Bruxelles si prepara ai dazi contro le auto elettriche cinesi

Pubblicato il regolamento di esecuzione che impone di registrare le importazioni di veicoli elettrici dalla Cina, per l'eventuale applicazione retroattiva di misure compensative.

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I dazi europei contro le auto elettriche cinesi si avvicinano?

Pare di sì, a leggere il regolamento di esecuzione 2024/785 della Commissione europea, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue di oggi, mercoledì 6 marzo.

Il provvedimento dispone che le autorità doganali debbano registrare le importazioni dalla Cina di veicoli elettrici nuovi per il trasporto passeggeri (fino a nove persone, compreso il conducente), preparando così il terreno per l’eventuale successiva applicazione di dazi compensativi sui veicoli importati e registrati.

La decisione fa seguito all’avvio – a ottobre 2023 – dell’inchiesta anti sovvenzioni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina. Bruxelles, infatti, ritiene di avere “sufficienti elementi di prova” che attestano le sovvenzioni di cui beneficiano i produttori cinesi che esportano veicoli a batteria.

Tali sovvenzioni sono contributi finanziari, elargiti dal governo, da amministrazioni regionali o enti privati su incarico del governo, che conferiscono un vantaggio competitivo ai marchi cinesi, che quindi sono in grado di immettere sul mercato europeo modelli 100% elettrici a prezzi molto più bassi rispetto a quelli praticati dalle altre case automobilistiche.

Il rischio è che la Cina conquisti fette crescenti delle vendite di auto in Europa, facendo leva su pratiche commerciali sleali.

Le sovvenzioni di Pechino possono consistere, spiega il regolamento:

  • nel trasferimento diretto di fondi e in potenziali trasferimenti diretti di fondi o obbligazioni;
  • nella rinuncia della pubblica amministrazione a entrate altrimenti dovute o nella mancata riscossione delle stesse;
  • nella fornitura, da parte della pubblica amministrazione, di beni o servizi per un corrispettivo inferiore all’importo che sarebbe adeguato.

Le prove in possesso della Commissione, inoltre, evidenziano “circostanze gravi sotto forma di importazioni massicce in un periodo di tempo relativamente breve”.

Difatti, tra ottobre 2023 e gennaio 2024, si sono importate 177.839 unità, in crescita del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (ottobre 2022-gennaio 2023).

Secondo la Commissione, sussiste il rischio “che un numero crescente di produttori dell’Unione subirà le conseguenze di un calo delle vendite e di una riduzione dei livelli di produzione, qualora proseguano gli attuali livelli accresciuti di importazioni dalla RPC a prezzi assertivamente sovvenzionati”.

“Ciò costituirebbe un pregiudizio difficilmente rimediabile”, precisa il regolamento di esecuzione.

Pertanto, secondo Bruxelles, è opportuno disporre la registrazione delle importazioni delle auto elettriche cinesi “al fine di garantire che, qualora dalle risultanze dell’inchiesta dovesse emergere la necessità di istituire dazi compensativi, tali dazi possano essere riscossi a titolo retroattivo sulle importazioni registrate conformemente alle disposizioni giuridiche applicabili”.

Va detto però che le stesse case auto europee hanno adottato una strategia industriale che le penalizza nei confronti dei cinesi. I produttori occidentali, infatti, hanno privilegiato i modelli elettrici premium più grandi e costosi, tipicamente i Suv, lasciando un po’ sguarnito il segmento delle utilitarie più compatte. Secondo una recente analisi di Transport & Environment, in Cina ora ci sono 75 modelli 100% elettrici disponibili per meno di 20.000 euro, ma solo uno in Europa.

Questo ha fatto il gioco dei marchi asiatici, che stanno rapidamente ampliando la loro offerta di modelli a batteria low cost, proprio in quelle fasce di mercato scarsamente presidiate dai costruttori europei.

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