Come e perché l’Europa scommette sull’idrogeno: presentata la strategia

Si punta ad almeno 6 GW di elettrolizzatori per idrogeno da rinnovabili nel 2024, e 40 GW nel 2030. Le prospettive industriali.

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Di che colore sarà l’idrogeno utilizzato nel futuro mix energetico europeo?

In prevalenza “verde” ma con qualche concessione anche all’idrogeno prodotto da carburanti fossili, almeno nei primi anni in cui si svilupperà la strategia Ue per l’idrogeno appena lanciata da Bruxelles, insieme con la strategia per l’integrazione del sistema energetico (vedi link in basso).

Andiamo con ordine: l’obiettivo della Commissione europea, con questi due provvedimenti, è collegare il più possibile quei settori – trasporti, rete gas, rete elettrica, attività industriali – che finora si sono evoluti “per compartimenti stagni”, cioè ognuno seguendo le sue regole, i suoi mercati, le sue dinamiche di prezzo, con delle interrelazioni (ad esempio, il prezzo del gas che influisce sul costo dell’energia elettrica), che però non hanno mai scalfito l’indipendenza di ogni singolo comparto.

Ora invece si punta al cosiddetto “sector coupling”: i settori devono “accoppiarsi”, parlarsi tra loro, scambiare esperienze e vantaggi reciproci.

Come si fa?

Ad esempio, elettrificando di più: auto e furgoni plug-in a batteria, pompe di calore negli edifici, forni elettrici nelle industrie; tecnicamente, si parla di elettrificazione diretta dei settori d’uso finali.

E poi creando un sistema energetico più circolare, cioè imperniato sull’efficienza energetica e sul riutilizzo del calore di scarto proveniente da diverse fonti (processi industriali, centri elaborazione dati); inoltre, utilizzando combustibili a basso/nullo contenuto di CO2 quando non si può o non è conveniente elettrificare (trasporti pesanti, grandi stabilimenti industriali, aviazione): quindi spazio a idrogeno, biometano, bio-carburanti ricavati da materie prime sostenibili.

Eccoci così all’idrogeno.

La Commissione Ue, si legge in una nota, (neretti nostri), “proporrà misure politiche e di regolamentazione volte a fornire certezze agli investitori, agevolare la diffusione dell’idrogeno, promuovere le infrastrutture e le reti logistiche necessarie […] e favorire gli investimenti, in particolare attraverso Next Generation EU”.

L’idrogeno, ricorda poi Bruxelles, “può essere usato come materia prima, combustibile, vettore o accumulatore di energia e ha svariate applicazioni nei settori dell’industria, dei trasporti, dell’energia e dell’edilizia [a proposito di sector coupling, ndr]”.

Ancora più importante, secondo la Commissione Ue, è che l’idrogeno “quando viene utilizzato non emette CO2 e non causa quasi nessun inquinamento atmosferico”, ecco perché costituisce un’alternativa con cui “decarbonizzare i processi industriali e i comparti economici nei quali la riduzione delle emissioni di carbonio è tanto urgente quanto difficile”.

L’obiettivo è realizzare, tra 2020 e 2024, almeno 6 GW di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile, cioè quello prodotto partendo da energia elettrica 100% pulita (eolica, solare).

Poi al 2030 gli elettrolizzatori “verdi” dovranno ammontare a 40 GW di capacità installata, con una produzione complessiva fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno.

Ma per parlare di una piena maturità commerciale dell’idrogeno rinnovabile, spiega Bruxelles, bisognerà attendere il periodo 2030-2050 quando gli elettrolizzatori green potranno essere adoperati su larga scala in tutti i settori.

Ecco perché nella strategia Ue si legge questo: “La priorità è sviluppare l’idrogeno rinnovabile, prodotto usando principalmente energia eolica e solare, ma nel breve e nel medio periodo servono altre forme di idrogeno a basse emissioni di carbonio per ridurre rapidamente le emissioni e sostenere la creazione di un mercato redditizio”.

Ed è il punto che desta qualche perplessità: nel concetto di “basse emissioni” rientra pure l’idrogeno prodotto da fonti fossili, tramite i processi di gas-reforming e gasificazione del carbone, con l’utilizzo di sistemi CCS (carbon capture and storage) per catturare le relative emissioni di anidride carbonica.

Così come viene definito low carbon anche l’idrogeno ricavato da elettricità non del tutto rinnovabile.

Il lancio della strategia Ue, inoltre, è stato accompagnato dalla presentazione ufficiale della European Clean Hydrogen Alliance, un’alleanza industriale che, al pari della Battery Alliance che invece opera nel campo delle batterie, dovrà sviluppare tecnologie e soluzioni per l’idrogeno “pulito”.

In sostanza, quello dell’idrogeno sarà un percorso graduale con il fine ultimo, sostenuto dalla Commissione europea, di produrre solamente idrogeno di origine 100% rinnovabile, facendolo diventare un ingrediente basilare del mix energetico.

Non resta che vedere se l’industria europea seguirà questo percorso e se saprà partire subito con progetti, investimenti e impianti; vedi anche l’articolo Idrogeno: solo verde o no? Aziende e associazioni tirano Bruxelles per la giacca.

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