La Germania potrebbe abbattere le tasse sull’elettricità per aiutare le pompe di calore

Il governo valuta di portare l'aliquota al minimo consentito dalla legislazione Ue, pari a 0,5 euro/MWh. Sarebbe il 95% in meno rispetto a oggi (20,5 euro/MWh). Ciò renderebbe più conveniente usare le pdc per il riscaldamento delle abitazioni, favorendo il mercato di questi apparecchi.

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Un forte taglio fiscale sull’energia elettrica, portando l’aliquota al minimo consentito dalla legislazione europea, dagli attuali 20,5 euro per MWh a 0,5 euro/MWh.

Potrebbe essere questa la strada tedesca per accelerare il più possibile il mercato delle pompe di calore. Il governo, infatti, sta valutando questa proposta, che ha già incassato il sostegno di una parte sempre più influente (anche se minoritaria) della coalizione, quella del partito liberale (FDP).

“Mi impegno a ridurre l’imposta sull’elettricità al minimo comunitario”, ha affermato la liberale Bettina Stark-Watzinger, ministra federale dell’Istruzione. È una posizione, riferisce l’agenzia Euractiv, sostenuta anche dai parlamentari del suo partito. E anche l’opposizione della CDU si è detta favorevole a ridurre le tasse sull’elettricità.

La richiesta parte dall’associazione tedesca del settore, Bundesverband Wärmepumpe (Bwp), che martedì 19 settembre ha partecipato al terzo vertice sulle pompe di calore presso il ministero federale dell’Economia e della Protezione del clima.

Se accolta, la proposta comporterebbe una riduzione delle tasse sull’elettricità del 95% rispetto ai livelli attuali. Secondo Martin Sabel, amministratore delegato di Bwp, “la quota statale del prezzo dell’elettricità in Germania è circa il doppio della media europea e l’elettricità è ancora soggetta a molte più tasse e imposte rispetto al gas naturale fossile”.

“Non chiediamo un trattamento speciale, ma solo condizioni di concorrenza leale”, ha aggiunto, perché “le persone hanno bisogno di un segnale chiaro che il passaggio dal gas e dal petrolio [per il riscaldamento delle abitazioni] alla pompa di calore si ripagherà rapidamente grazie ai bassi costi operativi”.

La Germania si trova in pieno dibattito sul futuro del riscaldamento domestico. Il governo puntava a bandire le installazioni di nuove caldaie alimentate a combustibili fossili già dal 2024, ma la legge nazionale sul riscaldamento degli edifici, approvata dal Parlamento venerdì 9 settembre, ha segnato un’inversione di tendenza.

Dietro la spinta dei liberali, che hanno cavalcato un’accesa campagna populista (anche sulla stampa) contro il bando delle caldaie a gas, si è arrivati a una legge che in sostanza permetterà di installare impianti a gas ancora per parecchi anni, grazie a una serie di deroghe.

Tramontata quindi la via di uno stop “dall’alto” alle nuove caldaie fossili, Berlino potrebbe giocare la carta di un costo più competitivo dell’energia elettrica, grazie appunto a un netto taglio fiscale.

Ciò renderebbe più conveniente l’utilizzo delle pompe di calore elettriche e dovrebbe quindi promuovere le vendite di questi apparecchi.

L’obiettivo tedesco, ricordiamo, è installare 500mila pompe di calore/anno dal 2024. Secondo le stime della Bpw, nel 2023 se ne venderanno circa 330-350mila.

Secondo l’associazione tedesca dell’industria del riscaldamento, la Bdh (Bundesverband der Deutschen Heizungsindustrie), nella prima metà dell’anno si sono vendute 196.500 pompe di calore in Germania, +105% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Intanto, però, nei primi sei mesi del 2023 c’è stato anche un incremento di vendite di caldaie fossili, sull’onda delle incertezze riguardo al possibile stop dall’anno successivo: 385mila apparecchi, in crescita del 29% sul 2022. Il rischio, evidenzia l’associazione, è che dal 2024 il mercato delle pompe di calore perda slancio, per via di una legge sul riscaldamento “frenata” rispetto alle ambizioni iniziali del governo.

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