La Germania metterà all’asta nel breve termine 10 GW di nuove centrali elettriche a gas, che verrebbero poi convertite all’idrogeno entro il 2040, cioè fra la metà e la fine degli anni ‘30, grazie a circa 16 miliardi di euro di sussidi complessivi, in conto capitale e conto esercizio.
Il governo tedesco intende inoltre concordare intorno alla metà di quest’anno un meccanismo di capacità basato sul mercato, tecnologicamente neutrale, da mettere a punto entro il 2028, garantendo la convenienza economica delle centrali.
Le nuove centrali incentivate dovrebbero confluire nel mercato della capacità, dove i fornitori, ricordiamo, non vengono pagati solo per ogni kWh di elettricità prodotta e immessa in rete, ma anche per essere pronti a fornire l’elettricità esattamente quando serve, garantendo così la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico a medio e lungo termine.
Sono questi i capisaldi dell’accordo trovato ieri, 5 febbraio, in Germania fra i membri della coalizione di governo per la nuova strategia di generazione elettrica. Il piano si era arenato l’anno scorso, dopo che la Corte Costituzionale tedesca aveva ritenuto illegittimo l’utilizzo di 60 miliardi di euro del fondo anti-pandemia per le politiche di decarbonizzazione.
Kraftwerksstrategie
La strategia per le centrali elettriche (Kraftwerksstrategie) della Germani rientra nella riforma del mercato elettrico europeo. Andrà ora all’attenzione della Commissione europea, prima di una fase di consultazione, cui dovrebbe seguire l’approvazione definitiva entro l’estate.
In particolare, la Kraftwerksstrategie prevede una prima messa all’incanto di quattro centrali da 2,5 GW ciascuna, per complessivi 10 GW “pronti per l’idrogeno”, che dovrebbero sorgere nelle aree più adatte al bilanciamento delle rinnovabili.
L’accordo di ieri sancisce che il governo tedesco considera le centrali a gas “pronte per l’idrogeno” un’integrazione necessaria alle fonti rinnovabili intermittenti per garantire la fornitura di energia elettrica, in una fase in cui il Paese è intento a dismettere progressivamente la generazione a carbone.
La Germania mira ad aumentare la quota di elettricità da fonti rinnovabili dall’attuale 50% circa all’80% entro il 2030. L’anno scorso, il Paese ha chiuso le tre centrali nucleari rimanenti che aveva e mira ora a forniture elettriche a emissioni quasi zero entro il 2035.
Pur non fornendo dettagli sui volumi di finanziamento, il governo ha dichiarato che sosterrà anche lo sviluppo di nuove tecnologie come la fusione nucleare e le centrali elettriche interamente alimentate a idrogeno, per impianti pilota fino a 500 MW. Ha indicato che abolirà tutti gli ostacoli alla costruzione di elettrolizzatori nel Paese per la produzione di idrogeno verde e accelererà le procedure di pianificazione e autorizzazione per tutte le nuove centrali a gas.
Reazioni
L’associazione del settore energetico tedesco BDEW ha accolto con favore l’annuncio, ma ha chiesto chiarezza sul volume dei finanziamenti, sulla compatibilità con le norme europee circa gli aiuti di Stato, nonché sulla tempistica delle aste e sull’ubicazione delle nuove centrali a gas – tutti aspetti ancora da dettagliare.
Sebbene l’accordo rappresenti un passo importante, l’obiettivo di 10 GW è troppo basso per garantire un’uscita accelerata dal carbone entro il 2030, ha dichiarato a Reuters Georg Stamatelopoulos, membro del Consiglio di amministrazione della utility tedesca EnBW, secondo cui una rapida procedura di gara è fondamentale, dato che questo tipo di progetti richiede 6-8 anni per essere realizzato.
L’associazione dell’industria chimica VCI, pur accogliendo con favore il sostegno previsto per l’idrogeno blu (derivato dal gas con cattura della CO2), ha definito l’accordo “un’altra soluzione provvisoria”, indicando che la pianificazione della sicurezza per gli investimenti necessari è ancora carente.
Diversi osservatori hanno evidenziato che la data prevista per il passaggio dal gas fossile all’idrogeno è troppo in là nel tempo.
“Le nuove centrali elettriche a gas fossile devono essere convertite all’idrogeno al più tardi entro il 2035. L’estensione della data di transizione tra il 2035 e il 2040 non è compatibile con gli obiettivi climatici”, ha dichiarato Simone Peter, responsabile dell’associazione industriale delle rinnovabili BEE.
L’accordo “lascia molte domande senza risposta e conduce a un vicolo cieco circa i combustibili fossili“, ha indicato la Ong Environmental Action Germany (DUH), secondo cui il programma di stimolo economico per la lobby del gas continua inalterato.
Perplessità
La nuova strategia tedesca intende disegnare un quadro di investimento sostenibile per le nuove centrali. Dato che le unità a gas/idrogeno funzionerebbero solo in determinati momenti, per bilanciare l’intermittenza delle rinnovabili, e che i prezzi del carburante sono relativamente alti, senza incentivi le aziende non hanno motivi economici per costruirle.
Il governo tedesco, però, deve ancora far fronte al deficit di finanziamento di 60 miliardi di euro per quattro anni dopo la sentenza della Corte costituzionale sulle regole del limite del debito della Germania.
L’annuncio di ieri rappresenta un ritorno all’inizio del dibattito, ha dichiarato Jakob Schlandt di Tagesspiegel Background in un messaggio su LinkedIn.
L’accordo “ha più o meno lo stesso livello di dettaglio della proposta del ministero dell’Economia, che è quasi esattamente di un anno fa. È evidente che qualcosa è andato storto, presumibilmente già nella fase di pianificazione e preparazione del processo decisionale politico”, ha scritto Schlandt.
Sebbene si preveda che l’uso del gas diminuirà, secondo il governo tedesco le centrali a gas pronte per l’idrogeno sono necessarie per le ragioni accennate, cioè nei periodi di scarsa insolazione o vento e durante i picchi di consumo. Il termine “pronto per l’idrogeno” è però controverso, poiché non esiste una definizione uniforme di cosa significhi esattamente.
L’accordo, compreso il finanziamento e la progettazione della gara d’appalto, rimane vago e potrebbe portare alla costruzione di centrali a gas che non verranno poi convertite a idrogeno, ha sottolineato il gruppo ambientalista tedesco Deutsche Umwelthilfe.