Avanza l’onda del negazionismo climatico, anche in Europa

Negazionismo climatico e opposizione alle politiche energetiche verdi saranno al centro dei programmi di molti partiti di destra nelle elezioni europee del 2024. Uno snodo fondamentale per le strategie di questo decennio.

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Dopo due leader come Trump e Bolsonaro che hanno negato la pericolosità dell’emergenza climatica, rallentando di fatto la transizione ambientale, l’attenzione è ora puntata sulla vecchia Europa, riferimento negli ultimi trent’anni per le politiche ambientali.

Gli equilibri che si definiranno dopo le elezioni europee del 2024 influenzeranno infatti notevolmente le politiche di questo decennio.

Ma le sicurezze del passato sono incrinate dall’emergere di forze di estrema destra che, oltre alle note posizioni sul fronte sociale, pensiamo ai migranti, stanno sempre più definendosi come negazioniste climatiche.

In Germania l’AFD negli ultimi sondaggi ha sfiorato il 20% ponendosi come terza forza politica e superando i Verdi. Le sue posizioni rispecchiano quelle di altri partiti di destra, contrari alle trasformazioni verso la mobilità elettrica e le rinnovabili.

Tonia Mastrobuoni scrive su Repubblica: “l’ideologo della Nuova destra tedesca, Goetz Kubitschek, trait d’union tra l’Afd e i movimenti giovanili neonazisti come gli Identitari, spiega che la destra non considerava più i comunisti e i socialisti come principali avversari politici, bensì i verdi: “Un nemico antropologico.

Alza la testa anche l’estrema destra spagnola che si era già opposta alla legge sul cambiamento climatico. E i neonazisti svedesi in forte crescita appoggiano il nuovo governo di destra puntando, oltre al solito blocco dell’immigrazione, al contrasto delle fonti rinnovabili.

E potremmo continuare evidenziando gli spostamenti che stanno avvenendo in vari paesi, Italia inclusa.

Insomma, si configurano posizioni politiche che rappresentano un chiaro attacco alla scienza. Sempre più spesso, infatti, vengono messe in discussione e sbeffeggiate le posizioni degli esperti climatici dell’IPCC di tutte le discipline e di tutti i paesi, consolidatesi negli ultimi decenni.

Che sia in atto un riscaldamento del pianeta viene accettato, ma vengono negate clamorosamente le responsabilità dell’uomo, il ruolo dei combustibili fossili…

Durante la pandemia di Covid una rumorosa minoranza criticava le posizioni di medici e ricercatori rifiutando di vaccinarsi, ma la gran maggioranza ha invece fatto il vaccino. Sul clima, malgrado l’aumento dei fenomeni estremi, cresce in maniera impressionante lo scetticismo. Secondo un recente sondaggio condotto dall’Università di Chicago la quota di coloro che ritengono fondamentale la responsabilità dell’uomo nei cambiamenti climatici è crollata negli Usa dal 60%, registrato solo cinque anni fa, al 49%.

E secondo un recente sondaggio IPSOS, relativo a due terzi della popolazione mondiale, quasi quattro persone su dieci credono che il cambiamento climatico sia dovuto principalmente a cause naturali.

Rimane il fatto che “puoi dire che la forza di gravità non è vera, ma se ti butti da una scogliera, precipiti”, come ricordano gli studenti e docenti dell’Ohio State University che lottano contro un disegno di legge che limiterebbe le discussioni sulle politiche climatiche.

L’avanzata del negazionismo climatico fa capire l’importanza delle elezioni europee del 2024. La critica alle politiche climatiche sarà infatti al centro dei programmi, in particolare da parte di coloro che vogliono minare il riferimento rappresentato dall’Unione europea.

È bene ricordare, ad esempio, che se le rinnovabili stanno espandendosi in maniera clamorosa nel mondo è anche grazie alle politiche assunte dall’Europa dopo la firma del Protocollo di Kyoto nel 1997.  Ed è interessante il fatto che la decisione di Bruxelles sul passaggio dal 2035 alla vendita di sole auto elettriche, sia stato rapidamente replicata dalla California e da altri sei Stati degli Usa.

In questo contesto difficile, dovremo evidenziare con forza i vantaggi occupazionali e sociali della rivoluzione energetico-climatica, ponendoci anche i problemi connessi con la transizione, come per le industrie della componentistica dell’auto.

Ma fortunatamente l’accelerazione in atto delle tecnologie green difficilmente si fermerà, come ci ricorda la notizia che probabilmente la Cina riuscirà a raggiungere con dieci anni di anticipo i suoi obiettivi di decarbonizzazione.

E la stessa Iea ha alzato la stima per il 2023 a 440 GW rinnovabili, cioè il doppio di quanto installato globalmente nel 2019.

Articolo tratto dall’editoriale della rivista bimestrale QualEnergia n.2/2023 (in uscita)

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