In Europa crollo delle fonti fossili nel mix elettrico a inizio 2023

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La tendenza però è dovuta al forte calo della domanda di elettricità da gennaio a giugno. Rinnovabili in crescita, ma non abbastanza. Dati e analisi di Ember.

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Le fonti fossili hanno toccato il livello più basso di produzione elettrica in Europa da almeno vent’anni, nella prima metà del 2023, mentre eolico e solare hanno continuato a crescere.

Ma il crollo di carbone e gas registrato da gennaio a giugno è dovuto essenzialmente alla forte riduzione della domanda elettrica nei 27 Stati membri Ue.

Le misure di risparmio energetico, gli alti prezzi di elettricità e gas (ben sotto i picchi del 2022 ma ancora doppi rispetto ai valori del primo semestre 2021) e il meteo favorevole nei mesi invernali, sono tutti fattori che hanno contribuito a tagliare i consumi di energia.

Tuttavia, questo calo dei consumi non è sostenibile né desiderabile sul medio e lungo termine, perché l’Europa dovrà anzi aumentare la domanda di elettricità negli usi finali (veicoli elettrici, pompe di calore e così via) per centrare i suoi obiettivi climatici.

E questa ripresa e crescita futura della domanda elettrica dovrà essere soddisfatta con quote crescenti di fonti rinnovabili e sistemi di accumulo energetico, spingendo le fonti fossili sempre più fuori del mix di generazione.

Sono i punti più importanti che emergono dalle ultime analisi del think tank Ember (report in basso) sul mercato elettrico europeo nei primi sei mesi del 2023 (per la situazione italiana si veda nostra precedente analisi).

Da gennaio a giugno di quest’anno, la domanda di elettricità nei Paesi Ue è scesa a 1.261 TWh, 61 TWh in meno in confronto allo stesso periodo del 2022 (-5%) e perfino più bassa del precedente minimo toccato nel 2020 durante la pandemia (1.271 TWh).

Di conseguenza, evidenziano gli analisti di Ember, gas e carbone hanno perso oltre 80 TWh di produzione rispetto alla prima metà del 2022, con un crollo del 17%; nel complesso, le fonti fossili hanno generato 410 TWh.

Quattordici Paesi, tra cui l’Italia, hanno visto scendere l’output delle fonti fossili a livelli mai così bassi da almeno i primi anni duemila.

In particolare, il carbone ha generato 49 TWh in meno nel primo semestre 2023 (-23%), in confronto a gennaio-giugno dell’anno precedente, mentre il gas ha perso 33 TWh (-13%).

A maggio, per la prima volta, il carbone ha generato meno del 10% dell’energia elettrica in Europa.

Al contrario, le rinnovabili hanno guadagnato terreno: idroelettrico +15 TWh, fotovoltaico +13 TWh, eolico +10 TWh, con incrementi percentuali, rispettivamente, dell’11%, del 13% e del 4,8% nel paragone con la prima metà del 2022.

In sostanza, però, la crescita complessiva delle rinnovabili non è riuscita a eguagliare il forte calo delle energie fossili, che come detto è da imputare alla riduzione della domanda elettrica, con il rischio che gas e carbone tornino poi a conquistare spazio.

Da qui la necessità, sottolinea Ember, di accelerare lo sviluppo dei nuovi progetti eolici e solari, rimuovendo le barriere agli investimenti, tra cui la complessità e lentezza delle autorizzazioni.

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