La Francia frena sull’uscita dal nucleare: tre scenari al vaglio di Parigi

Qualche anticipazione sul nuovo piano pluriennale dell’energia. L’atomo scenderà al 50% del mix elettrico non prima del 2035-2040.

ADV
image_pdfimage_print

La Francia non vuole ridurre il “peso” della generazione elettrica nucleare nei prossimi anni: come previsto (vedi anche QualEnergia.it), il piano proposto dall’ex presidente François Hollande di portare l’atomo al 50% del mix energetico nel 2025, slitterà di almeno un decennio, forse qualche anno in più.

La settimana prossima, Parigi dovrebbe comunicare il nuovo piano pluriennale dell’energia (PPE, Programmation Pluriannuelle de l’Énergie), di cui l’agenzia France-Presse (AFP) ha dato qualche anticipazione poi ripresa dalla stampa nazionale, basata su un documento preparatorio.

Sono tre gli scenari tracciati in questo documento e tutti prevedono un alleggerimento del nucleare al 50% della produzione elettrica francese non prima del 2035-2040.

La contropartita è un progressivo aumento delle rinnovabili al 40% circa della torta energetica, anche se un ruolo sempre così forte del nucleare potrebbe frenare lo sviluppo degli impianti eolici e solari (il dubbio è se ci sarà spazio sufficiente per loro, finché la rete sarà dominata dalle forniture non interrompibili di elettricità generata dai reattori).

In sintesi, il primo scenario citato dall’AFP e raccomandato dal ministero della Transizione ecologica ora guidato da François de Rugy, subentrato lo scorso settembre a Nicolas Hulot, prevede di chiudere 14 reattori nucleari in varie tappe intermedie da qui al 2035, inclusi i due ormai obsoleti di Fessenheim, sui 58 attualmente in funzione.

La diffusione delle rinnovabili sarà al massimo livello, con l’obiettivo di toccare il 40% della generazione elettrica totale nel 2035, con un ritmo di 5-5,5 GW di nuove installazioni annuali, circa il doppio in confronto ai numeri registrati nel 2017 (2,8 GW).

Nel secondo scenario riportato dall’agenzia francese, entrambi i traguardi – stop di certi reattori e sviluppo delle rinnovabili – sono sempre posticipati al 2035 ma con lo sforzo maggiore concentrato negli ultimi anni del periodo di riferimento. Quindi, in sostanza, fino al 2028 nessun impianto nucleare sarà chiuso.

C’è poi un terzo scenario caldeggiato dal ministero dell’economia, ancora più “difensivo” per il nucleare: nessuno stop supplementare di centrali atomiche fino al 2028 (solo le due unità di Fessenheim saranno chiuse) poi nove impianti “ritirati” negli anni seguenti e addirittura la possibilità di costruire quattro nuovi reattori intorno al 2035-2040, in aggiunta al progetto EPR di Flamanville.

In questo quadro, le rinnovabili avanzeranno più lentamente, non più di 3,9-4,9 GW/anno arrivando così al 40% circa del mix elettrico qualche anno più tardi rispetto agli altri scenari, verso il 2034.

ADV
×