Edilizia scolastica, in Italia l’85% delle scuole è nelle ultime tre classi energetiche

Il patrimonio edilizio scolastico diffuso, al centro e nel settentrione è mediamente più controllato, sicuro e manutenuto di quello diffuso nel meridione e nelle isole. Preoccupa la sicurezza degli edifici scolastici. Un quadro nell'ultimo rapporto di Legambiente.

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L’85% circa degli edifici scolastici su territorio italiano appartiene alle ultime tre classi energetiche e solo poco più del 5% rientra nelle prime tre, percentuale che corrisponde all’incirca alle scuole costruite dopo il 2001, quando è entrata in vigore la nuova normativa edilizia che prevede determinati standard di efficienza.

Questo dato sottolinea come, malgrado l’utilizzo di fonti rinnovabili nelle scuole sia cresciuto dal 2012 ad oggi di circa il 5%, c’è ancora molto lavoro da fare sull’efficienza, anche per colmare il gap tra nord e sud.

Questi alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Ecosistema Scuola” di Legambiente.

Il divario tra centro-nord e sud

L’indagine annuale di Legambiente sullo stato del patrimonio edilizio scolastico e dei servizi educativi vede in cima alla classifica Bolzano e Trento, due realtà particolarmente virtuose in tema di sicurezza – perché tutti gli istituti presentano le certificazioni di agibilità, collaudo statico, prevenzione incendi, agibilità igienico sanitaria e hanno effettuato i monitoraggi per radon e amianto – e di innovazione, con il 6% di edifici costruiti secondo i criteri della bioedilizia a fronte di una media nazionale che non raggiunge l’1%, frutto di una chiara scelta di governance confermata anche dalla spesa per la manutenzione straordinaria degli ultimi cinque anni, pari a circa 175mila euro per edificio, cioè circa dieci volte la media nazionale.

Un mix di programmazione, di investimenti costanti e di innovazione – si legge nel rapporto – che è mancato soprattutto alle regioni del sud Italia e delle isole, le cui città capoluogo sono tutte dopo la trentesima posizione in graduatoria ad eccezione di Cosenza (17° posto), con Reggio Calabria, Palermo, Latina (l’unica del centro Italia in questa posizione di coda).

Una situazione preoccupante dal punto di vista della sicurezza – spiega Legambiente – perché ai minori controlli corrisponde una maggiore fragilità sismica del territorio (al sud tre scuole su quattro sono in area a rischio sismico, con la Sicilia che vede interessate quasi il 98,4% delle scuole, con una percentuale di verifica di vulnerabilità sismica ferma al 2,4%).

Ci sono però delle eccezioni. Cosenza infatti oggi ha tutte le scuole con le certificazioni richieste, grazie ad un abile reperimento di fondi nazionali e regionali e Ragusa (48º) si è dimostrata virtuosa nel recepire e spendere i fondi regionali a disposizione per la manutenzione straordinaria.

Come intervenire?

Innanzitutto – spiega Legambiente – occorre orientare i finanziamenti e la programmazione verso obiettivi strutturali prioritari quali scuole nuove, azioni di riqualificazione che mirano all’adeguamento sismico e/o all’efficientamento energetico.

Inoltre, prosegue l’associazione, va sostenuta la capacità di programmazione e la qualità progettuale di quelle amministrazioni che sono più carenti ed inefficienti: non dimentichiamo che secondo i dati forniti da #italiasicura.scuole e rielaborati nello studio (vedi tabella in basso), su 2.787 cantieri avviati negli ultimi anni per realizzare scuole nuove, interventi di adeguamento o miglioramento sismico e per interventi di efficientamento energetico, ne sono stati conclusi meno della metà.

“In tal senso abbiamo visto con preoccupazione la chiusura della Struttura di missione per l’edilizia scolastica presso il Consiglio dei Ministri, che svolgeva questa funzione di supporto alle amministrazioni, senza che questo ruolo venisse assunto da un altro soggetto”, aggiunge Legambiente.

Per maggiori dettagli riportiamo in allegato il rapporto integrale.

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