Moratoria sarda sulle rinnovabili, per ambientalisti e operatori “un grave passo falso”

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Le critiche di Anev, Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club, WWF Italia al ddl approvato dalla giunta della Sardegna, che vieta i nuovi impianti per 18 mesi.

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“Anacronistica”, “un grave passo falso”, “figlia di un accanimento verso le fonti pulite”: questo il tenore dei commenti delle associazioni ambientaliste e degli operatori eolici, contro la moratoria di 18 mesi ai nuovi impianti Fer approvata con un disegno di legge dalla Giunta regionale sarda.

Tale previsione normativa, che ora dovrà passare dal Consiglio regionale, “ha dell’incredibile e sembra figlia di un accanimento, visto negli ultimi mesi di campagna elettorale nell’isola, verso le fonti pulite, che finirebbe per avvantaggiare solo il gas e le centrali a carbone”, evidenzia una nota dell’Anev.

Martedì 30 aprile, ricordiamo, la neo presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha varato la stretta sulle energie green annunciata in precedenza, vietando fino a un massimo di 18 mesi la realizzazione di nuovi impianti per la produzione e l’accumulo di elettricità da fonti rinnovabili “che incidono direttamente sull’occupazione di suolo”, al fine di salvaguardare l’ambiente e il paesaggio.

Ciò vale anche per le procedure di autorizzazione in corso.

Secondo l’associazione nazionale dell’eolico, il provvedimento “sembra chiaramente recare dei profili di illegittimità in quanto in contrasto con le norme nazionali e comunitarie in materia”.

L’inclusione, nella moratoria, anche delle autorizzazioni in corso al momento dell’entrata in vigore della legge, “sembra far pensare anche alla lesione di diritti costituzionalmente tutelati”.

Negli anni, termina la nota, “l’Anev ha dovuto spesso contrastare analoghe iniziative regionali, tutte poi dichiarate illegittime, ma mai abbiamo registrato tanta arroganza nelle dichiarazioni e spregio nelle azioni che per un momento siamo rimasti spaesati, ma poi momento è passato e siamo tornati fortissimamente determinati a combattere con ogni mezzo contro questo atto che reputiamo fortemente lesivo degli interessi innanzitutto dei sardi, poi anche del settore e delle aziende che rappresentiamo”.

Per le associazioni ambientaliste che compongono l’alleanza “Sardegna Rinnovabile” (Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club, WWF Italia), la moratoria “rappresenta un grave passo falso rispetto agli obiettivi di transizione energetica e decarbonizzazione pure sostenuti dalla presidente Todde”.

“Proporre oggi un blocco alle fonti rinnovabili non solo è anacronistico, ma rischia di essere poco responsabile”, scrivono le associazioni in una nota congiunta.

Si sottolinea poi che “il timore per le numerose richieste di connessione alla rete di impianti rinnovabili (che non equivalgono affatto a una autorizzazione dei progetti) e per l’assenza di criteri utili per identificare progetti in linea con il territorio e l’ambiente, come le aree idonee, non possono giustificare una moratoria regionale per le rinnovabili, strumento in relazione al quale la Corte costituzionale è già intervenuta più volte, evidenziando i frequenti casi di illegittimità”.

Secondo l’alleanza Sardegna Rinnovabile, quindi, “con il phase-out dal carbone rimandato a gennaio 2029, in attesa che venga realizzato il Tyrrhenian Link, lo sconsiderato piano di metanizzazione dell’isola […] e una così forte avversione per le energie rinnovabili, la Sardegna rischia di rimanere indietro e di non cogliere l’opportunità di un’economia verde e prospera”.

La Regione, invece, “avrebbe davvero l’occasione di diventare un esempio a livello mondiale di regione a zero emissioni, ma questo potrà avvenire solo abbandonando definitivamente le fonti fossili (con annesse insostenibili infrastrutture) e puntando convintamente sulle rinnovabili, sull’efficienza energetica, su diversificati sistemi di accumulo e su una migliore interconnessione delle reti elettriche”.

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