In Francia per la prima volta il nucleare funzionerà oltre i 40 anni

Parere positivo dell'Autorità di sicurezza per prolungare la vita utile del reattore 1 di Tricastin. Intanto il governo autorizza le ultime due centrali a carbone a produrre fino a dicembre 2024.

ADV
image_pdfimage_print

La Francia per la prima volta ha autorizzato il funzionamento di un reattore nucleare oltre i 40 anni di vita operativa.

La decisione è arrivata all’inizio di agosto dall’Autorità per la sicurezza nucleare francese (Asn, Autorité de Sûreté Nucléaire), in seguito alla sua quarta revisione periodica dell’impianto.

Si tratta del reattore 1 da 900 MW della centrale di Tricastin (dipartimento della Drôme), che complessivamente conta quattro reattori per 3,6 GW di potenza installata.

Intanto il governo transalpino ha deciso di estendere le attività delle due ultime centrali a carbone, fino al 31 dicembre 2024, per ragioni di sicurezza energetica.

Il codice ambientale, spiega una nota dell’Asn, impone al concessionario di un sito nucleare di compiere ogni dieci anni un controllo dell’impianto, al termine del quale l’Autorità per la sicurezza adotta una posizione sulle condizioni per proseguire il funzionamento.

Secondo l’Asn, Edf – la società elettrica francese che gestisce 58 reattori atomici nel Paese – “ha tenuto conto delle specificità di questo reattore, di quelle del suo sito nonché dei risultati dei controlli effettuati, in particolare durante l’ispezione decennale nel 2019”.

I miglioramenti della sicurezza pianificati da Edf nell’ambito di questa revisione “sono stati oggetto di un’inchiesta pubblica dal 13 gennaio 2022 al 14 febbraio 2022, che si è conclusa con il parere favorevole della commissione d’inchiesta”.

Nella sua decisione, conclude la nota, l’Asn prevede requisiti aggiuntivi per quanto riguarda il livello di rischio sismico e le ondate di caldo, che Edf include nella sua dimostrazione di sicurezza.

In tema di carbone, il decreto firmato dalla ministra della Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, prevede che in caso di elevata domanda energetica si possano utilizzare le centrali alimentate a fonti fossili di Cordemais (1.200 MW) e Saint-Avold (1.400 MW di cui 600 a carbone), come precauzione per garantire la sicurezza delle forniture elettriche invernali.

Entrambe le centrali avrebbero dovuto chiudere entro fine 2022, nell’ambito del piano di uscita dal carbone previsto dal presidente francese Emmanuel Macron nel 2017.

Le altre due centrali francesi a carbone, infatti, hanno seguito questa strada; quella di Le Havre ha chiuso nel 2021, mentre quella di Gardanne è stata convertita alle biomasse lo scorso anno.

L’impianto di Saint-Avold era stato fermato a marzo 2022 per poi essere riaperto già una prima volta, per fronteggiare la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina.

ADV
×