La nuova Carta dell’energia tutela un po’ meno le fossili

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Arrivata l'intesa sulla riforma del trattato dell'Energy Charter Treaty: secondo Bruxelles il testo è ora in linea con gli obiettivi climatici.

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Prende forma la nuova Carta della energia (Energy Charter Treaty) con un accordo di compromesso raggiunto tra le 53 Nazioni che vi aderiscono; ricordiamo che il nostro Paese era uscito dal trattato nel 2016, anche se continuerà a subirne gli effetti per parecchi anni per gli investimenti effettuati entro quella data.

Secondo una nota della Commissione Ue, che ha proposto la riforma della Carta, il testo è ora più allineato agli obiettivi climatici e di transizione energetica verso le tecnologie pulite.

Difatti, spiega Bruxelles, la Carta revisionata consentirà, ai Paesi che lo vorranno, di eliminare la protezione per gli investimenti esistenti in combustibili fossili dopo dieci anni dalla entrata in vigore delle nuove norme (invece dei 20 anni previsti dalla legislazione vigente), grazie al “meccanismo di flessibilità”.

Mentre i nuovi investimenti in energie fossili saranno esclusi dalla protezione dopo nove mesi; Unione europea e Gran Bretagna hanno deciso di escludere dalle protezioni gli investimenti esistenti in carbone, gas e petrolio dopo dieci anni e quelli nuovi “con limitate eccezioni” dal 15 agosto 2023.

Inoltre, grazie alle modifiche concordate tra le parti, non si potranno avviare dispute tra soggetti che appartengono alla stessa organizzazione regionale di integrazione economica, come la Ue, quindi non saranno più ammessi ricorsi intra-Ue ai fini della applicazione della Carta.

Ricordiamo che la Carta, secondo un recente studio di università americane e canadesi, è uno dei principali trattati internazionali che possono portare a cause legali in campo energetico, essendo regolati dai procedimenti ISDS (Investor-state dispute settlement) per la risoluzione delle controversie tra Stati e aziende.

Difatti, i Paesi con grandi quantità di asset fossili in mano a compagnie straniere, hanno un elevato rischio di rimanere coinvolti in contenziosi legali e di dover sborsare miliardi di dollari in compensazioni finanziarie, in caso di stop anticipato ai progetti oil & gas sui loro territori.

Altra novità della Carta è un allargamento del trattato energetico ai seguenti settori: cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2 (CCUS: Carbon Capture, Utilisation and Storage), idrogeno, ammoniaca, biomasse, biogas e carburanti sintetici.

È prevista poi una revisione quinquennale della Carta, al fine di aggiornare la lista delle fonti e tecnologie coperte dal trattato; sono state anche introdotte delle regole generali per un accesso trasparente e non discriminatorio alle infrastrutture di trasporto di energia, oltre che su vari aspetti che riguardano questo tema (quando tale accesso può essere negato, meccanismi di allocazione della capacità, applicazione di tariffe di trasporto).

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