Eolico offshore, i Paesi a caccia di un primato

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Le ambizioni di Irlanda (37 GW), Francia (45 GW) e Gran Bretagna (86 GW). La Danimarca può soddisfare tutti i consumi con impianti in mare. Prima legge di settore in Romania.

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Chi sarà il futuro campione europeo per l’eolico offshore? Gli sfidanti non sono pochi e nelle ultime settimane sono state rilanciate le ambizioni di ognuno.

Partiamo dal dipartimento per l’Ambiente del Governo irlandese, per il quale Dublino “ha il potenziale per diventare leader mondiale nel settore dell’energia rinnovabile offshore”.

La strada è stata tracciata attraverso l’Offshore wind energy program e nel successivo documento attuativo sul “Future Framework” settoriale che parlano di 20 GW entro il 2040 e 37 GW al 2050.

Per riuscirci sono state definite 29 “azioni chiave” che sostengono una strategia a lungo termine per incoraggiare gli investimenti e massimizzare il ritorno economico-finanziario dello Stato e delle comunità locali. Inoltre, nuovi investimenti nelle reti e l’abilitazione di servizi energetici da proporre ai mercati internazionali.

Tutto ciò, ovviamente, dovrà essere portato avanti tenendo presente la protezione dell’ambiente marittimo e della biodiversità, l’accessibilità economica all’energia per i consumatori e l’innovazione tecnologica.

Il Piano dell’Irlanda innesca una sorta di derby con la vicina Scozia, ritenuta la chiave di volta per lo sviluppo dell’eolico in mare da parte della Gran Bretagna. A marzo, infatti l’operatore di rete UK Eso ha annunciato un piano da 58 milioni di sterline che punta (tra i vari aspetti) a facilitare la connessione di 21 GW di eolico offshore in fase di sviluppo al largo delle coste scozzesi.

In questo modo la Gran Bretagna potrebbe arrivare a 86 GW di installato per questa fonte. A largo della Scozia, si ricorda, è previsto un parco eolico da 560 MW di Vårgrønn (jv tra Eni Plenitude e HitecVision); si tratta del primo parco europeo utility scale di eolico galleggiante ad aver completato l’iter autorizzativo.

A confinare con le acque britanniche ci sono quelle francesi, altro Paese con grandi ambizioni eoliche. Lo scorso 2 maggio, ad esempio, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire è intervenuto nel corso di un evento parlando di 45 GW offshore da aggiungere entro il 2050, cercando di favorire la catena degli approvvigionamenti e l’industria Ue.

Attualmente sono in fase di avanzamento quindici progetti: tre in corso di collegamento, tre che saranno completati entri il 2031 e nove in fase di gara. A ciò seguirà un’altra gara per l’assegnazione di 10 GW.

L’asta della Danimarca e la prima legge della Romania

Restando nei mari del nord, un buon potenziale si registra anche in Danimarca dove è stata da poco bandita un’asta per l’assegnazione di 10 GW di eolico offshore, da aggiungere ai 3 GW già installati dal Paese. Raggiungendo anche solo 9 GW totali si stima che potrebbe essere coperta, con questa sola fonte, l’intera domanda elettrica nazionale.

Inoltre, si innescherebbero investimenti per 13 miliardi di euro e si attiverebbero 12.000 posti di lavoro nella costruzione degli impianti (per i quali il Governo prevede una parallela generazione di idrogeno verde). Lo Stato danese, infine, sarà comproprietario del 20% di ciascun parco eolico.

L’associazione WindEurope, però, segnala alcuni potenziali problemi verso questo obiettivo, come l’eccessivo ricorso a prezzi negativi nell’ambito dell’asta.

Infine, da segnalare anche la Romania che, pur avendo un breve tratto di costa sul Mar nero, ha adottato a inizio maggio la sua prima legge sull’eolico offshore e punta a mettere in funzione il suo primo impianto entro il 2032. Il ministero dell’Energia avvierà così uno studio sul potenziale di questa fonte, sulla capacità della rete e le possibili restrizioni alla pianificazione dello spazio marittimo, per comprendere quale sia la strada migliore su cui procedere.

Guardando complessivamente all’Ue, infine, si ricordare che l’Ue si è data una Strategia per le energie rinnovabili offshore nel 2020 prevedendo un installato eolico di almeno 60 GW entro il 2030 e di 300 GW per il 2050.

Attualmente, stando ai dati dell’associazione WindEurope, la capacità totale europea (intesa come continente) è di 34,2 GW, di cui 3,8 GW realizzati nel 2023.

E l’Italia? La Penisola ha un potenziale di 10 GW al 2024, secondo l’Anev, pur essendo attualmente ferma a 30 MW a fine 2022. La versione aggiornata del Pniec, ricordiamo, stima di arrivare a 2,1 GW al 2030, mentre il decreto Fer 2 che incentiverà questa fonte (atteso da anni e sembra finalmente in arrivo) nell’ultima bozza che abbiamo visto prevede un contingente 2024-20238 di 3,8 GW con una tariffa di riferimento nelle aste  a 185 euro/MWh.

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