Minerali critici, un mercato raddoppiato negli ultimi 5 anni

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La domanda di litio è triplicata. Investimenti in sviluppo adeguati, ma non bisogna abbassare la guardia, secondo il nuovo Critical Minerals Market Review 2023 della Iea.

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Il mercato dei minerali critici, fondamentali per veicoli elettrici, turbine eoliche, moduli fotovoltaici e altre tecnologie chiave della transizione energetica, è raddoppiato negli ultimi cinque anni.

A mostrarlo è un nuovo report Iea pubblicato oggi, 11 luglio, insieme a un data explorer online (link in basso).

La corsa delle tecnologie low carbon, emerge dal rapporto, sta alimentando un’enorme domanda di minerali come litio, cobalto, nichel e rame.

Dal 2017 al 2022, il settore energetico è stato il principale fattore alla base di una triplicazione della domanda complessiva di litio, un aumento del 70% della domanda di cobalto e un aumento del 40% della richiesta di nichel.

Nel 2022, le tecnologie dell’energia pulita hanno pesato per il 56% della domanda del litio, il 40% del cobalto e il 16% del nichel. Cinque anni fa, le percentuali destinate al low carbon erano del 30% per il litio, del 17% per il cobalto e del 6% per il nichel.

Spinta dalla crescente domanda e dai prezzi elevati, la dimensione del mercato dei minerali chiave per la transizione energetica è appunto raddoppiata negli ultimi cinque anni, raggiungendo 320 miliardi di dollari nel 2022.

Sul fronte prezzi, il report ricorda i notevoli aumenti registrati nel 2021 e a inizio 2022, accompagnati da forte volatilità, in particolare per litio e nichel. La maggior parte dei prezzi ha iniziato a moderarsi nella seconda metà del 2022 e nel 2023, ma i valori rimangono ben sopra le medie storiche.

In risposta, gli investimenti sono aumentati del 30% lo scorso anno, dopo un aumento del 20% nel 2021. Tra i diversi materiali, il litio ha avuto la crescita più netta degli investimenti, con un balzo del 50%, seguito da rame e nichel.

“La forte crescita della spesa da parte delle aziende per lo sviluppo di forniture di minerali supporta l’accessibilità e la velocità delle transizioni energetiche pulite, che saranno fortemente influenzate dalla disponibilità di minerali critici”, si legge nella presentazione del report diffusa dall’Agenzia internazionale per l’energia.

Se tutti i progetti minerari pianificati in tutto il mondo saranno realizzati, l’offerta potrebbe essere sufficiente a sostenere gli impegni nazionali sul clima annunciati dai governi.

Tuttavia, il rischio di ritardi nei progetti e di carenze specifiche in alcune tecnologie, lasciano poco spazio all’autocompiacimento riguardo all’adeguatezza dell’offerta. E servirebbero comunque altri progetti entro il 2030, in uno scenario coerente con l’impegno di fermare a 1,5 °C il riscaldamento del pianeta.

Anche la diversificazione dell’offerta rimane una preoccupazione, visto che molti nuovi annunci di progetti vengono da paesi già dominanti.

Rispetto a tre anni fa, la quota dei primi tre produttori di minerali critici nel 2022 è rimasta invariata o ulteriormente aumentata, in particolare per nichel e cobalto.

Sempre di più, ricorda il report, sono gli interventi politici per garantire forniture di minerali critici adeguate e sostenibili: il Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea, l’Inflation Reduction Act degli Usa, le strategie di Australia e Canada e moltissimi altri provvedimenti.

Il Critical Minerals Policy Tracker della Iea identifica quasi 200 politiche e regolamenti in tutto il mondo, di cui oltre 100 di questi emanati negli ultimi anni.

Molti di questi interventi hanno implicazioni per il commercio e gli investimenti, e alcuni prevedono restrizioni all’importazione o all’esportazione.

Tra i paesi ricchi di risorse, ad esempio, Indonesia, Namibia e Zimbabwe hanno introdotto misure di divieto di esportazione per i minerali non lavorati. A livello globale, le restrizioni all’esportazione sulle materie prime critiche sono quintuplicate dal 2009.

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