Per una rapida diffusione delle rinnovabili l’ostacolo principale è il permitting

Dal "Forum QualEnergia Sicilia 2020" la fotografia sullo stato delle energie rinnovabili in Italia e in Sicilia, le difficoltà e le strategie per accelerare la potenza installata. Il punto del senatore Girotto, presidente della Commissione Industria.

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Procedure di autorizzazione lunghissime, ridondanti e farraginose con tronchi, rami e rametti della pubblica amministrazione che troppo spesso vanno in direzioni opposte, rendendo impossibile aumentare la potenza rinnovabile installata in tempi compatibili con la realtà degli investimenti, dello sviluppo tecnologico e degli obiettivi di decarbonizzazione.

La questione del cosiddetto “permitting” è stato il filo rosso che ha legato i molti temi trattati nella seconda conferenza regionale “Forum QualEnergia Sicilia 2020”, tenutasi venerdì scorso in streaming da Palermo e a cui hanno partecipato i rappresentanti di molte organizzazioni, dal Kyoto Club a Legambiente al Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica (FREE), dall’Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV) ad Elettricità Futura, da Terna all’Università di Palermo, oltre a svariare aziende.

Accanto al tema delle barriere procedurali, l’altra chiave di lettura di molti interventi, collegata alla prima, è quella delle barriere mentali e culturali, con cui ancora si scontrano troppi operatori delle energie rinnovabili, e di quello che si sta facendo per appianarle, riguardo per esempio il fotovoltaico in agricoltura, il repowering eolico e la diffusione degli impianti di comunità.

A fare un bilancio della situazione corrente e degli sforzi di miglioramento in atto, ci ha pensato Gianni Girotto, presidente della commissione Industria del Senato, alla fine del convegno, che si può rivedere a questo link.

Le “positività” sono sicuramente due: il varo delle comunità energetiche, in anticipo anche rispetto alle scadenze europee, e il superbonus fiscale del 110% per l’efficientamento energetico invernale del parco residenziale, ha detto Girotto.

Il senatore ha poi dichiarato che entrambi questi strumenti sono ancora migliorabili, e a tal proposito ha detto di avere da poco inserito degli emendamenti nella legge di delegazione europea sull’implementazione delle comunità energetiche. In particolare, un emendamento descritto come “un deciso passo in avanti” è quello sull’apertura “a un dispacciamento decentralizzato” (si vedano i nostri articoli “Servizi di rete anche ai piccoli e autodispacciamento nella legge delega europea approvata al Senato”Comunità energetiche: incentivi verso la Gazzetta e regole Gse in arrivo ).

“Con un modello di produzione distribuita di energie rinnovabili bisogna passare chiaramente a un modello di dispacciamento decentralizzato”, ha detto Girotto, rispetto al modello centralizzato attuale.

Riprendendo in mano il filo rosso delle autorizzazioni, Girotto ha poi detto che “la madre di tutte le negatività è il permitting, la fase autorizzatoria decisamente troppo lunga, troppo complessa e con troppe volte in cui gli enti locali non perfettamente coesi con la normativa negano le autorizzazioni”.

Il presidente della commissione Industria del Senato ha detto che è su questo fronte che “va fatto lo sforzo principale”, anche se non l’unico.

Fra le iniziative che il governo sta portando avanti c’è, per esempio, quella di “velocizzare la possibilità per le energie rinnovabili, i sistemi di accumulo e il demand response di entrare nel mercato dei servizi ancillari… Stiamo sollecitando Arera a portare avanti tutta una serie di normative che sono in fase di sperimentazione e di definizione”, ha precisato Girotto.

Secondo il senatore, infatti, “possiamo aumentare moltissimo la produzione rinnovabile, ma se poi non c’è una regolazione che funziona, abbiamo aperto il rubinetto, ma l’acqua si disperde e non viene convogliata efficientemente”, ha detto.

Se si vogliono chiudere le centrali a carbone prima e poi quelle a gas il più velocemente possibile è necessario anche intervenire sui meccanismi di assegnazione degli incentivi, ha detto Girotto, rivedendo il Decreto FER 1 e ampliando la portata del prossimo Decreto FER 2, che secondo le ultime indicazioni del governo uscirà entro la fine di questo mese.

Parlando del Decreto FER 2, il presidente della X commissione ha detto di vedere grandi opportunità “per il paese in generale ma soprattutto per la Sicilia, per quanto riguarda il solare a concentrazione (CSP) che sarà inserito nel FER 2, e per l’eolico offshore, anch’esso presente nel decreto. Ci saranno decisamente buone opportunità per i progetti che sono stati depositati in corso di autorizzazione”.

Circa il fotovoltaico in agricoltura, o agrivoltaico, di cui abbiamo recentemente parlato in questo articolo, Girotto ha detto che “urbi et orbi le associazioni ambientaliste hanno da tempo validato, sposato lo strumento… E a mio personale avviso è una soluzione che potrebbe veramente salvare capra e cavoli; si potrebbero prendere veramente i classici due piccioni con una fava, rivalorizzando una serie di posizioni agricole che non sono proprio floride, con una produzione di energie rinnovabili di cui abbiamo un bisogno enorme”.

Girotto ha poi indicato la necessità di istituire una carbon tax ai confini europei, senza la quale “continueremo a essere cornuti e mazziati”.

“Senza di questa non andiamo da nessuna parte, non solo sul settore delle energie rinnovabili ma anche sulla plastica e di altri prodotti da cui noi continuiamo a subire una concorrenza non giusta da parte dei paesi fuori dall’Unione europea, perché in buona parte noi paghiamo le esternalità negative con i certificati di emissione, mentre gli altri paesi producono in maniera molto più sporca e quindi i loro prodotti ci arrivano con prezzi più bassi anche per questo motivo”.

Girotto ha concluso accennando ad altre due sfide e opportunità per l’Italia, quella dell’idrogeno e delle comunità dell’energia rinnovabile.

Circa l’idrogeno, Girotto ha sottolineato che deve trattarsi non di idrogeno blu o grigio, prodotto con il gas naturale, ma di idrogeno verde, generato con elettricità da fonti rinnovabili.

“Ma se non riusciamo nemmeno a produrre abbastanza [energie rinnovabili] per i nostri consumi attuali, figuriamoci poi quando vorremmo farne tanto di idrogeno. Quindi l’invito è per tutte le parti sociali, per tutti i parlamentari, gli stakeholder di concentrarsi sulla rimozione degli ostacoli che ci impediscono di aumentare di 6 volte l’attuale ritmo di installazione degli impianti a energie rinnovabili” per rispettare gli obiettivi del PNIEC.

Circa le comunità energetiche, secondo Girotto, queste possono fare molto per invertire il riflesso condizionato di molte realtà locali contro gli impianti verdi – la cosiddetta sindrome Nymby, “not in my backyard”, cioè “non nel cortile di mia casa mia”.

“Le comunità energetiche possono trasformare il Nymby in Simby, cioè possono ribaltare finalmente l’atteggiamento dei cittadini locali”, ha concluso Girotto, ribadendo comunque che “il tema centrale rimane quello di avere un permitting più snello e con minori ostacoli non logici, perché se non si deve fare un impianto e ci sono validi motivi per non farlo, d’accordissimo, non si fa ma, ma se non ci sono validi motivi per non farlo, allora dobbiamo assolutamente farlo”.

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