Le emissioni globali di CO2 legate all’energia aumenteranno entro metà secolo

La transizione verso le rinnovabili non basterà a coprire l’aumento dei consumi energetici dovuto alla sovrappopolazione e alla crescita del Pil globale. Gli scenari al 2050 dell’International Energy Outlook 2023 della EIA, l’agenzia governativa Usa.

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Da qui al 2050 le emissioni globali di CO2 legate all’energia sono destinate ad aumentare: la domanda della popolazione mondiale e i costi delle tecnologie guideranno il passaggio dalle fonti energetiche fossili a quelle rinnovabili, ma le politiche attuali non sono sufficienti per ridurre le emissioni mondiali del settore energetico.

Una previsione, quella contenuta nell’International Energy Outlook 2023 (IEO2023) dell’Energy Information Administration americana (Eia), che si basa principalmente sull’aumento della popolazione e della crescita dei consumi che si accompagnerà al progressivo miglioramento degli standard di vita.

“A livello globale – si legge nel report (link in basso) – prevediamo che l’aumento del consumo di energia supererà i miglioramenti dell’efficientamento”.

L’International Energy Outlook esplora le tendenze energetiche a lungo termine in tutto il mondo, tracciando diversi scenari futuri che vanno dal “caso di riferimento”, in cui le proiezioni riflettono le attuali tendenze e relazioni energetiche tra i Paesi, le leggi e i regolamenti esistenti, a casi di “alta” o “bassa” crescita economica.

In tutti gli scenari, tranne l’ultimo – quello meno probabile in cui il mondo dovesse vedere una crescita del Pil globale “soltanto” dell’1,8% – la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera è destinata ad aumentare.

Uno scenario che si potrà verificare nonostante l’intensità delle emissioni legate all’energia (quanta CO2 viene emessa per ogni unità di energia prodotta) tenderà a diminuire entro la metà del secolo, per effetto della transizione verso le fonti rinnovabili.

Ma, secondo la proiezione Eia, l’aumento del reddito e la rapida crescita della popolazione, in particolare in India, Africa e nella zona dell’Asia che affaccia sull’Oceano Pacifico, porteranno a una crescita dei consumi energetici.

Le emissioni di CO2 legate alla produzione di energia aumenteranno del 15%, passando da 35,7 miliardi di tonnellate nel 2022 a 41,0 miliardi di tonnellate, nello scenario di riferimento.

Se invece dovesse verificarsi un’elevata crescita economica, le emissioni potrebbero arrivare fino a 47,9 miliardi di tonnellate, mentre nel caso opposto scenderebbero a 35,1 miliardi, l’unico scenario che prevede una riduzione del fenomeno climalterante.

Il report analizza le interazioni tra i quattro fattori principali nell’effettiva concentrazione di emissioni – popolazione, reddito medio (Pil pro capite), intensità energetica (energia per dollaro di Pil) e intensità di carbonio (emissioni di CO2 per unità di energia) – facendo notare come la crescita delle prime due componenti eserciti una pressione al rialzo sul rilascio di CO2 legato all’energia, mentre le diminuzioni previste nelle ultime due variabili agiscono in senso opposto.

Popolazione e consumi di energia

Se dovesse continuare a seguire gli attuali ritmi, la popolazione globale passerà dai 7,9 miliardi nel 2022 ai 9,6 miliardi nel 2050, un tasso di crescita medio annuo dello 0,7% che non dipenderà, secondo gli analisti dell’Eia, dagli scenari economici globali.

Il Pil complessivo invece crescerà – seguendo lo scenario base – a un tasso medio annuale del 2,6%, dagli attuali 136mila miliardi di dollari a 275mila miliardi di dollari.

Sempre più persone, man mano che i redditi e la popolazione aumenteranno, potranno permettersi di guidare, utilizzare servizi commerciali, acquistare beni e regolare la temperatura degli edifici in cui vivono.

Come sappiamo, incremento del Pil e crescita della popolazione influiscono sul consumo di energia.

Il consumo energetico globale del settore industriale crescerà tra il 9% e il 62%, mentre quello dei trasporti aumenterà tra l’8% e il 41% dal 2022 al 2050, a seconda dei casi.

Il settore dei trasporti vedrà comunque una radicale trasformazione in diverse aree del mondo: gli incentivi all’acquisto di veicoli elettrici, come quelli in Canada, Cina, diversi paesi dell’Ue, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, ne aumenteranno le vendite nel breve termine.

Sul lungo periodo sarà il calo dei prezzi delle batterie a generare a un’ulteriore crescita, portando i mezzi elettrici e quelli plug-in hybrid a rappresentare tra il 29% e il 54% delle vendite globali di nuovi veicoli entro il 2050. Ma ciò potrebbe non bastare.

Fonti fossili e rinnovabili

Abbinato alle attuali preoccupazioni politiche e di sicurezza energetica che dominano la scena globale, l’aumento dei consumi spinge le fonti non fossili ad acquisire una quota maggiore del crescente consumo di energia primaria in tutto il mondo.

In particolare, solare ed eolico cresceranno più rapidamente di qualsiasi altra fonte, mentre la quota complessiva di rinnovabili aumenterà dal 21% del 2022 a un intervallo compreso tra il 29% e il 34% nel 2050.

Secondo gli analisti statunitensi, la crescita prevista del consumo di energia rinnovabile sarà in gran parte determinato dal suo maggiore utilizzo per la produzione di energia elettrica.

La previsione ricalca in parte quella fatta recentemente anche dall’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) che spiega come, nonostante il forte sviluppo delle rinnovabili e dell’elettrificazione dei consumi energetici, quanto sia sempre più difficile limitare il riscaldamento globale al grado e mezzo entro fine secolo.

Nell’ambito dei combustibili fossili, l’agenzia Usa prevede che quelli liquidi e il gas naturale guadagneranno una quota maggiore del consumo, riducendo un po’ l’intensità delle emissioni globali, visto che emettono meno CO2 rispetto al carbone.

Ma, contrariamente alla tendenza globale, le regioni che hanno ancora la disponibilità di carbone a prezzi accessibili, come il versante Pacifico dell’Asia e l’Africa, ne consumeranno di più, in percentuale, rispetto alle altre fonti fossili.

È per questo il carbone potrebbe restare la principale fonte di emissioni di CO2 legate all’energia.

Il gas naturale è tuttavia il combustibile fossile che cresce più rapidamente a livello globale: il suo consumo aumenterà in un range che va dall’11% al 57% con picchi in India, Cina, Africa, Russia, e Medio Oriente.

Insomma, lo scenario di medio-lungo periodo dell’Energy Information Administration tutto si può dire tranne che sia rassicurante.

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