Meloni e Scholz spingono per il nuovo “corridoio sud dell’idrogeno”

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Il maxi progetto, promosso anche da Snam, punta a trasportare fino a 4 milioni di tonnellate/anno di H2 verde dall'Africa all'Europa. Ma le incognite sono tante.

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L’incontro di ieri a Roma tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la premier Giorgia Meloni ha portato, tra le altre cose, nuova linfa al progetto del “corridoio sud dell’idrogeno” promosso da Snam con altri operatori austriaci e tedeschi delle reti gas.

È il maxi collegamento di 3.300 km che dovrebbe unire Europa e Nord Africa, battezzato SoutH2 Corridor, con una capacità di trasporto fino a 4 milioni di tonnellate/anno di idrogeno. In pratica, il corridoio potrebbe garantire oltre il 40% delle importazioni di idrogeno verde previste dal piano RepowerEU per il 2030.

Sul fronte energetico, ha dichiarato Meloni dopo l’incontro di ieri, giovedì 8 giugno, “siamo d’accordo sul fatto che è molto importante assicurare la diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento, lavorare sulle infrastrutture di collegamento, particolarmente nel Mediterraneo”.

“Su questo – ha aggiunto – lavoriamo insieme con la Commissione europea, per esempio, a sostegno del progetto SoutH2 Corridor che collegherà i flussi, in futuro, di idrogeno verde di Italia, Germania, Austria”.

Per il progetto, infatti, gli operatori a dicembre 2022 hanno chiesto a Bruxelles lo status di “progetto di comune interesse” nell’ambito del regolamento TEN-E sulle reti energetiche trans europee.

Scholz, riferendosi al nuovo corridoio di importazione, ha evidenziato che l’espansione delle reti energetiche “andrà a vantaggio di tutti e aumenterà la sicurezza dell’approvvigionamento energetico”.

L’idea è produrre idrogeno verde a costi competitivi sin Africa ettentrionale, sfruttando le potenzialità di nuovi grandi parchi eolici e fotovoltaici. Poi l’H2 sarebbe trasportato fino ai centri di consumo europei, in particolare verso le industrie “pesanti” che consumano molta energia da combustibili fossili.

Per l’Italia, ad esempio, si parla dei poli industriali di Augusta e Taranto.

La rete dedicata all’idrogeno potrebbe anche facilitare gli scambi di H2 prodotto in Europa e favorire la sicurezza delle forniture, grazie ai collegamenti con vari depositi di stoccaggio.

Il corridoio dovrebbe basarsi in larga parte sull’utilizzo di tubazioni esistenti per il gas naturale, riqualificate per consentire il trasporto di idrogeno.

Vedremo come si svilupperà l’iniziativa, ricordando che progetti di questo tipo hanno diverse incognite: tempi e costi di realizzazione, nuove dipendenze per le forniture di energia da Paesi con potenziali instabilità geopolitiche, effettiva disponibilità di idrogeno prodotto in Africa.

Secondo le ultime analisi di Althesys nell’Irex Annual Report 2023, in Italia l’idrogeno è destinato a rimanere una “risorsa scarsa” per diverso tempo, perché le iniziative in campo sono perlopiù di piccole dimensioni e senza le necessarie economie di scala.

Bisogna quindi focalizzare gli investimenti nei settori dove l’uso di H2 verde appare più conveniente dal punto di vista economico ed energetico, ad esempio nelle acciaierie. Ma non è detto che l’ipotesi di realizzare una rete dedicata all’idrogeno lunga migliaia di km sia vincente.

Molto dipenderà da come sarà indirizzata la filiera europea e italiana dell’idrogeno, con quali priorità e verso quali consumatori finali.

Ad esempio, potrebbe essere più utile, efficiente e conveniente creare reti per il trasporto di idrogeno a medio-corto raggio verso alcuni distretti produttivi, collegate a loro volta agli elettrolizzatori e agli impianti a fonti rinnovabili.

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