Eolico, governo tedesco in soccorso di Siemens

La divisione energia del gruppo Siemens AG è alla ricerca di garanzie finanziarie dopo i problemi con le sue turbine eoliche e il declassamento di S&P.

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Temendo di incontrare enormi difficoltà a ottenere dalle banche garanzie finanziarie per sostenere la sua divisione turbine eoliche in difficoltà, Siemens Energy si è rivolta al governo tedesco, che si è mostrato aperto al dialogo.

Secondo quanto riferito giovedì 8 da Reuters, la Cancelleria federale, Siemens AG (il principale azionista di Siemens Energy con una quota del 25,1%) e altri soggetti sarebbero ormai a un passo da un accordo a sostegno dell’azienda.

Siemens, ricordiamo, ha visto le sue azioni crollare del 70% da metà giugno dopo che sono emersi diversi difetti di qualità in alcuni componenti, tra cui le pale del rotore e i cuscinetti, problemi che hanno comportato un costo complessivo di un miliardo di euro.

Secondo il settimanale economico WirtschaftsWoche, Siemens Energy sarebbe alla ricerca di garanzie fino a 15 miliardi di euro, esattamente la quota del 30% del suo portafoglio ordini costituita da acconti.

Circa la metà di questi 15 miliardi di euro dovrebbero essere coperti dal governo, dalle banche e da Siemens stessa. Relativamente a una prima tranche di finanziamento da 10 miliardi lo Stato tedesco si assumerebbe la responsabilità per l’80%, mentre per il restante 20% questa spetterebbe alle banche, secondo la bozza di intesa citata da fonti di Reuters.

L’accordo è ancora in via di definizione, un portavoce di Siemens AG ha affermato che l’azienda è rimasta in “colloqui molto costruttivi per definire la migliore soluzione possibile nell’interesse di tutte le parti coinvolte”.

Siemens Energy produce turbine a gas ed eoliche, nonché grandi stazioni di conversione: tutte apparecchiature energetiche vitali per gli sforzi che la Germania sta compiendo per eliminare gradualmente i combustibili fossili, fattore che ha spinto Berlino a sostenere quella che è tutti gli effetti considerata un’azienda di rilevanza sistemica.

Le banche sono diventate più severe verso l’azienda a causa dei tassi di interesse alti, dei citati problemi delle turbine eoliche riscontrati la scorsa estate e della decisione di S&P di declassare il rating di credito a lungo termine del gruppo a BBB-, appena un livello sopra i titoli spazzatura.

Alla notizia di un possibile accordo, giovedì scorso, 9 novembre, le azioni di Siemens Energy sono aumentate fino all’8% e hanno chiuso in rialzo del 6,3%, rendendole le più redditizie tra le blue chip tedesche (hanno poi perso il 3% venerdì 10 e al momento in cui scriviamo, tarda mattinata di lunedì 13, sono in rialzo di quasi il 4%).

La situazione di stallo venutasi a creare in Germania però non fa che certificare la crisi finanziaria che sta investendo il settore eolico. I tassi di interesse e l’aumento nei costi lungo tutta la filiera hanno inciso negativamente anche su Ørsted, il più grande costruttore di parchi eolici offshore del mondo, ritiratosi da un grosso progetti statunitense, mentre Bloomberg riferisce che il Regno Unito si sta preparando a offrire sussidi significativamente più alti per i nuovi parchi eolici offshore, unico modo per rimettere in carreggiata la strategia di energia pulita del Paese: proprio all’inizio di quest’anno la svedese Vattenfall AB ha accantonato un gigantesco progetto da 1,4 GW nel Mare del Nord in risposta all’impennata dei costi e alle “condizioni di mercato difficili”.

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