Direttiva Edifici, alla Camera maggioranza in difesa di gas e inefficienza

La mozione approvata a Montecitorio impegna il governo a “scongiurare” le novità in arrivo con la EPBD.

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Il governo adotti le iniziative di competenza in Europa per scongiurare l’introduzionedi una disciplina quale quella che si sta delineando con la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, la EPBD.

Questo per “tutelare le peculiarità dell’Italia e, dunque, garantire al nostro Paese la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche”.

Questo il succo della durissima mozione approvata alla Camera dalla maggioranza (167 favorevoli e 123 contrari) contro la direttiva europea, che per i firmatari è “un chiaro attacco all’economia e al patrimonio edilizio italiano e, pertanto, dovrà essere oggetto della più dura opposizione”.

Un testo che trasuda euroscetticismo e scarsa coscienza della sfida ambientale ed energetica che abbiamo davanti: “il tipo di ambientalismo e di lotta alle emissioni messo in campo dall’Europa non trova alcun riscontro con la realtà e con le esigenze dei cittadini”, si legge ad esempio nella mozione, secondo la quale la direttiva proposta, “evidenzia nuovamente come le azioni europee siano veicolate dal perseguimento degli interessi di alcuni Stati membri a discapito di altri”.

La finalità della direttiva, “sarebbe da ricercarsi nel problema derivante dalle crescenti emissioni di anidride carbonica, alle quali, tuttavia, le abitazioni contribuiscono per appena l’1 per cento in ambito mondiale”, spiega il testo della maggioranza che non cita la fonte del dato, che appare sottodimensionato: per la Iea nel 2021 a livello mondiale gli edifici hanno pesato per il 30% del consumo energetico finale globale e per il 27% delle emissioni totali del settore energetico.

L’approvazione di una simile direttiva avrebbe il solo effetto di svalutare il patrimonio edilizio italiano e di impoverire i cittadini” è il messaggio, che strizza l’occhio a quella base elettorale che “ha da sempre investito sul mattone e non a caso è uno dei Paesi con il più alto numero di proprietari di abitazioni”.

La mozione si scaglia poi anche contro l’obbligo di produrre in loco con rinnovabili l’energia degli edifici, sottolineando il fatto che “l‘impiego di gas nella climatizzazione invernale consente di minimizzare l’impatto del settore del riscaldamento anche sulla qualità dell’aria di molte aree del Paese”.

Si prosegue poi con la difesa del metano, contrapponendolo addirittura alle pompe di calore: un chiaro segno che per questa maggioranza, assodata la sottovalutazione del problema climatico, quando si tratta di frenare i cambiamenti scompare anche la questione della sicurezza energetica e del caro energia, che si è duramente imposta negli ultimi due anni.

Si denuncia infatti come un sopruso verso i consumatori la spinta dalla direttiva verso la sostituzione del riscaldamento a gas “impiegato dall’80 per cento delle abitazioni italiane, con le pompe di calore alimentate con elettricità che dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili”. Un obiettivo questo, che per i firmatari è “in netta controtendenza all’uso degli incentivi per efficientamento energetico fatto sin qui e che ha visto protagonista proprio l’installazione di nuove caldaie a metano ad alta efficienza, oltreché molto costosa”.

L’Italia, prosegue la mozione, andrebbe poi tutelata dalle nuove regole per via del suo “quadro edilizio molto particolare di cui le istituzioni europee non possono non tenere conto”. Si cita ad esempio “un’intricata rete di borghi, comuni e piccole frazioni arricchite da immobili storici e secolari” che “renderebbe di impossibile applicazione sul territorio nazionale” le norme, senza tenere conto del fatto che la direttiva in via di definizione prevede esplicitamente la possibilità di deroghe agli obblighi per questi edifici.

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