Sono decenni che la tecnologia principale per estrarre il litio resta invariata. L’attuale metodo evaporativo ha però un tasso di recupero abbastanza basso di questo prezioso metallo, compreso tra il 40% e il 60%, ed è molto criticato per il suo impatto ambientale.
Per soddisfare in modo sostenibile la domanda di questo minerale, fondamentale per la transizione energetica, molte aziende stanno quindi passando a una nuova tecnologia, l’estrazione diretta del litio, o DLE (Direct Lithium Extraction). Un processo che, se commercializzato con successo, porterà entro fine decennio a una produzione equiparabile a quella ottenuta tramite evaporazione, secondo stime di BloombergNEF.
Gli analisti prevedono che la domanda di litio aumenterà fino a 3 milioni di tonnellate di carbonato di litio equivalente (LCE) entro il 2030, rispetto a 1,2 milioni di tonnellate nel 2024: la richiesta quasi triplicherà entro sei anni.
Si stima poi che la produzione da DLE aumenterà a 526mila tonnellate di LCE entro il 2030, dalle 140mila attese nel 2024. È probabile che nello stesso periodo, il metodo evaporativo porti a incrementi dalle 321mila tonnellate del 2024 a 563mila.
Nella Direct Lithium Extraction i fluidi vengono pompati dalla falda in un’unità di trattamento dove, attraverso l’utilizzo di una resina o un materiale assorbente, il minerale viene isolato. La salamoia esaurita viene poi reiniettata nel sottosuolo.
Questo processo è meno dannoso per l’ambiente, ma non è il più diffuso. Solitamente, infatti, il litio si ricava attraverso i salar, enormi vasche in cui le soluzioni di litio vengono lasciate evaporare, oppure dalle miniere di lepidolite e spodumene. Quest’ultima modalità resterà comunque prevalente.
La DLE utilizza molta meno acqua rispetto ai salar e consente di sfruttare anche il potenziale geotermico dei fluidi caldi per ricavarne energia. Ha però lo svantaggio di essere molto costosa.
L’ostacolo principale della tecnologia evaporativa è il tempo necessario per recuperare il litio, fino a 18 mesi. La tecnologia DLE risolve questo problema riducendo i tempi di produzione a due settimane.
Nonostante il crollo dei prezzi del litio (a inizio 2024 era arrivato ai minimi dal 2020 con una discesa dell’80% in meno di un anno, intorno ai 13.300 dollari per tonnellata), secondo Bnef le aziende continueranno a investire in questa tecnologia meno impattante. Attualmente la quota di litio prodotta globalmente da fonti di salamoia, tra DLE ed evaporazione, ammonta a circa il 54% delle 790mila tonnellate di LCE attese nel 2024.