Quando il ministro della Transizione Ecologia Roberto Cingolani parla delle nuove tecnologie nucleari di quarta generazione, in cui non c’è uranio arricchito e acqua pesante per il raffreddamento, e le definisce non mature ma prossime a esserlo, definisce “nuove” soluzioni su cui però si sta lavorando da 20 anni.
Va poi considerato che dove non c’è uranio arricchito il suo posto viene occupato dal plutonio,
Nel 2002, per iniziativa del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e con la partecipazione di diversi paesi (fra cui dal 2007 anche l’Italia), fu infatti costituito il GIF (Generation IV International Forum) per lo sviluppo di sistemi nucleari che potessero essere progettati, sperimentati e realizzati a livello di prototipo entro il 2030.
La tabella a fianco riporta le tipologie di reattori inclusi nel GIF.
Quattro delle tecnologie riportate ripropongono soluzioni già sviluppate senza successo negli scorsi decenni (MSR, GFR, SFR, VHTR), mentre l’unica effettiva novità è il reattore veloce raffreddato con piombo fuso, LFR, (in realtà prevalentemente con piombo-bismuto), non a caso citato da Cingolani.
Al di là dei dubbi sul futuro di questi progetti, nessuno di loro ha per obiettivo la realizzazione di impianti costruibili in tempi brevi e di taglia contenuta, cioè più funzionali alle condizioni poste dai principali mercati elettrici liberalizzati.
Inoltre, i tempi previsti nel 2002 per arrivare alla realizzazione di impianti dimostrativi, sono stati significativamente allungati undici anni dopo, anche perché si sono dovuti rivedere alcuni criteri alla luce dell’incidente di Fukushima.
Mentre la roadmap 2002 prevedeva il completamento degli impianti dimostrativi SFR e VHTR subito dopo il 2020 e per il 2025 la fine della costruzione di tutti gli altri, la roadmap 2013 ha differito al 2030 la scadenza per quattro tecnologie, rinunciando a definire una data per GFR e MSR.
Da allora la situazione non è cambiata. Se si esamina il rapporto 2020 del Generation IV International Forum, per il reattore raffreddato con una soluzione di piombo-bismuto, identificato come una tecnologia con grande potenziale, si trova una sola data – “nel 2020 l’Accademia delle scienze russa ha esaminato positivamente il progetto di un prototipo e ne ha raccomandato la costruzione” – e nessuna scadenza realizzativa.
In compenso, sempre sul sito del Forum, sono elencati i seguenti problemi:
- il piombo e il piombo-bismuto, essendo molto densi, aumentano il peso della struttura, richiedono quindi maggiore supporto strutturale e protezione sismica, che aumentano i costi dell’impianto;
- mentre il piombo è abbondante e a buon mercato, il bismuto è raro e costoso e un LFR richiederà centinaia di tonnellate di bismuto;
- la soluzione piombo-bismuto è solida solo sotto 123,5 °C, va quindi riscaldata dall’esterno ogni volta che il reattore è fermato, perché solidificandosi può danneggiare il sistema;
- la soluzione piombo-bismuto produce una considerevole quantità di polonio, un elemento altamente radioattivo e molto mobile: ciò può complicare la manutenzione e porre problemi di contaminazione dell’impianto.
Cingolani ha sostenuto che “nell’interesse del futuro dei nostri figli è vietato ideologizzare qualunque tipo di tecnologia”.
Quindi, chi sta ideologizzando i reattori di IV generazione?