Eni “scopre un mega giacimento” in Adriatico, ma è solo una rielaborazione di dati

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Riviste al rialzo le riserve nel mare italiano.

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Chi questa mattina ha avuto tra le mani il Sole 24 Ore probabilmente è sobbalzato sulla sedia leggendo il titolo “Eni, scoperto in Adriatico mega giacimento di metano”, una fotonotizia in prima con didascalia che spiega che il cane a sei zampe “stima la presenza di circa 4 miliardi di metri cubi l’anno sotto il fondale” e rimanda all’articolo a pagina 9.

Una notizia che ha colpito anche noi, tanto che abbiamo subito alzato il telefono per chiamare l’azienda.

“Mentre il contenuto dell’articolo è corretto – ci spiegano però da Eni – il titolo è fuorviante: non si tratta di una nuova scoperta, ma solo della rielaborazione di dati, peraltro comunicata già l’anno scorso al Comune di Ravenna, che ha portato a rivedere al rialzo le riserve stimate”.

Come in realtà si scopre anche leggendo il pezzo sul Sole, di Jacopo Giliberto, la notizia è infatti che secondo i calcoli usciti dal Green Data Center, il centro di elaborazione dei dati geologici raccolti in 25 anni che l’azienda ha a Ferrera Erbognone, nel pavese, le riserve in Adriatico sono maggiori di quel che si pensava.

Il potenziale delle riserve, rivisto al rialzo, sarebbe appunto di 4 miliardi di metri cubo all’anno, un dato rilevante rispetto alla produzione nazionale, 5,5 miliardi di metri cubi nel 2017 (qui i dati), ma che non cambierebbe di molto il bilancio, visto che la domanda nazionale è di circa 75 miliardi di metri cubi l’anno.

Il metano del “nuovo giacimento” individuato da Eni, cioè quello frutto della revisione al rialzo delle riserve stimate, è inoltre tutto da raggiungere e da estrarre. Se quel gas verrà mai sfruttato, ci spiegano dall’azienda, “dipende da vari fattori come la logistica, il territorio e la profondità dei giacimenti, le autorizzazioni”.

C’è insomma una rilevante dose di incertezza, “anche se in questo caso è minore che in altre situazioni, essendo in i giacimenti nell’Adriatico solitamente poco profondi e vista che l’esperienza che Eni già ha in questa area”.

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