Decarbonizzazione, tutte le fake news sul nucleare

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Legambiente sfata alcuni falsi miti e chiede più rinnovabili, stop ai sussidi fossili, obiettivi più ambiziosi e semplificazioni autorizzative.

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Non perdiamo tempo inutilmente a discutere di nucleare nel nostro Paese. La vera e unica strada è quella dello sviluppo delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’innovazione tecnologica per accelerare la transizione ecologica ed energetica”.

Questo in sintesi il messaggio di Legambiente in risposta all’intervento con cui il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha rilanciato il nucleare di “IV generazione” come tecnologia da prendere in considerazione nel processo di decarbonizzazione del nostro Paese, riaprendo il dibattito sul ruolo di questa tecnologia nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’approvvigionamento energetico dell’Italia, ancora ampiamente dipendente dall’estero su questo fronte.

Ma sul nucleare, evidenzia il cigno verde, restano irrisolti tre problemi: la pericolosità degli impianti, il problema delle scorie nucleari e, infine, i costi esorbitanti (si veda anche QualEnergia.it in un pezzo di G.B. Zorzoli e in due articoli di Gianni Silvestrini pubblicati a settembre e ottobre 2021).

Bisogna quindi intraprendere con decisione la strada delle tecnologie in grado di produrre energia da fonti pulite e sicure.

Prima cosa da fare, secondo l’associazione ambientalista, è necessario fermare i sussidi alle fossili con un provvedimento nella legge di Bilancio e aggiornare il Pniec inserendo un obiettivo di riduzione del 65% dei gas serra entro il 2030 come in Germania.

A tal fine, è necessario “semplificare gli iter autorizzativi per la realizzazione del fotovoltaico integrato sulle coperture degli edifici, anche nei centri storici, e degli impianti eolici, a terra e a mare, spendendo bene i soldi del Next Generation Eu che andranno investiti entro il 2026, e facendo sì che l’Italia diventi un esempio anche per gli altri Paesi, aggiornando le linee guida sull’installazione delle rinnovabili, che risalgono a più di dieci anni fa, per adeguarle in modo chiaro ai nuovi obiettivi europei”.

Campagna comunicativa contro il nucleare

L’associazione ambientalista, attraverso la sua campagna “Unfakenews” realizzata insieme a La Nuova Ecologia e nata per contrastare le bufale ambientali, ha smontato alcune fake news sul nucleare, sintetizzate qui di seguito con domande e risposte.

Se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa?

No.

Senza considerare i problemi della sicurezza, gli incidenti gravi e le scorie da smaltire, trent’anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre quelli delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi.

Oggi il kWh di energia elettrica prodotto dal nucleare costa più del doppio dell’energia prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico. Secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 MWh di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 37 dollari, con l’eolico 40 dollari, e con il nucleare 163 dollari.

Con le tecnologie di IV generazione le centrali nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica?

No.

Non esistono impianti industriali di quarta generazione e di conseguenza basi per tale affermazione. Le tecnologie di IV generazione prevedono inoltre lo sviluppo di reattori “veloci”, di tipo fastbreeder (autofertilizzanti), che presentano criticità di sicurezza maggiori e usano il plutonio, che è il più radio tossico degli elementi radioattivi e, soprattutto, il più proliferante verso le armi nucleari.

Siamo rimasti fra i pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare. Questo ci condannerà alla subalternità?

No. 

La Germania ha deciso di chiudere l’ultima centrale nucleare a fine 2022. E il successo elettorale dei Verdi nelle ultime elezioni rende improbabile una revisione di questa decisione.

Nel mondo soltanto 13 Paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari. La vera subalternità la rischiamo nelle tecnologie delle fonti rinnovabili, se non vengono rimossi gli impedimenti burocratici che, ad esempio, stanno bloccando lo sviluppo del fotovoltaico.

Ma il problema è soprattutto un altro: non c’è più tempo, entro il 2030 l’Italia deve raggiungere i propri obiettivi per il clima. Nel nostro Paese è impensabile costruire e mettere in servizio centrali nucleari che possano dare in tempo utile un contributo per il clima. E lo stesso Ad dell’Enel, Starace, ha riconosciuto poco tempo fa nella conferenza di Cernobbio che il nucleare non è per l’Italia una partita da giocare.

L’associazione ambientalista farà sentire la sua voce domani, 5 novembre, a Glasgow partecipando con una sua delegazione alla manifestazione dei Fridays For Future e a quella di sabato organizzata dalla COP26 Coalition.

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