Auto elettrica, in Cina la BYD Seagull si vende a meno di 9mila euro

La mossa del mega produttore cinese spinge a un nuovo livello la guerra dei prezzi per i veicoli elettrici, con potenziali ripercussioni anche in Europa.

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In Cina l’auto elettrica sotto i 10.000 euro è già realtà.

Nei giorni scorsi, il colosso cinese BYD (acronimo che sta per Build Your Dreams) ha tagliato del 5% il listino della sua utilitaria Seagull, portandolo a 69.800 yuan (8.900 euro al cambio attuale) per la versione base con batteria da 30 kW e autonomia dichiarata di 305 km.

Questa mossa porta a un nuovo livello la guerra dei prezzi dei veicoli elettrici, sul mercato interno cinese e non solo, poiché la Seagull dovrebbe arrivare presto in Europa.

In Italia è attesa per giugno 2024 con un prezzo che dovrebbe attestarsi sui 20mila euro, quindi ben più alto rispetto al listino cinese per una serie di ragioni, tra cui gli adeguamenti tecnici e di equipaggiamenti per il mercato europeo.

Finora però il segmento delle utilitarie compatte a batteria è stato trascurato dalle case auto europee, che hanno preferito puntare sui Suv e altri modelli premium più costosi.

Quindi la concorrenza cinese si troverà le porte spalancate tra le city-car 100% elettriche, con gli altri marchi costretti a correre ai ripari (si veda il nostro articolo con le analisi di Transport & Environment su queste dinamiche di mercato).

La Seagull (gabbiano) è una vettura lunga 3.80 metri con cinque porte, adatta per gli usi cittadini e i piccoli viaggi “fuori porta”.

Intanto BYD, nel quarto trimestre 2023, ha superato Tesla per la prima volta come primo venditore di auto elettriche su scala globale (oltre 500mila unità).

In Italia, il marchio cinese è già presente con quattro modelli: Dolphin, Atto 3, Seal e Han, con prezzi a partire da circa 33mila euro per la Dolphin, una berlina di medie dimensioni.

Da segnalare poi che ieri la Commissione europea ha pubblicato un regolamento esecutivo che impone di registrare le importazioni di vetture elettriche cinesi, preparando il terreno per la successiva eventuale applicazione di dazi compensativi.

Bruxelles, infatti, ritiene di avere prove sufficienti che attestano che Pechino sta sovvenzionando i produttori di veicoli, favorendo le loro esportazioni a basso costo con un indebito vantaggio competitivo rispetto ai costruttori europei.

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