Entro il 2030 vanno ridotte le emissioni di gas serra del 51% dai livelli attuali (superiori del 12% a quelli del 1990).
Questo è l’obiettivo al centro del nuovo Climate Action Plan che il governo irlandese ha presentato mettendo in campo 125 miliardi di euro di investimenti, tra pubblici e privati.
Il piano prevede una quota di rinnovabili all’80% sulla domanda elettrica, stop alle centrali elettriche a carbone e torba e stop al riscaldamento degli edifici con combustibili fossili.
La strategia elenca una serie di riduzioni delle emissioni per settori, piuttosto che specificare cifre precise, che saranno definite l’anno prossimo, dopo che l’Oireachtas (il Parlamento irlandese) avrà approvato il bilancio del carbonio nazionale.
Come si vede dalla tabella, elaborata dall’Irish Times, sulla generazione elettrica si punta a tagliare le emissioni tra il 62% e l’81%.
Ci sarà una graduale eliminazione della produzione a carbone e torba (oggi già sotto al 10%), mentre le fonti rinnovabili nel giro di 9 anni dovranno arrivare all’80% del mix elettrico, cioè raddoppiare da circa il 40% attuale (dato 2020, fonte Iea), costituito in gran parte dall’eolico.
Al settore agricolo verrà chiesto di ridurre le proprie emissioni dal 22 al 30%, soprattutto agendo sulle pratiche di allevamento e usando meno fertilizzanti azotati.
Per i trasporti il piano prevede una riduzione delle emissioni tra il 42 e il 50%: si punta a mezzo milione di viaggi giornalieri da completare a piedi, in bicicletta o con mezzi pubblici, mentre tutti gli autobus saranno elettrici entro il 2035 e la lunghezza della ferrovia elettrificata sarà triplicata.
Nell’edilizia andrà eliminato gradualmente il riscaldamento a combustibili fossili, partendo dagli edifici pubblici dove sarà bandito già dal 2023.
Il Piano punta poi a riqualificare energeticamente mezzo milione di edifici: in media si prevede di portare almeno alla classe B2 circa 75.000 edifici all’anno dal 2026 al 2030, contando che quasi la metà del patrimonio immobiliare irlandese ha una classificazione energetica pari o inferiore a D1 e solo il 10% ha una valutazione di B2 o superiore.