Domanda di idrogeno nei Paesi G7: potrebbe aumentare fino a 8 volte al 2050

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Un nuovo studio esamina potenzialità e ostacoli per la produzione di H2 verde nelle principali economie mondiali, tra cui l'Italia.

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La domanda di idrogeno nei Paesi del G7 potrebbe aumentare fino a 7-8 volte rispetto ad oggi entro metà di questo secolo, spinta dalla necessità di azzerare le emissioni nette di CO2 in tutti i settori, compresi i trasporti e le industrie pesanti.

A fornire un quadro aggiornato sullo stato attuale e le prospettive dell’idrogeno è un recente rapporto dell’Irena (International Renewable Energy Agency), Accelerating hydrogen deployment in the G7 (link in basso).

Dal grafico seguente, tratto dal documento, vediamo che la domanda annuale di H2 è stata pari a 24,5 milioni di tonnellate nel 2020 nei Paesi del G7 più la Ue, una cifra che corrisponde al 28% circa del consumo corrente di idrogeno in tutto il mondo.

Si stima che la domanda annuale potrebbe toccare 192 milioni di tonnellate nel 2050, anche se c’è un ampio margine di incertezza.

Al momento, spiegano gli analisti, gli usi prevalenti di idrogeno sono per le industrie della raffinazione del petrolio e della chimica, ma nei prossimi anni si avrà un maggiore impiego di H2 green (prodotto partendo da energia elettrica rinnovabile) e dei suoi derivati (ammoniaca in primis) in molte altre attività.

Si parla soprattutto dei settori più difficili da elettrificare direttamente, come aviazione, navi, processi industriali a elevato consumo energetico, come la produzione di acciaio.

Proprio in questi giorni, Rolls-Royce ha eseguito con successo un primo test a terra con un motore aereo alimentato a idrogeno verde, confermando che in futuro questo vettore energetico potrebbe essere applicato all’aviazione.

Ed è proprio su questi settori che dovrebbe focalizzarsi la nostra attenzione: in molti altri casi, infatti, ci sono alternative più efficienti ed economiche all’idrogeno, ad esempio le pompe di calore e le auto elettriche, come spiegato anche in un nostro articolo (Idrogeno verde, un “coltellino svizzero” con cui potremmo farci male).

Vediamo di seguito qualche dato interessante per il nostro Paese dal documento Irena. In Italia:

  • la produzione di H2 nel 2020 è stata di circa 500mila tonnellate, di cui la maggior parte (89%) da fonti fossili con il gas reforming;
  • nel 2020 raffinerie e stabilimenti chimici hanno assorbito la maggior parte della domanda, rispettivamente il 75% e 20% del totale;
  • la domanda potenziale di idrogeno potrebbe essere di 7,4-9,5 milioni di tonnellate al 2050 in base alle diverse stime (Snam e operatori internazionali del gas);
  • la pipeline attuale di progetti ammonta a 300 MW di elettrolizzatori.

Ora il piano italiano prevede 5 GW di elettrolizzatori al 2030 per produrre idrogeno 100% verde da rinnovabili. Ma ne serviranno molti di più (si parla di 15 GW) secondo le analisi del Politecnico di Milano, per sviluppare pienamente questa nuova filiera industriale e decarbonizzare trasporti e industrie.

La tabella sotto riassume lo status delle politiche e misure italiane a favore dell’idrogeno.

A metà 2022, gli investimenti totali annunciati nell’idrogeno in Italia ammontano a circa 3,6 miliardi di euro per il periodo 2021-2026, evidenzia lo studio.

La cifra include attività di ricerca e sviluppo, realizzazione di elettrolizzatori e stazioni di rifornimento di H2, creazione di hydrogen valleys nei distretti industriali energivori (cosiddetti hard-to-abate perchè le emissioni di CO2 sono difficili da eliminare).

Intanto sono state semplificate le autorizzazioni per elettrolizzatori fino a 10 MW ed è stato consentito il blending di H2 fino al 2% in volume nella rete di trasmissione e distribuzione del gas.

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