L’Italia, con la Spagna, è il Paese europeo che avrà la quota più alta di eolico e fotovoltaico nel mix elettrico nazionale al 2050.
Le due fonti rinnovabili copriranno oltre l’80% della generazione di elettricità entro metà secolo nello Stivale, con un traguardo intermedio del 50% circa nel 2030 e quindi c’è un enorme potenziale ancora da sfruttare nei prossimi anni, visto dove ci troviamo in questo momento.
Il dato arriva dal rapporto annuale pubblicato da Statkraft sulla transizione energetica globale, il Low Emissions Scenario 2023 (link in basso).
L’Italia era intorno al 15% di elettricità generata da eolico e solare nel 2022 sulla domanda (17,4% sulla produzione elettrica nazionale) e in leggera crescita nei primi 9 mesi del 2023; ma è ampiamente superata da Paesi come Germania, Gran Bretagna e Spagna, a causa soprattutto della notevole complessità delle autorizzazioni per fare nuovi impianti.
Il fotovoltaico italiano intanto sta ripartendo in termini di nuova potenza installata: nei primi 8 mesi del 2023 si sono fatti circa 3,1 GW, in crescita del 115% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Statkraft è il principale produttore europeo di energia rinnovabile, basato in Norvegia; il suo scenario è stato sviluppato da oltre 50 esperti del settore energetico.
In particolare, gli analisti ritengono che si installeranno circa 49 GW di nuovo fotovoltaico ogni anno in Europa da qui al 2030, in linea con l’obiettivo del piano REPowerEU.
La crescita dell’eolico sarà invece più contenuta: 26 GW/anno in media, meno di quanto previsto da REPowerEU (32 GW), confermando così le attuali difficoltà del settore dovute a una serie concomitante di fattori, tra cui elevata inflazione, aumento dei costi, lentezza delle autorizzazioni, difficoltà a finanziare i grandi progetti (soprattutto offshore).
Gli altri scenari elaborati da Statkraft nel Clean Tech Rivalry e Delayed Transition si riferiscono, rispettivamente, all’intensificarsi della competizione tra Ue, Cina e Stati Uniti per controllare le catene di approvvigionamento delle tecnologie pulite e a un ritardo delle politiche pro-clima e pro-rinnovabili, dovuto a tensioni sociali e geopolitiche.
Lo scenario Low Emissions (vedi allegato in basso), si spiega nel focus sui dati europei, assume che la Ue raggiunga il target del pacchetto Fit for 55 per il 2030 (ridurre le emissioni del 55% rispetto al 1990) per poi azzerare le emissioni al 2050.
Per il 2040, si è considerato un obiettivo di riduzione del 90-95%, che Bruxelles non ha ancora formalizzato e che dovrebbe essere uno dei prossimi passi dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen.
Un altro dato interessante è che gli analisti si aspettano una crescita ancora più marcata delle pompe di calore, con 42 milioni di nuove pompe di calore al 2030 rispetto ai 30 milioni indicati da REPowerEU.
Inoltre, l’idrogeno avrà un ruolo essenziale per decarbonizzare i settori “hard-to-abate”, quelli più difficili da elettrificare direttamente, come le industrie pesanti e i trasporti navali. Si prevede una domanda intorno a 200 TWh di idrogeno nel 2030 in Europa, per poi balzare a 1.600 TWh nel 2040, spinta dalle industrie, dai trasporti e dalla produzione di carburanti sintetici (e-fuel).
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