Anche il Giappone punta a emissioni zero al 2050

Atteso nei prossimi giorni l'annuncio del premier, Yoshihide Suga, davanti alla Dieta nazionale giapponese.

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Dopo l’Europa e la Cina, un altro colosso dell’economia globale punterà verso l’azzeramento delle emissioni inquinanti entro metà secolo: il Giappone.

Il primo ministro giapponese, Yoshihide Suga – che ha preso il posto del dimissionario Shinzo Abe lo scorso settembre – annuncerà nei prossimi giorni l’obiettivo di diventare un paese “carbon-free” nel 2050.

L’annuncio, riferisce la stampa internazionale, dovrebbe arrivare lunedì 26 ottobre in occasione del primo discorso politico di Suga davanti alla Dieta nazionale giapponese (l’organo legislativo che comprende due camere: la Camera dei rappresentanti e la Camera dei consiglieri).

Così per la prima volta un premier nipponico indicherà un traguardo specifico per realizzare un sistema economico-energetico a zero emissioni di anidride carbonica.

E come per la Cina, che ha appena annunciato l’obiettivo della neutralità carbonica per il 2060, anche per il Giappone emergono tante domande su quali misure consentiranno al paese di mantenere un simile impegno.

Il Giappone, infatti, dipende in massima parte dai combustibili fossili – carbone, gas, petrolio – per soddisfare i suoi consumi energetici e le fonti rinnovabili sono ancora poco sviluppate.

Intanto il nucleare, dopo il disastro di Fukushima nel 2011, è ai suoi minimi storici perché solo pochissimi reattori sono stati riattivati e stanno producendo energia elettrica, si legge in un’analisi di Bloomberg.

L’attuale piano energetico nazionale al 2030, chiarisce poi Bloomberg, prevede di produrre il 22-24% di elettricità con le fonti rinnovabili, il 22% circa con il nucleare e il 56% con le risorse fossili, perlopiù carbone e gas.

Quindi il piano dovrà essere rivisto pesantemente per andare in linea con l’obiettivo della neutralità carbonica: dovrebbe essere presentato per la metà del 2021.

Ci sono tante questioni da affrontare, partendo da una tabella di marcia per uscire dal carbone e aumentare la potenza installata nelle tecnologie pulite.

Di recente, l’associazione giapponese dell’eolico ha proposto di scommettere sui parchi offshore: ci sarebbe un potenziale da 90 GW che permetterebbe di produrre, contando anche gli impianti eolici a terra, circa un terzo dell’energia elettrica nazionale al 2050.

Questi 90 GW equivalgono a circa il 60% della capacità installata in impianti fossili e nucleari, che dovrà essere dismessa in Giappone nei prossimi decenni.

Oltre a uscire dal carbone e diventare un nuovo mercato mondiale per l’eolico offshore, il Paese del Sol Levante dovrà anche puntare sull’efficienza energetica e su nuove soluzioni per de-carbonizzare le industrie pesanti e i trasporti, ad esempio l’idrogeno, le batterie per l’accumulo energetico, i carburanti sintetici.

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