La doppia leva che ci serve: corsa delle rinnovabili e occhio alla domanda di energia

Caro energia e troppi freni a energie rinnovabili e accumuli, due facce della stessa medaglia che spiegano l'aumento delle bollette. La ricetta è tagliare i consumi di gas e benzina, e le tecnologie ci sono.

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Le ultime settimane hanno visto salire notevolmente il prezzo delle varie forme di energia, in un’esplosione che ha riguardato molti continenti.

E tutto ciò nelle settimane che precedono la Cop 26 di Glasgow. Sembrerebbe un’atmosfera poco favorevole rispetto alle trattative sul clima, ma al contrario dovrebbe far riflettere e spingere all’adozione di misure più incisive sul fronte della domanda di energia e sulla produzione di rinnovabili.

Come hanno sottolineato soggetti molto diversi, dai vertici UE Von der Leyen e Timmermans, e su un altro fronte società elettriche come l’Enel, una forte accelerazione della produzione rinnovabile negli anni scorsi avrebbe fatto da scudo all’aumento delle bollette.

“Con una maggiore penetrazione delle rinnovabili e degli accumuli si ridurrà il numero di ore in cui il prezzo all’ingrosso verrà definito da tecnologie alimentate a gas, limitando così sempre più l’esposizione della tariffa elettrica alla volatilità dei prezzi delle commodity, gas e CO2”, sostiene con chiarezza Terna.

“I recenti aumenti dei prezzi globali del gas naturale sono il risultato di molteplici fattori ed è impreciso e fuorviante attribuire la responsabilità alla transizione verso l’energia pulita”, ha affermato poi il direttore della Iea, Fatih Birol.

La ripresa economica post-Covid, ondate di freddo in Asia e in Nord America, calo del vento in Europa vengono citate come concause. Il difficile contesto di alti prezzi dell’energia non rappresenta in ogni caso il miglior viatico per la Cop26, anche per l’andamento delle emissioni.

Il mondo nel 2021 sta perdendo il segno della ripresa sostenibile dalla crisi del COVID-19 e “non sta andando nella giusta direzione”, ha affermato ad esempio Taalas, segretario generale del WMO, l’Organizzazione meteorologica mondiale.

Ma facciamo una breve analisi sull’Italia, partendo da un dato. Accelerare la produzione di fonti rinnovabili e la diffusione di pompe di calore elettriche comporta la riduzione dell’utilizzo delle centrali e delle caldaie a gas, contraendo quindi la domanda di metano. Su un altro fronte, la diffusione delle auto elettriche ridurrà la domanda di benzina.

Purtroppo, rischiano invece di passare messaggi sbagliati come nel caso dell’articolo “L’inverno dell’energia pulita” uscito su Repubblica nel quale Federico Rampini afferma: “i limiti del vento e del sole sono noti e ancora non abbiamo tecnologie in grado di superarli”.

Gli rispondiamo dicendo che se in Italia non fossimo stati bloccati per sette anni ad una quota di rinnovabili sulla domanda compresa tra il 38,6% del 2014 e il 38,4% dei primi sette mesi del 2021 avremmo avuto una capacità di risposta decisamente più incisiva.

Raggiungere il 72% di kWh rinnovabili nel 2030, come indicato dal Governo, accelerando nella realizzazione di sistemi di accumulo, ci renderà infatti molto meno esposti alle fluttuazioni dl prezzo del gas.

Peraltro, la stessa decisione del Governo sul contenimento delle bollette poteva essere attuata differentemente, come ha sottolineato Carlo Cottarelli: “un sussidio energetico va a premiare l’energia sporca, mentre si doveva intervenire con sussidi mirati per le famiglie a minor reddito”.

E, naturalmente, è necessaria una pressione sul mondo estrattivo per orientare gli investimenti delle compagnie oil&gas sempre più verso le rinnovabili. Come va appoggiata la proposta di Greenpeace di una petizione europea per proibire la pubblicità alle aziende legate alle fonti fossili, analogamente a quanto si fa per l’industria del tabacco.

Ma questo è solo un lato della questione.

L’elemento principale riguarda i nostri consumi e la necessità di accelerare realmente verso una trasformazione del modello economico in senso circolare, affrontare le diseguaglianze sociali, diventare più sobri, sconfiggere i paradisi fiscali riportati nei giorni scorsi dai Panama Papers.

Quando Greta dice “Green economy bla bla bla o Net zero bla bla bla” esprime il radicalismo di chi ritiene inconcepibile la lentezza con la quale ci muoviamo.

Certamente dei passi avanti sono stati fatti rispetto a solo due anni fa, in termini di obiettivi e di risultati raggiunti, ma è evidente la frustrazione dei giovani di fronte all’inadeguatezza delle risposte rispetto ad una minaccia avvertita come estremamente pericolosa.

L’articolo è tratto dall’editoriale del numero 4/2021 della rivista bimestrale QualEnergia che sarà pubblicata a breve.

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