Metanizzazione della Sardegna, va avanti il piano tra Regione e Mase

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Il presidente della regione sarda Solinas ha chiesto che il rigassificatore venga fatto a Porto Torres, nei pressi di un'area già inserita tra i Siti d'Interesse Nazionale. Forti critiche dal mondo delle rinnovabili, ambientalista e di alcuni sindaci.

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Ampliare la ramificazione della fornitura del metano in Sardegna con l’obiettivo di superare il dato di “appena” 5mila famiglie servite

Questo è il piano ormai definito dal Mase e la giunta regionale per la metanizzazione dell’isola, per la quale avrà un ruolo cruciale la dorsale di Enura, joint venture tra Snam e Sgi, lunga complessivamente 583 chilometri e suddivisa in un tratto Sud, da Cagliari a Palmas Arborea (235 km), e un tratto Nord, da Palmas Arborea a Porto Torres e Olbia (348 km), collegato anche a Sassari e Nuoro.

L’infrastruttura è osteggiata dalle associazioni di categoria delel rinnovabili, dagli ambientalisti e da alcuni sindaci che ritengono invece necessario investire nell’enorme potenziale rinnovabile dell’isola e sugli accumuli piuttosto che in fonti fossili.

Secondo il presidente sardo Christian Solinas si tratta però di “un’opera strategica per lo sviluppo dell’Isola”. “Nelle nostre interlocuzioni – ha spiegato il governatore parlando con i sindacati regionali e confederali territoriali di Cgil, Cisl e Uil e una rappresentanza dei sindaci sulcitani – abbiamo chiesto al ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica che il rigassificatore vada a Porto Torres, dove c’è già un porto industriale, che si può connettere con gli altri bacini della Sardegna. In questo modo si accorcerebbero i tempi per l’arrivo del gas nell’isola”.

Secondo la bozza dell’accordo tra Regione e Mase l’unità galleggiante di Porto Torres dovrebbe inoltre essere potenziata rispetto ai 5mila metri cubi inizialmente previsti (si parla di 25mila metri cubi).

Come più volte abbiamo scritto, la diffusione del gas nell’isola penalizza il percorso di una giusta transizione energetica che invece avrebbe potuto intraprendere una delle regioni italiane più segnate in passato da un processo di industrializzazione dannoso per l’ambiente.

Per questo motivo ci sono stati negli ultimi anni diversi studi e azioni politiche per provare a fermarne il processo di metanizzazione. I primi cittadini di Olzai e Villanovaforru hanno spiegato in una lettera indirizzata alle autorità regionali che “a differenza di quanto è possibile ottenere con l’elettrificazione dei consumi prodotta tramite fonti rinnovabili, l’utilizzo del metano non comporterà benefici economici né per gli utenti domestici, né per le piccole e medie imprese”.

Contestualmente i due sindaci hanno chiesto alla Regione l’adozione di nuove politiche basate sull’efficientamento energetico, l’elettrificazione dei consumi e la generazione distribuita da piccoli impianti da fonti rinnovabili dedicati all’autoconsumo.

Lo scorso anno un rapporto di ReCommon chiamato “Snam, giù le mani dalla Sardegna” sottolineava come proprio l’area industriale di Porto Torres abbia già ospitato in passato due grandi impianti inquinanti: la raffineria e il petrolchimico dell’Eni, adesso ridimensionati e convertiti attraverso progetti di “chimica verde” seppur senza le bonifiche richieste, e la centrale a carbone di Fiume Santo.

Nei pressi del sito in cui dovrà sorgere il rigassificatore galleggiante la concentrazione di inquinanti nel terreno, nell’acqua e nell’aria ha portato il governo a inserire la zona nella lista dei Siti d’Interesse Nazionale.

La Sardegna ha oggi consumi elettrici annuali molto bassi (tra 8,5 e 9 TWh) e avrebbe tutte le possibilità per essere una regione alimentata quasi esclusivamente da rinnovabili, ma la politica nazionale e regionale resta ancorata al mito del gas (vedi anche recente webinar “Sardegna Rinnovabile“).

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