Batterie, quali opportunità per l’industria italiana con le nuove norme Ue?

Pubblicato da Motus-E il primo studio in Italia sulla Battery Regulation Ue, per comprendere il nuovo quadro regolatorio e conoscere le prospettive della filiera nazionale.

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Partendo dall’analisi dell’industria nazionale per i sistemi di accumulo, che sconta ancora un ambiente non del tutto favorevole agli investimenti – specialmente per quanto riguarda i materiali propedeutici e la produzione di celle per il settore automotive – Motus-E ha pubblicato il primo studio italiano sulla Battery Regulation Ue.

Intitolato “I riflessi sull’Italia del nuovo Regolamento Ue sulle batterie” (link in basso alla sintesi), è un utile strumento per comprendere il nuovo quadro regolatorio e conoscere lo stato e le prospettive della filiera nazionale, considerata in notevole ritardo rispetto agli altri grandi Paesi europei.

La regolamentazione è il primo impianto normativo europeo onnicomprensivo sulle batterie, che disciplina l’immissione sul mercato e la gestione dei rifiuti collegati. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue il 17 agosto 2023 ed entrato in vigore dal 18 febbraio 2024, il regolamento garantisce che le batterie vengano raccolte, riutilizzate e riciclate in Europa.

Dispone che a partire dal 2025 siano introdotti gradualmente classi di prestazione e limiti massimi sull’impronta della CO2 per veicoli elettrici, mezzi di trasporto leggeri (come e-bike e scooter) e batterie industriali ricaricabili. Tutte le batterie usate dovranno inoltre essere riciclate, raggiungendo livelli elevati di recupero, in particolare di materie prime critiche come cobalto, litio e nichel.

Il report si concentra su tre aree specifiche della normativa: impronta di carbonio delle batterie, fine vita e post-uso, analisi sulla digitalizzazione e la trasparenza dei dati. Per andare a fondo su queste tematiche e comprendere pienamente i risvolti della normativa, Motus-E ha condotto una serie di interviste con i player italiani del settore.

Da questa attività è nata una serie di proposte in grado di offrire ulteriori spunti di riflessione per Bruxelles, in vista della stesura degli atti delegati e degli atti di esecuzione previsti dal Regolamento Ue.

Tra queste, l’idea di un sistema di agevolazioni per premiare le batterie con maggiori prestazioni e promuovere così l’adozione delle soluzioni più sostenibili. Ma anche l’inclusione di obiettivi specifici di recupero e riciclo di materiali come la grafite e il catodo delle batterie LFP (litio-ferro-fosfato), funzionali a rafforzare la catena di approvvigionamento europea. Infine, una proposta riguarda una serie di strumenti per facilitare la riparazione e il riutilizzo delle batterie, contribuendo a pratiche sempre più sostenibili e a una gestione più efficiente di tutti i componenti impiegati.

Le criticità emerse sono invece i rischi che le dichiarazioni sull’impronta di carbonio possano influire sul costo finale delle batterie, la mancanza di una distinzione tra scarti di produzione e rifiuti post-consumo negli obiettivi di riciclo, così come l’assenza di obblighi di design che favoriscano il riutilizzo delle batterie.

Attualmente, riferisce il report, sono in rampa di lancio in Italia progetti di Gigafactory per un totale di 48 GWh di produzione, che posizionano il nostro Paese molto indietro rispetto agli altri grandi Paesi Ue, che viaggiano abbondantemente oltre i 100 GWh di capacità installata o in pipeline. “Un ritardo da colmare con la massima urgenza”, secondo gli analisti, “per non farsi sfuggire le enormi opportunità di sviluppo economico e occupazionale connesse a uno dei comparti industriali destinato a crescere maggiormente nei prossimi anni”.

In Italia il settore – caratterizzato ancora dall’assenza di insediamenti di grossi player americani o asiatici – sta attraversando tuttora una fase embrionale. Cosa che in questo momento storico, adottando un approccio propositivo di politica industriale, può rappresentare in realtà un vantaggio competitivo secondo Motus-E. Sulla scorta della nuova normativa Ue, infatti, si potrebbe fare rotta da subito sulle tecnologie più avanzate, per dare vita a una filiera all’avanguardia senza richiedere processi di riconversione industriale.

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