Idrogeno, la dorsale dalla Tunisia nel Piano d’azione Italia-Germania

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno siglato un accordo che sul piano energetico prevede di importare dal Nord Africa 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030.

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Il Piano d’azione (link in basso) siglato tra Italia e Germania in seguito all’incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dello scorso mercoledì 22 novembre comprende anche un importante passaggio su gas e idrogeno.

Berlino e Roma “porteranno avanti nuove condutture per gas e idrogeno tra Italia e Germania attraverso l’Austria e/o la Svizzera”, attraverso un corridoio “che collega le parti meridionali della Germania e l’Italia con il Nord Africa” allo scopo di “importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030, offrendo enormi possibilità per le importazioni di rinnovabili dal Nord Africa e collegando i poli di domanda in Italia, Germania, Austria e Svizzera”.

Il riferimento è al SoutH2-Corridor, un progetto che si basa su gasdotti già esistenti che vanno dalla Tunisia alla Baviera. Lo scorso mese il governo tunisino aveva annunciato l’intenzione del Paese di produrre 8,3 milioni di tonnellate di idrogeno all’anno entro il 2050. Una quantità enorme, che diventerebbe materia di esportazione anche per i mercati europei, in particolare quello tedesco, particolarmente assetato di H2 per alimentare le sue industrie: Berlino prevede di consumarne fino a 4 milioni di tonnellate ogni anno entro il 2030.

L’intesa tra Meloni e Scholz va nel solco della lettera inviata a maggio scorso dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica italiano Gilberto Pichetto Fratin, dal vice-cancelliere e ministro dell’Economia e del Clima tedesco Robert Habeck e dalla ministra per il Clima e l’Energia austriaca Leonore Gewessler alla commissaria Ue all’Energia Kadri Simson per chiedere che le diverse parti del SoutH2-Corridor ottengano quanto prima lo status di Progetti di interesse comune Ue.

La dorsale dell’idrogeno dovrebbe contribuire, secondo i tre rappresentanti dei rispettivi esecutivi, “alla sicurezza degli approvvigionamenti, a una maggiore diversificazione delle fonti di importazione riducendo al tempo stesso la dipendenza dai fossili”. Nell’ambito della riconversione delle tubature, si legge nel Piano, “Italia e Germania favoriranno l’accelerazione della produzione di energia rinnovabile, gas e idrogeno in Nord Africa” e promuoveremo “ulteriori interconnessioni energetiche con il Medio Oriente e il Nord Africa”.

Meloni ha anche insistito sulla necessità di allentare le regole sul deficit pubblico in settori come la transizione, che secondo il Piano d’azione dovrà puntare a “un’economia decarbonizzata, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica riguardo alle scelte nazionali, sulla base della sostenibilità e dei benefici socioeconomici”, con “condizioni di concorrenza eque per il mondo economico e gli imprenditori”.

I Governi dei due Paesi si sono anche detti “aperti all’esplorazione di nuovi giacimenti di gas naturale in modo da diversificare l’approvvigionamento di gas dell’Europa, che rimarrà necessario ancora per alcuni anni finché la transizione del nostro sistema energetico alla neutralità climatica non sarà stata completata, a condizione che essi sostengano la sicurezza della fornitura di energia in Europa e rimangano in linea con l’Accordo di Parigi”.

Un passaggio del Piano che rischia di prolungare la dipendenza da asset fossili, nonostante il documento rilasciato a margine dell’incontro citi l’intesa dei due Paesi “sull’importanza di eliminare gradualmente i combustibili fossili non abbattuti, compresa l’energia a carbone”, e annunci l’istituzione di un Forum annuale tra il Mimit e il ministero dell’Economia e del Clima tedesco “finalizzato a delineare un approccio coordinato sui principali dossier e sulle politiche di strategia industriale europea”.

Oltre all’idrogeno, che può essere considerato un alleato della transizione energetica a patto di limitarne gli usi in settori specifici, come la chimica o le industrie pesanti (dove elettrificare direttamente i consumi di energia è particolarmente difficile e dispendioso) ci sono stati altri recenti e importanti provvedimenti sull’energia in Germania.

Questi comprendono la recente decisione di abbassare al minimo consentito dalla Ue le tasse sull’elettricità pagate dalle imprese manifatturiere, portandole dagli attuali 1,537 cent/kWh a 0,05 cent/kWh nel 2024 e nel 2025, e il Solarpaket approvato a metà agosto dal Consiglio dei ministri federale contenente semplificazioni per tutte le tipologie di fotovoltaico per triplicare le installazioni annuali di impianti a terra e su tetti e coperture, arrivando a 22 GW/anno già entro il 2026.

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