Eolico e fotovoltaico verso una crescita esponenziale e costi dimezzati al 2030

Le due fonti rinnovabili forniranno oltre un terzo di tutta l'energia globale, rispetto all'attuale 12%, entro la fine di questo decennio. Dati e analisi di nuovi studi sullo sviluppo della transizione energetica.

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L’aumento della capacità di generazione fotovoltaica, eolica e delle batterie al 2030 è ora in linea con gli obiettivi Iea (Agenzia internazionale dell’energia) di azzeramento netto delle emissioni entro metà secolo.

È quanto indica una nuova analisi del centro studi americano Rocky Mountain Institute (RMI), in collaborazione con il Bezos Earth Fund (link in fondo).

Secondo i ricercatori, fotovoltaico ed eolico forniranno oltre un terzo dell’energia mondiale in tutte le sue forme entro il 2030, rispetto all’attuale 12% circa, e si prevede che il forte calo dei costi registrato negli ultimi 10 anni continuerà, con le due tecnologie che dimezzeranno ulteriormente il loro prezzo entro la fine di questo decennio.

Un’altra analisi, a cura del Systems Change Lab, un secondo ente di ricerca creato dal World Resources Institute e dallo stesso Bezos Earth Fund, mostra come otto Paesi, fra cui Uruguay, Danimarca e Namibia, stiano dimostrando concretamente che raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è possibile.

I Paesi in questione, infatti, hanno aumentato la propria capacità di generazione fotovoltaica ed eolica a ritmi superiori a quelli necessari per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, secondo gli scenari della Iea.

L’obiettivo della CoP 28 di triplicare la capacità delle rinnovabili entro il 2030 è ora a portata di mano, a condizione che vengano rimosse ulteriori barriere. Fra le priorità ci sono gli investimenti nella rete elettrica, la semplificazione delle autorizzazioni, il miglioramento delle architetture di mercato e una maggiore capacità di stoccaggio.

Picco della domanda di fonti fossili

La crescita esponenziale della capacità rinnovabile installata annualmente (grafico sotto), ha portato il sistema elettrico a un punto di svolta globale, in cui la transizione dai combustibili fossili alle energie verdi è diventata difficile da fermare o invertire.

Ciò fa pensare che la domanda di combustibili fossili abbia raggiunto il picco nel settore elettrico e che sarà in caduta libera entro la fine del decennio, secondo i ricercatori.

Fotovoltaico ed eolico potrebbero generare 12-14mila TWh entro il 2030 a livello mondiale, cioè 3-4 volte di più rispetto al 2022, secondo Systems Change Lab. Questo supererebbe anche le recenti richieste di triplicare la capacità totale di energia rinnovabile entro il 2030, avanzate precedentemente all’organizzazione della CoP 28, prevista a fine 2023 a Dubai.

Nel frattempo, secondo l’analisi dell’RMI, la domanda di energia elettrica da combustibili fossili subirà un forte declino, con una riduzione fino al 30% entro il 2030 rispetto al picco del 2022, poiché l’elettricità rinnovabile risulterà ancora più conveniente degli idrocarburi in termini di costi.

La forte crescita dell’elettricità rinnovabile sta poi producendo benefici diffusi, tra cui la sicurezza dell’approvvigionamento e la crescita dell’occupazione, oltre a contrastare l’inflazione dei prezzi.

Paesi diversi in testa

Gli otto paesi che hanno già incrementato la produzione solare ed eolica a ritmi sostenuti sono l’Uruguay, la Danimarca, la Lituania, la Namibia, i Paesi Bassi, la Palestina, la Giordania e il Cile, dimostrando che una rapida transizione può essere realizzata in molti contesti diversi, secondo Systems Change Lab.

A livello mondiale, l’eolico e il fotovoltaico devono passare dal 12% attuale al 41% dell’energia complessiva entro il 2030, con un aumento di 29 punti percentuali.

Danimarca, Uruguay e Lituania hanno già ottenuto un incremento del genere in un arco di tempo di otto anni. Namibia, Paesi Bassi, Palestina, Giordania e Cile hanno aumentato la produzione di energia solare ed eolica a ritmi di crescita coerenti con gli obiettivi per cinque anni.

Questi Paesi hanno aumentato la produzione di energia eolica e fotovoltaica in circostanze molto diverse. Si tratta, infatti, di Paesi in via di sviluppo e sviluppati, con un Pil pro capite che varia da 4.000 a 67.000 dollari l’anno.

I Paesi in questione hanno spinto sull’acceleratore delle rinnovabili grazie a una serie di fattori, tra cui l’adozione di politiche intelligenti ed efficaci, il mantenimento di un alto impegno politico, la riduzione dei costi delle energie rinnovabili e la volontà di migliorare la sicurezza energetica.

“Il trend di crescita esponenziale dell’elettricità rinnovabile può essere sfruttato per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad anticipare i tempi e a passare più rapidamente a un sistema elettrico più pulito e conveniente”, ha dichiarato Andrew Steer, Presidente e amministratore delegato del Bezos Earth Fund.

Il vantaggio dei costi dà impulso all’energia verde

I tassi esponenziali di diffusione delle rinnovabili stanno facendo scendere i prezzi, instaurando un circolo virtuoso a un ritmo senza precedenti, e rendendo più costosi gli idrocarburi nella maggior parte dei mercati, secondo i ricercatori.

Il costo dell’elettricità rinnovabile è crollato negli ultimi 10 anni, superando un ostacolo fondamentale alla sua diffusione su larga scala. Nello specifico, i costi dell’energia fotovoltaica e delle batterie sono diminuiti dell’80% tra il 2012 e il 2022, mentre i costi dell’eolico offshore sono scesi del 73% e quelli dell’eolico onshore del 57%, secondo i dati di BloombergNEF (BNEF).

RMI prevede che quella che è già la forma di elettricità più economica della storia, dimezzerà ancora il suo costo entro il 2030: il fotovoltaico scenderà a 20 $/MWh rispetto agli oltre 40 $/MWh attuali.

Punto di svolta o grave carenza?

Gli studi di RMI, Bezos Earth Fund e Systems Change Lab potrebbero sembrare contraddittori rispetto ai dati attesi a breve dal Global Stocktake, il meccanismo dell’Onu che fornisce i risultati di una valutazione biennale degli sforzi globali per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi.

Il Global Stocktake, infatti, dovrebbe evidenziare una grave carenza di iniziative per arginare l’accelerazione della crisi climatica. Tuttavia, si tratta di una valutazione retrospettiva che non tiene conto della crescita esponenziale delle nuove tecnologie energetiche, nei settori più importanti finora occupati dai combustibili fossili, secondo RMI.

Crescita lineare vs crescita esponenziale

La disparità di giudizio è dovuta principalmente ad un approccio “lineare” nelle stime di crescita delle rinnovabili.

Per gli studi citati sopra, invece, la crescita delle rinnovabili ha più le caratteristiche di un andamento esponenziale. La chiave è rimuovere le barriere al cambiamento e consentire alle energie rinnovabili di mantenere la loro attuale traiettoria di crescita.

Per illustrare la differenza tra crescita lineare ed esponenziale, consideriamo la questione della capacità fotovoltaica nel 2050. Supponiamo che sia necessario installare 30.000 GW di moduli solari dal 2020 al 2050 per azzerare le emissioni nette. Secondo BNEF, nel 2022 sono stati installati 250 GW di moduli fotovoltaici e alla fine dell’anno le installazioni totali sono ammontate a 1.200 GW.

Un approccio lineare presuppone che dobbiamo installare 1.000 GW l’anno. Ma poiché ne stiamo installando solo 250, vuol dire che non riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi, visto l’enorme divario fra 1.000 e 250, pari a 750 GW l’anno.

Un approccio esponenziale rileva invece che la crescita della generazione solare ha seguito una curva a S per decenni.

Per arrivare a 30.000 GW nel 2050, dobbiamo continuare a risalire lungo la curva a S, fino a circa 1.000 GW nel 2030, poi salire un po’ al di sopra di quel livello per i prossimi 20 anni. In questo modo, raggiungere o superare 30.000 GW di capacità fotovoltaica è del tutto fattibile, a patto di non subire troppe frenate e di rimanere sulla buona strada.

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