Fotovoltaico, quanto conviene oggi un impianto domestico?

Uno sguardo a costi, risparmi, tempi di rientro dell’investimento, stimati con il nuovo portale Gse.

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Mettere il fotovoltaico sul tetto di casa è un’ottima idea anche per le finanze domestiche, oltre che per il clima e il sistema elettrico italiano.

Con i prezzi attuali e grazie alle detrazioni fiscali del 50% (che stanno per essere prorogate anche per il 2020 con la nuova legge di bilancio), una famiglia che consumi 4.000 kWh l’anno, a fronte di una spesa iniziale di circa 6.000 euro, ne potrà risparmiare circa 820 all’anno, rientrando dell’investimento in circa 7 anni e guadagnando in 25 anni circa 8.600 euro.

Se in altri articoli simili abbiamo fatto noi stessi i conti, per arrivare a questi numeri abbiamo invece testato il nuovo portale Gse sull’autoconsumo che permette a ogni utente di farsi un’idea su quanto gli convenga investire in un sistema fotovoltaico:

Andiamo a vedere i dettagli, con una premessa sui prezzi: abbiamo usato i valori indicativi proposti dal Gestore, che sono una media rilevata dai dati sui costi che il Gse raccoglie annualmente (sulla base di quanto previsto dal D.lgs 28/2011).

Secondo questi dati, installare un impianto da 3,1 kW comporta una spesa, iva inclusa, di 5.940 euro. Ovviamente nella realtà si possono trovare offerte che si discostano sensibilmente, visto che molto dipende dalla qualità dei materiali, dalla complessità dell’installazione e da altri fattori.

Per questo il portale consente di inserire la potenza e il costo preventivati da un installatore e avere così un’idea più precisa del piano di investimento.

Premessa numero due è sulle caratteristiche dell’utente. Noi abbiamo ipotizzato (vedi sotto) un cliente residente che viva a Roma (centro Italia), con potenza impegnata di 3 kW e consumi per 4.000 kWh l’anno distribuiti più o meno omogeneamente tra le vari fasce orarie e nelle diverse stagioni:

Anche qui il portale permette un elevato grado di personalizzazione. Si ricordi che, in generale, più cara è la bolletta che si paga, maggiore è il risparmio che il solare garantisce, così come la convenienza cresce all’aumentare dell’autoconsumo, cioè quanto più i nostri prelievi avvengono proprio quando il fotovoltaico produce.

Per aumentare l’autoconsumo ovviamente si può installare una batteria, cosa che richiederà un ulteriore investimento: il portale Gse permette di vagliare anche questa ipotesi, ma vedremo questo aspetto in un altro articolo.

Questi invece sono i flussi di energia del sistema della nostra ipotesi, senza storage e, come detto, con consumi divisi in maniera equa tra le diverse fasce orarie:

Come detto, nella nostra ipotesi l’impianto usufruisce della detrazione fiscale del 50% e dello scambio sul posto.

Grazie a quest’ultimo l’elettricità in eccesso immessa in rete dal FV riceve una remunerazione (sebbene molto più bassa di quello che costa prelevare kWh dalla rete). E con lo sgravio fiscale metà della spesa sostenuta viene restituita in 10 rate annuali, scalandola dall’Irpef.

Questi sotto i flussi di cassa cumulativi: se si nota una leggera diminuzione delle entrate al dodicesimo anno è perché il Gse giustamente mette in conto tra le spese di manutenzione la sostituzione programmata dell’inverter.

Qui abbiamo ipotizzato che il cliente investa di tasca propria, ma il portale Gse permette anche di simulare casi in cui si ricorre a un finanziamento parziale o in cui si ricorre a una ESCo.

In queste ipotesi (personalizzabili a seconda delle condizioni), al diminuire o all’azzerarsi dell’investimento iniziale cala anche la convenienza, che comunque (entro certi limiti) rimane in entrambi gli scenari.

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