Prolungare le misure per il risparmio di gas di un anno, fino al 31 marzo 2024.
È la proposta della Commissione europea per continuare a fronteggiare le incertezze sulle forniture di gas per il prossimo inverno.
Le misure attuali di riduzione della domanda, ricordiamo, concordate a luglio 2022 in risposta alla crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina, scadono venerdì 31 marzo.
Bruxelles punta a estenderle dal 1° aprile 2023 al 31 marzo 2024, come detto: quindi, per un altro anno, sarebbe fissato l’obiettivo di ridurre di almeno il 15% il consumo complessivo di gas, rispetto alla media registrata nel periodo di riferimento (1° aprile 2017-31 marzo 2022).
La proposta, spiega una nota di Bruxelles, sarà discussa dai ministri dell’energia al Consiglio Ue del 28 marzo. Come ha precisato la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, il regolamento “garantirà la nostra preparazione per il prossimo inverno e ci consentirà di raggiungere più facilmente l’obiettivo di avere gli stoccaggi di gas pieni al 90% entro il 1° novembre”.
La Commissione prevede che i mercati globali del gas rimarranno volatili nei prossimi mesi, a causa di diversi possibili rischi, come le condizioni meteorologiche, l’andamento della domanda di gas naturale liquefatto e i relativi prezzi.
Inoltre, si spiega, ridurre il consumo di gas e facilitare un regolare riempimento degli stoccaggi, oltre a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, aiuterà anche a contenere le fluttuazioni dei prezzi del combustibile.
Intanto, gli ultimi dati disponibili, citati da Bruxelles, indicano che la Ue ha ridotto la domanda di gas del 19% tra agosto 2022 e gennaio 2023, superando così il target del regolamento (grazie anche a temperature particolarmente miti in inverno), pari a 41,5 miliardi di metri cubi risparmiati rispetto alla media del periodo dei cinque anni precedenti.
Per l’Italia si parla di un -18,6% quindi sostanzialmente in linea con la media dei 27 Stati membri.
Il taglio più forte dei consumi di gas, in termini percentuali, è stato fatto dalla Finlandia (-58%), seguita da Svezia e Lituania con riduzioni intorno al 40%.
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