Puntare sui “ravvedimenti operosi” per convincere le imprese della filiera energetica italiana che ancora non hanno versato la cosiddetta tassa sugli extra profitti a farlo, così da evitare possibili più aspre sanzioni.
Potrebbe essere questo il risultato che sortirà dalla ripresa dei lavori parlamentari, che a breve si concentreranno sull’esame del cosiddetto Decreto Aiuti bis, con le misure volte ad alleviare gli effetti del caro-energia su famiglie e aziende.
È da diversi giorni ormai che tutte le forze politiche invocano un intervento del governo per cercare almeno di contenere l’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità, con interventi quantificabili in una cifra compresa fra 10 e 30 miliardi di euro.
L’alternativa alla tassa sugli extra-profitti, come spiegato anche in un altro articolo, sarebbe quella di uno scostamento di bilancio, cioè di un maggiore indebitamento per finanziare almeno in parte i maggiori costi energetici di famiglie e imprese.
Il centro-destra, pur in forme diverse, e il Movimento 5 Stelle si sono detti favorevoli a tale scostamento, avversato però o comunque non sottoscritto dalle altre forze politiche, né tantomeno dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, e dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, che hanno escluso tale ipotesi, anche perché richiederebbe l’avvallo dell’Unione Europea.
È possibile che l’Ue decida di percorrere anche la strada dello scostamento di bilancio, quando si riunirà per una riunione di emergenza il 9 settembre e poi di nuovo a metà mese con i ministri dell’Energia e ancora il 6-7 ottobre, quando si riunirà il Consiglio Europeo.
Ma fino ad allora, in ambito italiano, dovrebbe quindi essere la tassa sugli extra-profitti a spuntarla, anche perché, da un punto di vista squisitamente formale, è molto più facilmente attuabile. Misure riguardanti questo contributo straordinario potrebbero infatti essere inserite come emendamento appunto nel decreto Aiuti bis.
Finora, i risultati sortiti dalla tassa sugli extra-profitti sono stati però molto inferiori alle previsioni del governo, come descritto più diffusamente nell’articolo già citato.
Il ministero dell’Economia contava di incassare dalla misura circa 10,5 miliardi di euro. Ma alla scadenza del 30 giugno per versare l’acconto del 40%, le circa 11mila aziende lungo l’intera filiera energetica italiana avevano pagato solo 1,23 miliardi di euro. Se fosse questo il ritmo dei pagamenti, alla fine del periodo si sarebbero raccolti solo poco più di 3 miliardi di euro, oltre 7 miliardi in meno del previsto
Varie imprese hanno già fatto ricorso al Tar contro questa tassa, ma, vista anche la pochezza delle alternative possibili per finanziare gli aiuti, in attesa che le impugnative facciano il proprio corso, il governo potrebbe puntare appunto sui “ravvedimenti operosi”, la cui scadenza è attualmente fissata al 31 agosto.
Si potrebbe cioè intervenire sull’entità delle sanzioni e su nuovi tempi di questo strumento, che permette di rimediare a omissioni, ritardi o irregolarità pagando una sanzione inferiore rispetto a quella che spetterebbe nel caso in cui fosse l’Agenzia delle Entrate ad irrogarla.
Da notare però che, al momento, il governo, pur prevedendo “potenziali effetti positivi di gettito” di questa eventuale misura, “in via prudenziale” non li ha quantificati – dopo essere rimasto scottato dalle previsioni sbagliate precedenti.
Altri provvedimenti e coperture
Poiché per considerare l’eventuale imposizione per decreto di un tetto sui prezzi del gas si attenderà probabilmente le riunioni in ambito europeo, sul fronte interno il parlamento dovrebbe limitarsi a prendere in considerazione la proroga oltre il 20 settembre della riduzione di Iva e accise sui carburanti, l’Iva al 5% sul gas naturale per autotrazione, l’estensione del credito d’imposta per gli energivori, gasivori, altre imprese, con eventuale raddoppio della percentuale.
Solo per rinnovare e aumentare in parte queste facilitazioni, il nuovo decreto dovrebbe prevedere lo stanziamento di almeno altri 5,2 miliardi di euro. Ma vista la pochezza del gettito della tassa sugli extra-profitti finora, la copertura di una cifra del genere potrebbe avvenire solo a fronte di una revisione al rialzo della tassa straordinaria o di una sua estensione – visto che non si può o non si vuole al momento pensare ad uno scostamento di bilancio.
La via della tassa sugli extra-profitti pare insomma comunque molto stretta e al momento solo M5S e Sinistra Italiana/Verdi hanno chiesto espressamente questo tipo di revisione della tassa.
Un’altra misura potrebbe essere quella sulla “sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di energia elettrica e gas naturale”. A proposito di questa discussa norma, i tecnici ministeriali hanno evidenziato che “andrebbe chiarito se tale misura possa determinare possibili alterazioni degli equilibri finanziari delle imprese in esame e, indirettamente, determinare i presupposti per futuri interventi finanziari a carico della finanza pubblica”.