda di Transizione energetica di Pantelleria nel 2020 come esito di un progetto partecipato nell’isola, di concerto con gli stakeholders locali, tra cui il Comune di Pantelleria e il Parco Nazionale “Isola di Pantelleria”. Abbiamo inoltre realizzato uno studio sul potenziale eolico offshore che potrebbe essere sviluppato nell’area, che si aggiunge a una sperimentazione di produzione di energia dal moto ondoso avviata nel 2015. Abbiamo avuto modo così di stabilire una buona relazione con gli stakeholders locali, l’amministrazione comunale e il Parco Nazionale, che conosciamo bene. Per Wimby, la fase di confronto partirà dal 2024, secondo anno di progetto.
Come sono coinvolti nel progetto gli abitanti di Pantelleria?
(Vizzini- Cilluffo) WIMBY utilizzerà metodologie di coinvolgimento partecipativo per identificare e rispondere, quanto più possibile, alle esigenze dei cittadini, aumentandone al tempo stesso la consapevolezza. Saranno coinvolti attraverso indagini basate su questionari di soddisfazione e accettazione e alcuni workshop informativi. Le risposte dei cittadini saranno valutate approfonditamente con l’obiettivo di evidenziare i parametri più importanti che influenzano la loro opinione. I risultati di soddisfazione potranno aiutare a formulare una strategia complessiva di miglioramento dell’accettabilità e aprire la strada alla diffusione dell’energia eolica.
Il progetto prevede anche lo sviluppo di strumenti tecnologici?
(Giorgi-Moscoloni) Si tratta di un tool interattivo che riprodurrà fedelmente l’isola e il mare circostante in forma di realtà aumentata e realtà virtuale con i promontori, le infrastrutture energetiche, strade, edifici, eccetera. In questo ambiente gli stakeholders potranno muoversi liberamente, collocare le turbine, modificarne dimensioni, numero e intensità del rumore prodotto e verificare il diverso impatto paesaggistico anche, ad esempio, rispetto alle rotte migratorie degli uccelli. La sintesi di questa attività potrebbe confluire in una sorta di Linee Guida per la corretta integrazione dei parchi eolici nel territorio nazionale ed europeo.
Quali valutazioni saranno fatte dal punto di vista dell’impatto sull’ambiente marino?
(Vizzini- Cilluffo) Il potenziale impatto sull’ambiente marino sarà valutato attraverso specifici descrittori, come ad esempio la biodiversità, sulla base dei quali vengono effettuate le valutazioni previste dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE, ndr) che definisce criteri e norme metodologiche relativi al buono stato ecologico delle acque marine, nonché specifiche e metodi standardizzati di monitoraggio e valutazione. Al momento ci stiamo occupando di raccogliere dati sui livelli di biodiversità, ma anche inerenti alle condizioni idrografiche, alla tipologia di fondale marino, e alle attività antropiche che ci sono nell’area marina oggetto di studio e di riportarli su mappe georeferenziate. Successivamente i dati raccolti verranno aggregati attraverso la costruzione di un indicatore che misurerà i livelli di impatto attesi dallo sviluppo di un impianto eolico.
Quali sono i vantaggi attesi da un percorso di progettazione partecipata di un parco eolico rispetto alla semplice possibilità di inviare delle osservazioni dopo che il progetto è stato presentato?
(Giorgi-Moscoloni) Riteniamo che un percorso di progettazione partecipata possa dare dei benefici snellendo l’iter autorizzativo, soprattutto nella parte di valutazione di impatto socio-ambientale ed economico. Quasi tutti gli Stati europei prevedono consultazioni aperte al pubblico, ma la letteratura dimostra che il coinvolgimento iniziale, l’early engagement, agevola i processi e favorisce un atteggiamento positivo da parte dell’opinione pubblica e, di conseguenza, delle istituzioni locali.
Ragionerete anche di vantaggi per il territorio, quindi anche dell’impatto socioeconomico di un progetto?
(Giorgi-Moscoloni) Non essendo prevista concretamente la realizzazione di un parco eolico questo aspetto non è oggetto di approfondimento. Certamente nel corso delle attività presenteremo le diverse opzioni e i possibili benefici per il territorio, come la creazione locale di posti di lavoro e l’eventuale minor prezzo dell’energia elettrica per i residenti.
Le isole minori che non sono interconnesse alla rete nazionale, come Pantelleria, hanno dimostrato una certa resistenza ad avviare processi di transizione energetica, nonostante il sostegno di diversi progetti europei e interventi statali. Qual è, secondo la vostra esperienza, la posizione dei distributori locali?
(Giorgi-Moscoloni) Come abbiamo documentato nella Agenda di Transizione Energetica, a Pantelleria l’energia è prodotta da impianti alimentati da fonte fossile, con una quota di rinnovabili ferma al 10%. Riteniamo che ci sia oggi un movimento culturale sempre più forte, in particolare a Pantelleria, che spinge per la transizione energetica e che sollecita gli operatori locali a realizzare soluzioni innovative per bilanciare la rete locale di trasmissione, uno dei problemi ancora aperti a causa della variabilità produttiva di eolico e solare.
Gli esperti partner del progetto ci hanno ricordato che l’sola di Pantelleria ha sempre dimostrato una spiccata sensibilità verso le istanze poste dalla transizione energetica, collocandosi come isola pioniera della decarbonizzazione del proprio sistema elettrico sia impiegando tecnologie già mature sia ospitando un laboratorio sperimentale per la produzione di energia da moto ondoso.
Queste istanze sono state raccolte anche dal distributore locale che si è impegnato in questa direzione anche attraverso atti formali, senza dimenticare che un vero percorso di decarbonizzazione deve puntare all’eliminazione delle fonti fossili e, al contempo, garantire il regolare approvvigionamento di energia.
In questo processo una parte importante l’avranno gli interventi di efficienza energetica.
Ad esempio il progetto RENEWDAMMUSI, finanziato tramite il programma NESOI, vuole incoraggiare la diffusione di rinnovabili e interventi di alta efficienza energetica per le tipiche abitazioni locali, i dammusi, proponendo un approccio innovativo nella gestione delle procedure di autorizzazione a scala insulare.
Il progetto coinvolge gli attori istituzionali responsabili delle procedure di autorizzazione ambientale e paesaggistica nella definizione di linee guida tecniche che consentano la realizzazione di interventi di efficienza energetica sugli edifici pubblici e privati di Pantelleria.
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