Il Consiglio Energia rinvia ancora una volta il price cap del gas

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Proseguiranno i lavori sulle proposte della Commissione: acquisti comuni, solidarietà, tetto ai prezzi. Nuova riunione dei ministri Ue il 24 novembre.

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Via libera senza particolari intoppi alle misure per gli acquisti comuni di gas e per aumentare la solidarietà tra Paesi Ue in tema di forniture, mentre il price cap del gas continua a dividere gli Stati membri.

Il Consiglio Ue Energia che si è chiuso ieri, martedì 25 ottobre, non è servito a sbloccare la proposta più spinosa in campo energetico al vaglio delle istituzioni europee, quella avanzata da Bruxelles (grazie alla spinta di diversi Paesi, Italia in testa) di istituire un tetto ai prezzi del gas.

Il Consiglio europeo della scorsa settimana, ricordiamo, ha sollecitato Consiglio e Commissione a prendere con urgenza decisioni concrete su varie iniziative, tra cui un corridoio dinamico temporaneo dei prezzi per le transazioni del gas, allo scopo di limitare la volatilità del mercato e le relative impennate delle quotazioni.

Intanto, per la prima volta da mesi, i prezzi giornalieri del gas sul Ttf (Title Transfer Facility), il benchmark olandese che determina le quotazioni del combustibile fossile venduto in Europa, sono scesi sotto 100 euro per MWh per le consegne a novembre.

La discesa è stata favorita da un mix di fattori contingenti: un autunno eccezionalmente mite, bassi consumi, stoccaggi pieni, offerta in eccesso rispetto alla domanda.

Ma per i prossimi mesi il quadro è destinato a cambiare con una nuova risalita dei prezzi, forti rischi di dover intaccare le riserve strategiche nazionali di gas (e non è detto che basti senza una più marcata riduzione dei consumi invernali) e pesanti incognite su come affrontare il successivo inverno 2023-2024, (si veda Prezzi del gas sotto 100 euro/MWh, ma non bisogna abbassare la guardia).

Per ora il Consiglio Energia – è la quinta volta che si riunisce da luglio – si è focalizzato sullo sviluppo di una piattaforma comune europea per gli acquisti di gas e per potenziare i meccanismi di solidarietà fra Stati membri in caso di emergenza degli approvvigionamenti.

In pratica, Bruxelles ha proposto che i Paesi Ue debbano acquistare congiuntamente almeno il 15% dei volumi dei rispettivi stoccaggi e che vengano estese e potenziate le regole di solidarietà, per assegnare il gas ai Paesi in difficoltà in seguito a una carenza di forniture.

Invece sul fronte del price cap restano molti aspetti da definire, in primis a quanto dovrà ammontare il tetto, oltre a una serie di parametri tecnici ed economici per garantire il corretto funzionamento del meccanismo.

Tra i governi più cauti sulla questione rimane sempre la Germania, che del price cap vede soprattutto i possibili risvolti negativi, tra cui una alterazione del mercato con volumi crescenti di Gnl indirizzati non più in Europa ma verso altri compratori.

Altro punto su cui si sta lavorando, peraltro molto divisivo, è la definizione di un price cap del gas utilizzato per la generazione elettrica, analogo a quello applicato in questi ultimi mesi in Spagna e Portogallo.

Qui il principale timore – Germania e Olanda sono tra i principali critici di tale proposta – è che il meccanismo finisca per incentivare il consumo di gas nel settore elettrico e le esportazioni di energia elettrica a basso costo verso Paesi non-Ue, come Svizzera e Gran Bretagna.

Vedremo se al prossimo Consiglio Energia, convocato per il 24 novembre, si arriverà a una decisione finale per adottare il nuovo pacchetto di iniziative contro il caro energia.

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