Idrogeno: solo verde o no? Aziende e associazioni tirano Bruxelles per la giacca

Sulla strategia europea due fronti contrapposti: una colazione di associazioni e aziende, tra cui Enel, vorrebbe si puntasse sull’idrogeno da rinnovabili, un secondo fronte, tra le cui fila c’è Eni, preme per la “neutralità tecnologia”.

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La partita dell’idrogeno in Europa si gioca nelle prossime due settimane.

In vista della presentazione della strategia Ue, i colossi dell’energia si dividono: da un lato 33 associazioni industriali e aziende (tra cui Eni), che ritengono il piano europeo troppo sbilanciato sul ‘all-renewable’, dall’altro WindEurope, SolarPower Europe e 8 ceo (tra cui Starace di Enel) che premono per un idrogeno 100% rinnovabile.

In base alle prime indiscrezioni (si veda la bozza in fondo all’articolo) , nella strategia – che inizialmente doveva essere presentata il 24 giugno, presentazione poi rinviata all’8 luglio – un notevole peso specifico sarà rappresentato dall’idrogeno verde, così chiamato perché prodotto da energie rinnovabili e definito “l’opzione più compatibile con l’obiettivo di neutralità climatica dell’Ue”.

Malgrado sia il fulcro attorno cui ruota la strategia europea, l’idrogeno 100% rinnovabile non è una strada immediatamente percorribile. Quindi, Bruxelles prevede che “nel breve e medio termine” sia necessario continuare a ricorrere all’idrogeno a base fossile a basse emissioni di carbonio.

Quindi al verde si assocerà anche l’idrogeno blu, ottenuto dal gas naturale con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), che pure avrà un suo ruolo nella strategia. Resta da capire se la terza categoria, il cosiddetto idrogeno grigio (a base di combustibili fossili), resterà del tutto fuori dalla strategia europea.

Sulla scorta di quanto già avvenuto per le batterie, anche l’idrogeno verde avrà un’alleanza dedicata, Clean Hydrogen Alliance, per riunire imprese, ricerca e governi nel tentativo di realizzare una catena di approvvigionamento completa ed efficiente.

Nel documento, viene indicata una tabella di marcia con obiettivi da centrare da qui al 2050:

entro il 2024 si punta ad ampliare la capacità produttiva di elettrolizzatori per 4 GW (gigawatt) e 40 GW entro il 2040; entro il 2030 la Commissione stima un investimento compreso tra i 13 e 15 miliardi di euro in elettrolizzatori per la produzione di idrogeno in tutta l’UE, oltre a 50-150 miliardi per una capacità eolica e solare dedicata di 50-75 GW.

Ma non tutti concordano sulla linea che sembra voler adottare la Commissione. La strategia si soffermerebbe troppo sull’idrogeno verde, sostiene un’alleanza guidata da colossi del settore oil&gas come Equinor ed ExxonMobil, e in cui figura anche Eni. Dell’alleanza fanno parte 33 tra aziende ed associazioni industriali, incluse alcune che si occupano del commercio dell’energia, come Eurogas, Fuels Europe, Gas Infrastructure Europe e l’Associazione internazionale dei produttori di petrolio e gas (IOGP).

In una lettera chiedono alla Commissione europea di adottare un approccio “neutrale sotto il profilo tecnologico” alla sua strategia, senza quindi dare priorità all’idrogeno rinnovabile rispetto ad altre versioni a basso contenuto di carbonio. Secondo l’alleanza, infatti, esso da solo non sarà sufficiente per sviluppare un mercato dell’idrogeno pulito nel prossimo decennio.

Sul fronte opposto un gruppo di 10 associazioni e aziende europee, tra cui Enel, che recentemente hanno lanciato l’iniziativa Choose Renewable Hydrogen per chiedere a Bruxelles di promuovere gli investimenti nell’idrogeno pulito.

“L’idrogeno generato tramite elettrolisi da energia rinnovabile – sostengono – oltre ad essere a emissioni zero, se prodotto in UE può ridurre la dipendenza energetica da altri paesi da cui l’Europa importa gas e petrolio; inoltre, può contribuire ampiamente al “sector coupling”, cioè l’integrazione fra settore elettrico e altri comparti (trasporti, produzioni industriali)”

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