Comunità energetiche promosse dal basso? Si può, anzi si dovrebbe!

Succede a Siena, dove l’Associazione Sienaenergie è pronta per realizzare Comunità energetiche nel proprio territorio. Hanno aggregato istituzioni, volontariato, professionisti e finanza e puntano a dare supporto agli Enti locali.

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“Mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini consapevoli e attenti possa cambiare il mondo: è sempre stato l’unico modo per farlo”. (Margaret Mead, antropologa).

Si chiama Comunità energetica rinnovabile Sienaenergie, ha un capitale sociale di circa 17.000 euro raccolto grazie a un contributo di 12.000 euro della Fondazione Monte dei Paschi di Siena oltre alle quote versate dagli oltre 125 associati che sin qui hanno aderito con un contributo di 50 euro.

Consapevoli e attenti sono senz’altro gli oltre 20 membri dell’Associazione che formano i 4 gruppi di lavoro legati allo sviluppo delle CER e alla realizzazione degli impianti di produzione: amministrazione, comunicazione, gestione dei rapporti con gli associati e aspetti tecnici.

Il Consiglio direttivo, composto da sette membri, è presieduto da Alessandro Vigni che tiene a sottolineare l’importanza del gruppo di lavoro tecnico formato da una dozzina tra ingegneri e architetti e tre aziende installatrici di impianti che, come tutti gli altri, hanno finora lavorato su base volontaria.

Gli attuali soci sono distribuiti su sei cabine primarie di cui tre afferiscono alla città di Siena, una a Colle Val d’Elsa, una nella zona del Comune di Sovicille e un’altra in quella di Castelnuovo Berardenga.

Lo statuto prevede che l’Associazione possa gestire più configurazioni di CER riferite alle cabine primarie nel territorio regionale pur avendo come unico limite la Zona di Mercato.

“Probabilmente non andremo oltre la provincia di Siena – spiega Vigni – comunque, questa è l’area entro cui stiamo coinvolgendo alcune amministrazioni locali dopo aver raccolto le informazioni di base dei nostri soci per capire chi ha a disposizione tetti e superfici e intende realizzarvi gli impianti”.

Per statuto, l’Associazione è aperta a tutti i consumatori, in particolare i clienti domestici, privilegiando quelli appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili.

Coerentemente, conferma Vigni, il regolamento per la gestione delle configurazioni, ancora in fase di studio e che sarà discusso e approvato in una prossima assemblea, tenderà a privilegiare la funzione sociale della CER, erogando la maggior parte degli incentivi per l’energia condivisa ai consumer, tenendo anche conto della loro condizione di bisogno.

Via via che entrano in esercizio nuovi impianti, l’Associazione si preoccupa di aggregare consumatori che, a regime, condividano tutta l’energia non autoconsumata e immessa in rete.

Il modello di business prevede che i singoli membri o associati realizzino gli impianti, mentre l’Associazione avrà il ruolo di gestire i rapporti con il Gse e fornire informazioni e supporto agli associati.

Naturalmente, chi lo desidera può usufruire delle prestazioni professionali dei tecnici del gruppo di lavoro che attualmente, spiega Vigni, “sta lavorando per le autorizzazioni paesaggistiche, laddove esistono vincoli, per ottenere un’unica autorizzazione della Soprintendenza che valga per 5 anni a fronte della quale poi ogni condomino può realizzare quando vuole il proprio impianto”.

Il ritardo nell’emanazione del decreto ha bloccato l’avvio delle configurazioni, ma non l’attività dell’Associazione. “Abbiamo trattative in corso in diversi comuni per avere in concessione delle superfici, ad esempio parcheggi, su cui realizzare impianti fotovoltaici che potremo fare con nostri fondi”, dice il responsabile dell’associazione.

Lo schema prevede di usufruire del 50% di detrazione fiscale per gli impianti finanziati dai cittadini, singoli o aggregati. Qualora dovessero essere disponibili i contributi a fondo perduto del PNRR o di Regione Toscana, si potrà valutare di realizzare impianti di proprietà dell’Associazione stessa.

“Stiamo definendo con il Monte dei Paschi di Siena una convenzione in virtù della quale i soci potranno avere accesso a finanziamenti agevolati per la realizzazione degli impianti – ci illustra Vigni – con la banca stessa che è socia dell’Associazione, avendo sedi e uffici in ciascuna delle sei cabine primarie considerate”.

Sono soci di Sienaenergie anche il circolo di Legambiente e la CGIL di Siena, il Sunia, l’Unione Provinciale Agricoltori, l’Arcidiocesi di Siena Colle Val d’Elsa e Montalcino e l’Università di Siena.

Con l’Università di Siena l’associazione sta lavorando a un software gestionale che consentirà di dare visibilità ai membri della CER circa la disponibilità di energia da condividere, attraverso il monitoraggio della produzione.

Oltre al Dipartimento di Ingegneria dell’informazione e scienze matematiche è coinvolto anche il Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive che sarà coinvolto nella comunicazione, a partire dalla realizzazione del sito web. Con il loro contributo verrrà realizzata anche una app per agevolare la comunicazione con i soci.

Insomma, si tratta di un importante lavoro organizzativo e di aggregazione che vede la partecipazione di un’ampia parte del mondo associativo e della società civile con conoscenze e competenze specifiche sul territorio.

Una speranza per chi crede nella possibilità che le CER possano svilupparsi non solo grazie al supporto gestionale e finanziario dei player energetici, ma diventando esse stesse attori del mercato elettrico ampliando l’attuale ristretta platea di soggetti che vi partecipano (Il punto sulle Comunità energetiche… che verranno?).

Abbiamo chiesto al Presidente Vigni quali sono state le maggiori difficoltà incontrate in questo percorso, al netto ovviamente dell’annoso ritardo nella pubblicazione ed entrata in vigore del decreto.

“Più che di difficoltà, possiamo dire di aver incontrato degli avversari. Una marea di grandi aziende energetiche che bluffano dicendo che fanno le comunità energetiche, si propongono ai Comuni per fare gli Statuti e andare a costituzione, senza tuttavia poi impegnarsi nella aggregazione di soggetti che condividano l’energia. A queste aziende, infatti, poco importa dell’incentivo per la condivisione dell’energia essendo interessate all’energia prodotta da utilizzare sul mercato. Ci sono, inoltre, aziende installatrici che una volta installato e connesso l’impianto non danno ulteriore assistenza”.

L’Associazione vuole ragionare più in una logica locale, sia per quanto riguarda i finanziamenti che per l’installazione degli impianti, in modo che si sappia sempre chi è l’interlocutore.

“In questo modo – dice Vigni – pensiamo di poter dare un contributo anche alle Amministrazioni locali, spesso non attrezzate, che rischiano di affidarsi a soggetti interessati a fare business, anziché a condividere l’energia autoprodotta, facendo venire meno la finalità sociale, che è il vero scopo delle Comunità energetiche”.

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