C’è apprezzamento da parte dell’Aiel per la presentazione di un emendamento al Disegno di Legge di Bilancio 2023 che propone la riduzione dell’Iva sulle compravendite di pellet dal 22 al 10%.
In una nota, l’associazione delle imprese che operano lungo la filiera legno-energia, spiega che l’emendamento, firmato da tutti i Presidenti dei Gruppi di maggioranza alla Camera, ricalca la proposta redatta di Aiel come espressione delle istanze non solo degli operatori del settore, ma anche e soprattutto in favore delle oltre 2 milioni di famiglie italiane.
Quelle stesse famiglie che in un’ottica di economicità e di rinnovabilità, hanno scelto in questi anni il pellet come fonte di riscaldamento domestico e che, a causa dei prezzi così elevati, avranno delle difficoltà a riscaldarsi nel corso di questo inverno.
“L’emendamento proposto rappresenta uno strumento fondamentale di contrasto al caro energia e di sostegno ai cittadini e alla filiera”, dice Annalisa Paniz, direttrice generale di Aiel.
“Va ricordato – continua Paniz – che le biomasse possono offrire un contributo significativo e immediato sia per la diversificazione e la sicurezza energetica del Paese sia per garantire il raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea per il 2030 e 2050: le bioenergie potrebbero infatti arrivare a coprire fino al 68% dell’energia da FER nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali lordi al 2030”.
Attualmente l’Italia è uno dei Paesi con la più alta aliquota su questo combustibile poiché la Legge di stabilità 2015 (Legge 23 dicembre 2014 n 190) ha disposto l’aumento dell’aliquota Iva sul pellet dal 10 al 22%.
La riduzione strutturale dell’aliquota Iva sul pellet porterebbe un immediato contrasto alla povertà energetica, e sarebbe in linea con quanto fatto da altri Paesi dell’Unione europea, come Spagna, dove l’Iva è stata recentemente portata dal 21% al 5%, e Croazia, in cui, attraverso due differenti azioni politiche, l’imposta è stata prima ridotta dal 25% al 13% e poi dal 13% al 5%.
Per tutti questi motivi l’Associazione, i consumatori e le imprese della filiera, lieti dell’attenzione posta sul tema all’interno del Parlamento, opposizione inclusa, e consapevoli dello sforzo economico che la proposta richiede, auspicano che questa rientri tra quelle che il Parlamento deciderà di adottare e rendere strutturale.